Data Center in Italia, il settore in pieno boom affronta i problemi energia e permessi
IDA, l’associazione italiana dei data center, ha annunciato un nuovo presidente: da ieri Sherif Rizkalla, Managing Director di Stack Infrastructure, nonché già tesoriere dell’associazione (nella foto), ha sostituito Emmanuel Becker, che era presidente dalla fondazione di IDA (gennaio 2023) e che si è dimesso per ragioni personali e professionali.
L’avvicendamento avviene in un momento di piena espansione in Italia per il settore dei Data Center, ma anche di criticità da affrontare, come il recente evento estivo di IDA ha confermato.
Il mercato italiano continuera a crescere tra il 29% e il 35% annuo
Secondo dati della stessa IDA, il mercato italiano ha raggiunto nel 2023 i 262 MW di potenza installata, facendo segnare la più alta crescita tra i grandi paesi europei (+27% annuo, contro il 20% della Spagna, il 16% della Francia, il 14% della Germania), e continuerà a crescere tra il 29% e il 35% annuo nei prossimi 5 anni, toccando nello scenario più ottimistico i 1190 MW, di cui 240 nella componente colocation e 950 in quella degli hyperscaler.
Sono numeri che quantificano una situazione di continua espansione, in termini di costruzioni e investimenti, della zona di Milano, che è il polo principale dei Data Center in Italia (164 MW, secondo IDA dovrebbe arrivare a 572 nel 2028). Ma anche la notevole crescita della zona di Roma (15 MW nel 2023, 95 previsti nel 2028) e i promettenti sviluppi al Sud, con Caserta, Bari e Napoli come sedi più attive.
Di conseguenza la stessa IDA sta crescendo: “Abbiamo superato i 130 associati, di cui oltre 40 nel 2024, abbiamo partnership con altre 5 associazioni nazionali di settore, 5 comitati tecnici, abbiamo fatto 4 white paper e oltre 20 incontri con istituzioni, e la perdita di associati è sotto il 2%”, ha detto Becker introducendo l’evento davanti a oltre 300 partecipanti.
Regolamentazione, a volte la destinazione Data Center non è contemplata
Come accennato, però, il settore però è alle prese con diverse criticità, tra cui la complessità degli iter burocratici di permessistica, i forti consumi di energia dei data center – con conseguenti problemi di sostenibilità e di costi – e la difficoltà di trovare professionisti specializzati.
Tutti temi che sono stati approfonditi durante l’evento con interventi e tavole rotonde, e che IDA sta affrontando con appositi comitati di lavoro.
Più nello specifico, la prima tavola rotonda è stata dedicata al Ciclo di vita dei Data Center.
“I criteri per scelta per il sito di un data center sono la distanza dalla rete di energia elettrica, i rischi fisici della location, e gli elementi industrializzati esistenti”, ha spiegato Ruben Maffeis (Moretti Modular Contractor). “A volte il committente ci chiede requisiti anche superiori a quelli della normativa, e poi durabilità dei componenti e sostenibilità, ambito in cui rientrano temi come l’energia da fonti rinnovabili e la riqualificazione di aree dismesse”.
Avere tempi certi per le autorizzazioni è assolutamente determinante, continua Maffeis, ma la regolamentazione attuale non è ancora allineata con le dinamiche del mercato: “A volte la destinazione funzionale data center non è neanche contemplata. Recentemente il sindaco di Settimo Milanese ha detto che finalmente dopo 10 anni sono riusciti a regolamentare i data center nel PGT, ma sono i primi ad averlo fatto”.
“Tra le attività industriali, il Data Center è quella con l’impatto minore”
“Facciamo manutenzione per gli hyperscaler dal 2013, e firmiamo contratti molto complessi, con SLA molto precisi e sfidanti: sui vincoli contrattuali spendiamo almeno la stessa energia che spendiamo sui dettagli tecnici”, ha detto Antonio Molinari (Omega Concept Impianti e Sistemi).
“L’energia è il motore del data center, le criticità sono a livello di connessione alla rete, e di fornitura, cioè scelta del fornitore, definizione del contratto, fonti di energia rinnovabili, sempre più richieste ma anche di produzione molto discontinua, “mentre il consumo dei data center è molto regolare e prevedibile”, ha spiegato Davide Macor (Edison).
“Tra tutte le attività industriali che un territorio può ospitare, il data center è quello con l’impatto minore: non c’è combustione, non ci sono fumi, non c’è inquinamento del terreno o delle falde, né inquinamento acustico, non c’è traffico di veicoli pesanti che trasportano merci in entrata e in uscita”.
Data Center energivori, svolta in vista con la banca dati UE
La seconda tavola rotonda invece è stata dedicata al rapporto con le istituzioni.
“È vero che i data center non inquinano ma sono energivori, e come paese abbiamo obiettivi di riduzione dei consumi di energia, quindi i data center devono diventare sempre più efficienti”, ha detto Antonio Sclafani del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
“In questo senso è fondamentale il tema della raccolta di informazioni in corso da parte della banca dati dell’Unione Europea entro la scadenza del 15 settembre, per poter inquadrare il fenomeno data center, definirne i livelli di efficienza e stabilire delle misure ad hoc e degli incentivi validi in tutta Europa”.
IDA, un white paper sugli iter autorizzativi e uno sull’accesso all’energia
Infine la parte conclusiva dell’evento è stata dedicata ai risultati ottenuti dai cinque gruppi di lavoro di IDA, dedicati rispettivamente a permessi e relazioni con gli enti, energia, riconoscimento del settore, sostenibilità, e formazione di competenze specialistiche.
Tra questi spiccano in particolare un white paper sui processi autorizzativi in Italia e in Lombardia, con le best practice per approcciare gli enti pubblici italiani, l’apertura di un tavolo di lavoro con Terna per agevolare le richieste d’accesso all’energia (tema di un altro white paper), accelerare i tempi e favorire il potenziamento della rete, e la serie a fumetti 001 Missione Data Center.
“I data center sono molto poco conosciuti anche perché le infrastrutture sono “invisibili””, ha detto Becker. “Per questo abbiamo deciso di puntare sui fumetti per aprire le porte dei data center a un’audience molto vasta, dai giovani alle istituzioni, facendo capire a tutti che non c’e business senza digitale e non c’è digitale senza data center”.