IBM rilascia Granite 3.0: una serie di LLM pensati per il business

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La famiglia di LLM IBM Granite 3.0 comprende modelli linguistici generali e modelli dedicati alla sicurezza e ai guardrails, oltre ai modelli MoE che bilanciano prestazioni elevate e costi ridotti.

IBM ha annunciato il rilascio della sua famiglia più avanzata di modelli IA, Granite 3.0, durante l’evento annuale TechXchange. Questi LLM di terza generazione si distinguono per le loro prestazioni, trasparenza e sicurezza, superando o eguagliando i modelli di dimensioni simili di altri fornitori su benchmark accademici e industriali. I modelli Granite sono resi disponibili sotto licenza Apache 2.0, offrendo così un’ampia flessibilità e autonomia per i clienti aziendali e la comunità open-source.

La famiglia Granite 3.0 comprende modelli linguistici generali e modelli dedicati alla sicurezza e ai guardrails, oltre ai modelli “Mixture-of-Experts” (MoE), che bilanciano prestazioni elevate e costi ridotti. I modelli principali, Granite 3.0 8B e 2B, sono progettati per compiti come la generazione aumentata dal recupero di informazioni (RAG), la classificazione, il riassunto e l’estrazione di entità. Questi modelli possono essere facilmente integrati nei flussi di lavoro aziendali, ottimizzando i dati specifici dell’impresa.

IBM ha introdotto anche la tecnica InstructLab, sviluppata in collaborazione con RedHat, che consente di ottenere prestazioni paragonabili ai modelli più grandi utilizzando modelli più piccoli e a costi inferiori, riducendo le spese di gestione delle IA di grande scala. I modelli Granite sono progettati con un’attenzione particolare alla trasparenza e alla sicurezza, con documentazione dettagliata su dataset e tecniche di filtraggio utilizzati per il loro addestramento.

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In termini di prestazioni, i modelli Granite 3.0 hanno ottenuto ottimi risultati su benchmark accademici e di sicurezza, superando in media i modelli open-source di Meta e Mistral. In particolare, il modello Granite 3.0 8B Instruct ha dimostrato prestazioni superiori nelle applicazioni aziendali chiave, come l’uso di strumenti e la sicurezza informatica. I modelli sono stati addestrati su oltre 12 trilioni di token in 12 lingue naturali e 116 linguaggi di programmazione, utilizzando un innovativo metodo di addestramento in due fasi.

IBM ha inoltre lanciato i modelli Granite Guardian 3.0 pensati per implementare guardrails di sicurezza nelle applicazioni IA, verificando i prompt degli utenti e le risposte dei modelli per una varietà di rischi, tra cui bias sociali, tossicità, violenza e rilevanza contestuale. Questi modelli sono stati testati su 19 benchmark di sicurezza, dimostrando un’accuratezza superiore rispetto ai modelli di sicurezza di Meta.

IBM, che sta collaborando con un ampio ecosistema di partner (tra cui AWS, Salesforce e SAP) per integrare i modelli Granite nelle piattaforme di terze parti, sta anche evolvendo le sue tecnologie di assistente IA come watsonx Orchestrate, che consente alle aziende di costruire assistenti IA su misura con strumenti low-code e automazioni predefinite per compiti specifici, come il servizio clienti o la modernizzazione dei sistemi IT legacy.

Nel contesto dell’evoluzione della sua piattaforma di consulenza AI-powered, IBM ha infine annunciato l’espansione di IBM Consulting Advantage, una piattaforma multi-modello che integra agenti IA e applicazioni per migliorare la velocità e il valore dei progetti IA per i clienti. I modelli Granite 3.0 diventeranno il modello di default per questa piattaforma, migliorando ulteriormente l’efficienza e le prestazioni delle consulenze IA.

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Alle HR la Gen AI piace parecchio: la usa o pensa di farlo l’81% degli addetti

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Uno degli aspetti chiave del nuovo studio di Cegos riguarda l'adozione delle tecnologie avanzate come la GenAI e l'importanza crescente delle competenze digitali in ambito HR.

Il Gruppo Cegos ha presentato il Barometer 2024 Transformations, skills and Learning, uno studio internazionale che ha coinvolto 5.000 dipendenti e 469 direttori HR. Lo studio affronta il tema dello sviluppo delle competenze con particolare attenzione alla sfida del “time to competency”, ovvero la capacità di formare il personale in modo rapido e adeguato per rispondere alle necessità aziendali.

Un dato significativo emerso dallo studio è che il 44% dei Direttori delle Risorse Umane (57% in Italia) segnala difficoltà nel rispondere tempestivamente alle esigenze formative dei dipendenti. Parallelamente, il 43% dei lavoratori ritiene che la risposta alle loro necessità formative arrivi spesso in ritardo, con una percentuale leggermente superiore in Italia (44%). Tuttavia, nonostante queste difficoltà, i Direttori HR rimangono moderatamente soddisfatti della capacità delle loro organizzazioni di affrontare questa sfida, con un punteggio medio di soddisfazione di 7,2 su 10 a livello globale e di 6,82 su 10 in Italia.

Uno degli aspetti chiave del Barometro riguarda l’adozione delle tecnologie avanzate come la GenAI e l’importanza crescente delle competenze digitali. Il 44% dei dipendenti a livello globale (35% in Italia) ha già utilizzato la GenAI per apprendere nuove competenze, mentre l’81% dei Direttori HR (86% in Italia) ha già fatto uso di questa tecnologia o prevede di utilizzarla nel prossimo futuro.

In linea con questa tendenza tecnologica, il 63% dei Direttori HR (61% in Italia) ritiene che le competenze legate a tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale e la gestione dei dati, saranno centrali nei prossimi due anni. Inoltre, la maggioranza dei dipendenti (76% a livello globale e 70% in Italia) prevede che i cambiamenti tecnologici e sociali trasformeranno il contenuto del loro lavoro.

Un altro aspetto importante evidenziato dal Barometro è il ritardo nello sviluppo delle competenze legate alla transizione ecologica. Solo il 29% dei dipendenti a livello globale ha acquisito competenze in questo ambito, con una percentuale leggermente più alta in Italia (36%). Questo indica che, nonostante l’urgenza della sostenibilità, molte aziende devono ancora investire significativamente nella formazione su questo tema.

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Lo studio mostra anche un forte desiderio di formazione da parte dei dipendenti, con il 92% (87% in Italia) disposti a formarsi per adattarsi ai cambiamenti nel mondo del lavoro. Un altro dato significativo è che il 57% dei dipendenti a livello globale (48% in Italia) è persino disposto a finanziare personalmente una parte della propria formazione.

Le modalità di apprendimento preferite includono la formazione on the job, scelta dal 52% dei dipendenti (50% in Italia), seguita dalla formazione interattiva e divertente (42% globale, 34% in Italia) e quella personalizzata (38% globale, 47% in Italia).

Per quanto riguarda lo sviluppo delle soft skills, lo studio ha rilevato che il 39% dei dipendenti a livello globale (45% in Italia) desidera migliorare l’efficacia organizzativa del proprio lavoro. Altri ambiti prioritari sono la creatività (36% globale, 33% in Italia) e l’agilità (33% globale, 30% in Italia). Un altro dato interessante è che il 34% dei dipendenti desidera sviluppare la capacità di “imparare a imparare”, una competenza sempre più rilevante nel contesto di cambiamento continuo.

Secondo Alessandro Reati, HR Business Practice di Cegos Italia, i dipartimenti HR devono innovare continuamente nella progettazione dei programmi formativi per affrontare la sfida del “time to competency”. In particolare, ha sottolineato tre leve fondamentali per raggiungere questo obiettivo:

  • Formazione asincrona: Cegos sta potenziando l’offerta di percorsi di apprendimento che permettono ai dipendenti di sviluppare competenze in modo autonomo e rapido
  • Agilità nei team L&D: l’azienda sta organizzando workshop ispirati al design thinking, noti come Learning Design Sprint, per accelerare la progettazione di nuovi programmi formativi
  • Formazione on the job: Cegos sta ampliando l’offerta di corsi di formazione pratici per supportare le performance quotidiane dei dipendenti

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