Una delle particolarità che ha caratterizzato l’avvio della seconda Presidenza Trump è che, a differenza del primo mandato, i leader delle big tech USA stanno facendo a gara per cercare di allinearsi alle sue visioni e complimentarsi con lui.

Dalle pubbliche lodi di Altman di ieri alla rimozione di Fact Checking e programmi di diversità e inclusione di Meta, passando per la presenza in posti di primo piano di Tim Cook, Mark Zuckerberg, Sundar Pichai e Jeff Bezos al giuramento di Trump del 20 gennaio, tra Presidenza e i giganti tech americani si sta assistendo a una comunione d’intenti fortissima, la cui contropartita sembra essere lo schieramento di Trump contro le leggi europee che governano il settore.

Ieri, il Presidente USA, in un lungo discorso pronunciato in collegamento video al World Economic Forum di Davos, ha accusato l’Unione Europea di trattare gli Stati Uniti in modo “molto, molto ingiusto”, sottolineando che i dazi commerciali saranno imposti ai produttori stranieri solo se questi non riusciranno a incrementare gli investimenti negli Stati Uniti.

Trump Salt Typhoon

Trump ha poi criticato le alte aliquote dell’imposta sulle società e dell’IVA dell’UE e ha condannato l’incapacità dell’Europa di affrontare il significativo surplus commerciale di beni con gli Stati Uniti. Nel 2023 l’UE ha registrato in effetti un’eccedenza commerciale di 156,6 miliardi di euro per i beni, ma un deficit di 104 miliardi di euro per i servizi.

Un’altra critica è stata rivolta alle lunghe procedure di autorizzazione nell’UE, con Trump che ha parlato di “cinque o sei anni di attesa solo per ottenere una semplice approvazione” per un non meglio specificato “grande progetto”. Venendo invece alle big tech, Trump ha criticato le decisioni di Bruxelles di imporre multe e portare avanti indagini antitrust nei confronti delle aziende tecnologiche statunitensi, tra cui Apple, Google e Meta.

“Hanno ottenuto 15 o 16 miliardi di dollari da Apple, altri miliardi da Google e penso che vogliamo fare lo stesso con Facebook. Queste sono aziende americane e l’UE non non dovrebbero farlo. Per quanto mi riguarda, si tratta di una forma di tassazione. Abbiamo quindi delle grosse lamentele nei confronti dell’UE”, ha detto Trump.