Matthew Mullenweg, CEO di Automattic e co-creatore di WordPress, ha recentemente fatto notizia per una controversia che ha scosso la comunità del software open source. Al centro della disputa c’è WP Engine, un’azienda concorrente specializzata nell’hosting di siti WordPress, che Mullenweg accusa di non contribuire adeguatamente allo sviluppo del software di cui beneficia commercialmente.

La controversia è iniziata quando Mullenweg ha tentato di far firmare a WP Engine un Trademark License Agreement della durata di sette anni. Secondo i termini proposti, WP Engine avrebbe dovuto pagare ad Automattic l’8% del suo fatturato lordo mensile, o dedicare un equivalente ammontare di tempo di sviluppo per migliorare il codice di WordPress, o una combinazione delle due opzioni. In cambio, WP Engine avrebbe ottenuto il diritto di utilizzare il marchio e il branding WordPress nelle sue attività di marketing e operative.

Il rifiuto di WP Engine di accettare questi termini ha portato a una serie di azioni da parte di Mullenweg, tra cui l’invio di lettere di cessazione e desistenza e il blocco temporaneo dei siti WP Engine dal ricevere aggiornamenti di temi ed estensioni tramite WordPress.org. Queste mosse hanno suscitato una forte reazione nella comunità, costringendo Mullenweg a sospendere brevemente il blocco per consentire a WP Engine di impostare un server di aggiornamento alternativo.

La situazione ha preso una svolta inattesa il 3 ottobre, quando WP Engine ha intentato una causa federale contro Mullenweg e Automattic. Le accuse includono tentativo di estorsione, diffamazione, interferenza nelle relazioni contrattuali, frode informatica e abuso, concorrenza sleale e altro ancora. La causa solleva anche questioni sulla legalità della gestione del marchio WordPress da parte di Mullenweg, donato alla non-profit WordPress Foundation nel 2010 apparentemente per placare le preoccupazioni sul suo controllo del marchio e il potenziale di abuso.

Automattic WordPress

Un punto particolarmente controverso riguarda l’accusa secondo cui Mullenweg avrebbe fatto dichiarazioni false nelle dichiarazioni fiscali della WordPress Foundation, riportando l’assenza di contratti tra la fondazione e qualsiasi funzionario, direttore o amministratore fiduciario, o con entità in cui tali figure avessero interessi finanziari. Automattic ha respinto queste accuse, definendo la denuncia priva di fondamento.

Le ripercussioni di questa controversia si sono fatte sentire all’interno di Automattic. Mullenweg ha ammesso che gli attacchi di Silver Lake (il fondo di venture capital che sostiene WP Engine) e WP Engine, sebbene considerati infondati, sono stati efficaci nel dividere l’opinione dei dipendenti di Automattic. In risposta, l’azienda ha offerto un pacchetto di buonuscita a chiunque fosse in disaccordo con le azioni intraprese. L’offerta prevedeva 30.000 dollari o sei mesi di stipendio, a seconda di quale fosse l’importo più alto.

Il risultato di questa offerta è stato significativo: 159 dipendenti, pari all’8,4% dell’azienda, hanno accettato di dimettersi. L’impatto è stato particolarmente forte nell’area Ecosystem/WordPress, che ha visto il 79,2% delle dimissioni, mentre il restante 18,2% proveniva dalla divisione Cosmos (app come Pocket Casts, Day One, Tumblr, Cloudup). Una situazione che potrebbe avere un impatto sullo sviluppo e la sicurezza di WordPress, piattaforma sì gratuita, ma usata da moltissime aziende sui propri siti web.

Nonostante la perdita di personale, Mullenweg ha dichiarato di sentirsi “molto più leggero” dopo queste dimissioni e vede l’esodo di personale come un’opportunità per riallineare l’azienda secondo la sua visione.

La controversia solleva questioni importanti sulla gestione e la governance del software open source, in particolare quando questo diventa la base di attività commerciali di successo. Mette inoltre in luce le tensioni tra i principi dell’open source e gli interessi commerciali, nonché le sfide nel bilanciare il contributo alla comunità con il profitto aziendale.