Specialisti ICT, la domanda in Italia resta alta: boom delle richieste di competenze AI
Dopo anni di crescita, la domanda di professionisti ICT in Italia sembra aver raggiunto una stabilizzazione su livelli alti. Tra gennaio 2023 e agosto 2024, su LinkedIn sono stati pubblicati 184mila annunci per professionisti con competenze ICT.
Tra i ruoli più ricercati spiccano Web Developer (oltre 21.800 annunci) e Sviluppatori Software, ma anche Data Analyst e figure di supporto tecnico: tra Specialista di Supporto IT e Specialista di Assistenza Tecnica le richieste sono oltre 30mila. Mentre la più forte crescita di annunci rispetto al 2022 riguarda la figura del Database Administrator (+107%).
Le competenze chiave includono SQL – richiesto in quasi 25mila annunci – e linguaggi di programmazione come Java, Python e JavaScript. Cresce anche la domanda di soft skill: oltre 15mila annunci citano il Project Management come competenza fondamentale, nella ricerca di figure capaci di coniugare abilità tecniche e organizzative.
Naturalmente in forte ascesa anche la ricerca di competenze di Intelligenza Artificiale, citate tra gennaio 2023 e agosto 2024 in oltre 21mila annunci di lavoro (+73% rispetto ad agosto 2023). Ancora più significativo è il boom delle richieste specifiche per strumenti di IA generativa, come ChatGPT, Claude o Pytorch: gli annunci dedicati sono quasi quadruplicati rispetto all’anno precedente.
La domanda di specialisti ICT inoltre non proviene soltanto dal settore ICT. Un terzo degli annunci proviene da società di servizi ICT o consulenza ICT, un’altra parte sostanziale da agenzie del lavoro, ma circa il 20% del totale è riconducibile a settori tradizionalmente non digitali: tra questi i più attivi sono Consulenza e Assistenza (8.072 annunci), Ingegneria e Costruzione (6.234 annunci) e Energia e Risorse (4.465 annunci).
Sono i principali dati dell’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2024, realizzato dalle quattro principali associazioni nazionali del settore ICT – AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia – in collaborazione con Talents Venture e presentato ieri a Roma.
Sistema formativo, ci sono progressi ma non bastano
A fronte di questa domanda, l’Osservatorio ha approfondito poi lo stato dell’offerta di competenze ICT e del relativo sistema formativo. In Italia meno della metà della popolazione in età lavorativa (46%) ha competenze digitali di base e solo il 22% raggiunge un livello avanzato, ben al di sotto della media europea.
Il sistema della formazione terziaria si muove verso il digitale, ma a passo lento. I laureati in ambito ICT sono aumentati del 7% nell’ultimo anno, ma rappresentano solo il 6% del totale. Dei 166 nuovi corsi approvati per l’ultimo anno accademico, solo il 16% riguarda ambiti ICT.
Anche l’impatto degli ITS italiani in ambito ICT continua a essere limitato, con solo 50 percorsi dedicati su 349 percorsi monitorati nel 2022. Nonostante le domande di iscrizione siano aumentate del 36%, il numero complessivo di partecipanti resta insufficiente rispetto alla domanda del mercato.
Le imprese: università troppo teoriche, una su 3 si fa una academy interna
L’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2024 approfondisce anche le difficoltà delle imprese italiane nella ricerca di competenze digitali. Sono stati intervistati i rappresentanti di 49 imprese, tra cui 20 CEO o Amministratori Delegati, associate ad AICA, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter Italia.
Dal sondaggio emerge che il 52% delle aziende ritiene che le università italiane non preparino adeguatamente i professionisti ICT, segnalando una formazione troppo teorica e distante dalle reali esigenze del mercato. ITS e bootcamp vengono invece considerati più efficaci, grazie al loro approccio pratico.
Per sopperire al gap, il 33% delle imprese ha istituito academy interne, ritenute efficaci dal 78% degli intervistati. Questi percorsi formativi si concentrano su competenze tecniche come Analisi Dati, Cybersecurity e AI, oltre che su soft skill fondamentali come leadership e lavoro in team.
Inoltre, il 71% delle aziende auspica una maggiore collaborazione tra università, ITS e imprese, e il 62% richiede una riforma dei programmi educativi per allinearli alle reali necessità del mercato.
Sei possibili aree di intervento
L’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2024 indica due aree principali di intervento per aumentare significativamente la disponibilità di professionisti ICT e sostenere la trasformazione digitale del Paese: formazione e mercato del lavoro. All’interno di queste aree, sono stati delineati sei suggerimenti di policy chiave:
- Potenziare l’università, ampliando l’offerta formativa con corsi triennali professionalizzanti e rafforzare la connessione tra università e imprese attraverso iniziative come i “Job Days”.
- Promuovere i percorsi ITS, incrementando la visibilità e l’offerta dei corsi ITS per colmare il gap di competenze tecniche richieste dal mercato.
- Costruire una scuola digitale inclusiva, integrando il digitale nell’educazione di base, orientando le nuove generazioni verso le discipline STEM.
- Formare la forza lavoro, mettendo in campo programmi di reskilling e upskilling, finanziando iniziative per aggiornare le competenze di lavoratori e manager.
- Introdurre agevolazioni fiscali per l’assunzione di professionisti STEM e sostenere progetti di ricerca ICT.
- Valorizzare le academy aziendali, supportando la creazione di percorsi formativi interni alle aziende e incentivarne l’apertura a lavoratori esterni.
I commenti di Aica, Anitec-Assinform, Assintel e Assinter
Antonio Piva, presidente di AICA: “La richiesta di professionisti ICT è stabile su livelli elevati, ma il sistema formativo tradizionale fatica a tenere il passo. In particolare, i nostri assessment, quasi 14.700 test somministrati a oltre 7000 persone di differenti profili, rilevano carenze su tutte le competenze analizzate: per il pacchetto Office è carente il 79% degli intervistati, in campo cybersecurity l’82% e in ambito AI di base il 79%”.
Ludovica Busnach, vice presidente Anitec-Assinform con delega alle Digital Skills.“La nostra ricerca evidenzia come le skills tecniche siano valorizzate da competenze trasversali: dal pensiero analitico al problem-solving, fino alla visione strategica. Per questo è essenziale promuovere percorsi educativi che coniughino queste due dimensioni, preparando concretamente al lavoro”.
Paola Generali, presidente di Assintel-Confcommercio: “Le PMI del digitale, oggi in Italia, hanno sempre più bisogno di professionisti specializzati ma non hanno le risorse per formarli internamente. Per questo è quanto mai urgente prevedere una revisione totale del sistema scolastico nazionale. Auspicabile è anche l’apertura delle academy delle grandi aziende ai lavoratori delle imprese più piccole, fornitrici o clienti”.
Pietro Pacini, presidente di Assinter: “Le Academy aziendali si rilevano una risorsa molto preziosa in quanto da un lato garantiscono una formazione continua e mirata ai dipendenti, dall’altra parte, guardando ai giovani professionisti, rappresentano un ponte tra formazione e mondo del lavoro”.