L’uso dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) può aumentare del 18% il PIL italiano, incrementando il valore aggiunto annuo prodotto nel nostro Paese di una cifra fino a 312 miliardi di euro.

Lo abbiamo appreso un anno fa (ne avevamo parlato qui) da uno studio di The European House Ambrosetti (Teha) e Microsoft Italia, che pochi giorni fa ne hanno presentato un aggiornamento, dal titolo “AI 4 Italy: from theory to practice“, che quantifica i benefici della GenAI per due fondamentali punti di forza dell’economia italiana: le piccole e medie imprese (PMI) e l’export del ‘Made in Italy’.

Ne emerge che le PMI utilizzando la GenAI possono generare fino a 122 miliardi di euro di valore aggiunto in più all’anno, contro i 190 miliardi delle grandi imprese. Mentre le imprese che esportano prodotti “made in Italy” possono ottenere 121 miliardi in più di margini di profitto, che corrispondono a un incremento di circa il 20% dei margini, a parità di quantità vendute e di prezzi. Con benefici soprattutto per il settore dei macchinari e per quello farmaceutico, seguiti da computer e dispositivi ottici, e abbigliamento.

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“Questi numeri fanno capire chiaramente che l’IA Generativa non è solo una tecnologia emergente: è una leva strategica cruciale per rafforzare la competitività dell’economia italiana nel contesto globale”, ha detto Corrado Panzeri, Partner di Teha, durante la presentazione della nuova ricerca a Cernobbio. “D’altra parte l’indagine che abbiamo condotto a supporto della ricerca conferma che le aziende italiane hanno capito il concetto: il 100%, cioè tutte, hanno già adottato o intendono adottare soluzioni di GenAI nel breve-medio termine. L’anno scorso erano il 78%”.

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Produttività, miglioramenti del 5% in quasi la metà delle imprese italiane

L’indagine ha coinvolto 100 imprese italiane, praticamente di tutti i settori e dimensioni, e il 47% ha già riscontrato guadagni di produttività superiori al 5% grazie alla GenAI, e il 74% superiori all’1%. Per avere un termine di confronto, negli ultimi 20 anni in Italia la produttività è aumentata di poco più dell’1%.

Oltre all’aumento di produttività, i principali benefici attesi sono di automazione di gestione delle conoscenze, miglioramento della qualità, supporto alle decisioni e riduzione dei costi.

Per quanto riguarda l’approccio, le soluzioni di GenAI “pronte all’uso” (piattaforme IA) sono le preferite, mentre una buona parte delle aziende ha scelto soluzioni con possibilità di personalizzazione ottenibili attraverso forme di “Prompt engineering” (46%) e di “Agenti IA” (35%). Il 26% si è orientato su personalizzazioni ancora più spinte attraverso il fine tuning dei modelli esistenti, e il 18% preferisce implementare propri modelli di Intelligenza Artificiale Generativa.

Microsoft: “La GenAI è alla portata anche delle micro-aziende”

“Quello che vediamo quotidianamente nelle imprese italiane è in linea con i risultati della ricerca”, ha detto a Cernobbio Vincenzo Esposito, CEO di Microsoft Italia. “Al nostro progetto AI Lab (ne abbiamo parlato qui, ndr) partecipano ormai 320 aziende, tra cui Campari, Maire Tecnimont, Reale Mutua, Sace, Campari, con oltre 400 progetti, di cui la metà in produzione. Molti sono implementazioni di Copilot in Microsoft 365, con risparmi di 20-40 minuti al giorno per persona certificati dalle stesse aziende. Ma abbiamo anche progetti molto verticali come quelli di Saipem per la manutenzione delle grandi piattaforme, con guadagni di produttività del 5-10%”.

Le aziende impegnate finora in AI Lab sono grandi o medio-grandi, continua Esposito, “ma quest’anno vogliamo coinvolgere anche le PMI, con progetti molto semplici come l’adozione di Copilot per migliorare la produttività, che si presta ad applicazioni molto trasversali. Anche se comunque sono possibili soluzioni anche molto verticali per microaziende, come quella che abbiamo fatto per garantire attraverso l’AI la qualità del marchio Prosecco”.

Aziende italiane, l’ostacolo principale alla GenAI è la mancanza di competenze

Le risposte all’indagine però confermano anche le cause delle difficoltà di adozione della GenAI già evidenziate da altre indagini: in primis la preoccupazione per i rischi di sicurezza e compliance, e la mancanza di competenze interne.

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Il problema delle competenze in particolare è molto sentito – il 63% degli intervistati considera il know-how sull’IA Generativa poco diffuso in Italia – e in effetti i ricercatori di Teha lo considerano il segnale principale di un ritardo dell’Italia rispetto all’Europa, che mette a rischio la competitività del paese in un futuro prossimo sempre più dominato dall’Intelligenza Artificiale.

L’Italia è infatti settima in Europa per numero di corsi di studio sull’IA, e ha solo due università tra le prime 70 a livello mondiale per corsi di studio di IA. Mentre l’Europa stessa è in ritardo rispetto a USA e Cina, come il rapporto sulla competitività europea di Mario Draghi, presentato proprio ieri, ha certificato e approfondito nei dettagli.

Paesi come Stati Uniti e Germania, si legge nel report, mostrano una capacità molto più forte di formare e trattenere le risorse con competenze avanzate di IA rispetto all’Italia, dove il fenomeno della fuga di cervelli resta un grande problema.

Le carenze sulle competenze poi si affiancano ai ritardi negli investimenti in IA. Nel 2023, l’Unione Europea ha contribuito a sviluppare solo il 4% dei modelli di IA Generativa a livello globale, gli Stati Uniti il 69%. E in Europa, l’Italia è solo in ventesima posizione per investimenti in startup e scaleup.

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Italia in ritardo: le proposte di politica industriale

Questi dati, sottolineano i ricercatori di Teha, dimostrano che l’attuale livello di ricerca, sviluppo e investimento in GenAI dell’Italia non basta a garantire una posizione competitiva, e può compromettere la capacità del Paese di beneficiare appieno della rivoluzione dell’IA Generativa.

Per questo la parte conclusiva del report è dedicata a una serie di proposte di politica industriale per incentivare l’uso e gli investimenti in GenAI in Italia, raggruppabili in tre aree: competenze, innovazione e governance.

Competenze: il report auspica l’implementazione di un Piano Nazionale di Alfabetizzazione IA, per diffondere la conoscenza di base sull’Intelligenza Artificiale a tutti i livelli scolastici e tra i cittadini, e parallelamente l’ampliamento dell’offerta formativa, in particolare quella universitaria. Altri fronti di intervento urgenti sono promuovere programmi di formazione aziendale, in collaborazione con sindacati e associazioni datoriali, e attrarre talenti digitali dall’estero.

Innovazione: è raccomandata l’adozione di una Strategia IA per l’Industria 5.0, con risorse adeguate, per integrare l’IA Generativa nel settore manifatturiero, pilastro dell’economia italiana. Vannno create delle “AI factory” nei territori e distretti industriali, sfruttando infrastrutture già esistenti come i Competence Center. Il report richiede inoltre fondi specifici per l’adozione e sviluppo di soluzioni GenAI, con allocazione mirata per garantirne impatti concreti e duraturi.

Governance: secondo Teha e Microsoft è cruciale assegnare un ruolo strategico alle istituzioni esistenti incaricate del coordinamento e sviluppo dell’AI, integrandole nella programmazione economica e industriale di medio-lungo periodo. Tali istituzioni dovrebbero giocare un ruolo chiave nel garantire che l’AI diventi un elemento portante della crescita e dello sviluppo futuro del Paese.