La domanda di energia dei data center in Europa triplicherà entro il 2030
Secondo la previsione di McKinsey, il consumo dei data center salirà in 6 anni da 62 Twh a oltre 150: il 5% di tutto il consumo energetico del continente.
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Francesco segue il mondo della tecnologia dal 1999, scrivendo per numerose testate online e cartacee. È specializzato soprattutto in tecnologia B2B, hardware e nuovi m... Leggi tutto
Secondo un recente report di McKinsey, il consumo di energia elettrica dei data center in Europa dovrebbe quasi triplicare entro il 2030 e richiederà un forte aumento della fornitura di energia elettrica, soprattutto da fonti a bassa emissione di carbonio, e l’aggiornamento dell’infrastruttura di rete.
Negli ultimi due anni gli investimenti nei data center sono aumentati di pari passo con la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale e ciò ha sollevato interrogativi su come i Paesi possano soddisfare il previsto aumento della domanda di elettricità che il crescente numero di enormi data center creerà.
Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, la crescita dei data center riguarderà soprattutto gli Stati Uniti, ma anche altre economie come la Cina e l’Europa registreranno un aumento delle installazioni di data center nei prossimi anni. Secondo il report, in Europa (Unione Europea, Norvegia, Svizzera e Gran Bretagna) la domanda totale di carico IT per i data center nella regione dovrebbe crescere fino a circa 35 gigawatt (GW) entro il 2030, rispetto agli attuali 10 GW.
In base all’attuale tasso di adozione, il consumo energetico dei data center in Europa dovrebbe quasi triplicare fino a superare i 150 terawattora (TWh) entro la fine del decennio, rispetto agli attuali 62 TWh circa. Si prevede inoltre che nei prossimi sei anni i data center rappresenteranno circa il 5% del consumo totale europeo, rispetto all’attuale 2% circa.
Per soddisfare la domanda di data center, saranno infine necessari almeno 250-300 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture per data center, esclusa la capacità di generazione di energia.
I cloud provider varano l’opzione nucleare per alimentare la IA
Con la crescente scarsità di energia che rischia di compromettere lo sviluppo dei data center IA, i principali fornitori di cloud stanno cercando soluzioni alternative puntando sull'energia nucleare.
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Con la crescente scarsità di energia che rischia di compromettere lo sviluppo dei data center IA, i principali fornitori di cloud stanno cercando soluzioni alternative puntando sull’energia nucleare. Ieri Amazon ha annunciato il supporto allo sviluppo di tre nuovi progetti di energia nucleare che prevedono la costruzione di reattori modulari di piccole dimensioni (SMR), mini centrali nucleari progettate per essere implementate più vicino alla rete, garantendo tempi di costruzione ridotti.
Amazon ha deciso di investire nella tecnologia SMR di X-energy, supportando un finanziamento di 500 milioni di dollari per accelerarne lo sviluppo con l’obiettivo di portare online oltre 5 gigawatt di SMR negli Stati Uniti entro il 2039. Matt Garman, CEO di AWS, ha dichiarato che l’energia nucleare è una fonte sicura e senza emissioni di carbonio, cosa fondamentale per alimentare le operazioni di Amazon e rispettare l’impegno dell’azienda a raggiungere zero emissioni nette entro il 2040.
Amazon prevede di sviluppare quattro SMR avanzati nello Stato di Washington che saranno gestiti dal partner Energy Northwest. Questi reattori, nella prima fase, dovrebbero generare circa 320 megawatt, pari a un terzo della potenza prodotta da un reattore nucleare tradizionale. X-energy ha progettato i suoi reattori Xe-100 per produrre 80 megawatt ciascuno, utilizzando il combustibile TRISO-X sviluppato in collaborazione con il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.
Amazon stima che il progetto potrebbe crescere fino a comprendere 12 SMR, per una capacità complessiva di 960 megawatt, sufficiente a fornire energia a 770.000 case negli Stati Uniti. Questa potenza potrebbe anche alimentare un data center di Amazon, fornendo supporto a una vasta gamma di sistemi, come quelli con le GPU di Nvidia.
Oltre al progetto di Washington, Amazon ha firmato un accordo con Dominion Energy per esplorare la possibilità di sviluppare SMR vicino alla centrale nucleare di North Anna in Virginia, con una potenza aggiuntiva prevista di 300 megawatt.
Nonostante non sia chiaro quando questi SMR inizieranno a produrre energia, si stima che la produzione potrebbe iniziare nei primi anni del 2030. Anche altri grandi player del settore cloud, come Microsoft e Google, stanno investendo in tecnologie simili. Microsoft, ad esempio, ha assunto un direttore per le tecnologie nucleari e ha firmato un accordo con la startup di energia a fusione Helion, mentre Google ha annunciato l’acquisto di energia nucleare dall’azienda Kairos Power.
Tuttavia, la strada per l’adozione degli SMR non è priva di ostacoli. Sviluppi lunghi, regolamentazioni stringenti e costi elevati rappresentano infatti delle sfide non da poco. Nonostante il crescente interesse, alcuni esperti hanno espresso dubbi sull’efficacia degli SMR come soluzione per la transizione energetica verso fonti più pulite, sostenendo che siano troppo costosi e rischiosi.
Mentre Amazon e altri attori del cloud aspettano il completamento dei progetti SMR, stanno anche cercando di preservare i reattori nucleari esistenti. Nel marzo 2024, Amazon ha acquisito un complesso di data center co-localizzato con la centrale nucleare Susquehanna in Pennsylvania, assicurandosi tra i 480 e i 960 megawatt di potenza per alimentare almeno 15 data center.
Anche Microsoft sta seguendo un percorso simile, con un accordo di 20 anni per riattivare la centrale nucleare Three Mile Island Unit 1, che, una volta operativa, dovrebbe fornire energia sufficiente per alimentare i suoi data center.