Dove si guadagna nella app-economy
Quella delle app mobile non si potrà forse definire una bolla, come il dot-com della fine del secolo scorso, ma di sicuro le cose non stanno andando come molti sviluppatori avevano sperato.
Dopo la prima fase di ubriacatura collettiva, in cui bastava inventare un giochino di successo per assicurarsi introiti stellari, ora tutto è diventato più difficile, quantomeno in ambito consumer, dove gli sviluppatori fanno i conti con una concorrenza spietata, un mercato quasi saturo, tablet che si vendono più lentamente e clienti molto meno propensi al download facile, se non altro perché la memoria dei loro device potatili è da tempo piena di ogni genere di gadget e utility, o più spesso inutility.
Eppure è ancora a quel mercato asfittico a cui si rivolge la maggior parte dei programmatori e delle startup, come conferma una vasta ricerca VisionMobile, intitolata Developer Economics e elaborata dalle risposte di ben 8000 sviluppatori di 143 paesi nel mondo.
Una parte di questa ricerca è liberamente accessibile e mostra alcuni elementi chiave e trend del settore i cui mutamenti sono più rapidi di quanto si impieghi a imparare un nuovo linguaggio o a cambiare il modo di progettare le app.
Scontro di piattaforme
La guerra aperta tra Apple, Google e i pochi altri produttori di sistemi operativi mobile per il momento sembra essersi raffreddata. Le posizioni vanno infatti consolidandosi e molte illusioni di repentine inversioni di tendenza si sono scontrate con un pubblico molto meno volubile del previsto. Il testa a testa tra iOS e Android vede quest’ultimo prevalere in quasi tutti i settori tranne quello high end, dove i prodotti con la mela morsicata consolidano il primato rosicchiando quote di mercato, anche grazie al recente sbarco in Cina, finora roccaforte Android per eccellenza. La ragione delle difficoltà dei prodotti premium animati dal robottino verde è la concorrenza che grandi brand come Samsung devono affrontare con marchi locali, specie in Cina e India, che producono per il segmento medio e basso.
Anche per questo oggi l’interesse degli sviluppatori per iOS, che aveva fatto registrare un calo negli ultimi anni, è risalito al 54%, ed è la piattaforma preferita per il 37% degli sviluppatori professionali full-time, con una prevalenza per quelli che operano in Europa e America del Nord.
Nonostante il mancato dominio del settore high-end, Android resta abbondantemente il riferimento per la maggior parte degli sviluppatori, che lo considerano un obiettivo fondamentale nel 74% dei casi.
Quanto a Microsoft, cresce lentamente ma costantemente nell’opinione degli sviluppatori mobile (30%), ma è ben lontana in termini di quote di mercato nella vendita dei device, come confermano le più recenti analisi IDC. Questa mancata crescita non è priva di conseguenze per Windows Phone, in alcuni casi proprio nei settori su cui Microsoft sta puntando con maggiore energia, come quello bancario. Non è infrequente infatti trovare, anche in Italia, importanti istituti di credito che hanno rallentato lo sviluppo di app per la piattaforma di Redmond, rimandando i pochi possessori di smartphone con Windows alla versione mobile del loro portale Web.
A dispetto di questa modesta diffusione, gli sviluppatori specializzati in modo prioritario in questa piattaforma continuano a crescere, e dal 4% del primo trimestre del 2014 sono arrivati, nel Q1 2015, all’8% con una distribuzione abbastanza omogenea per aree geografiche.
I linguaggi più di moda
Il crescente interesse per iOS si manifesta anche nell’importante gradimento che gli sviluppatori manifestano per il nuovo linguaggio Swift, da poco introdotto ma già utilizzato dal 20% degli intervistati che si occupano di app mobile. Al primo posto c’è ancora Java, usato dal 55% degli sviluppatori, seguito dall’Html 5 (49%). La classifica cambia se si considerano i linguaggi usati prioritariamente dagli sviluppatori. Da questo punto di vista, se Java mantiene il primato con il 29%, il secondo per le applicazioni lato device è il consolidato C#, mentre lato server si mantiene al 24% il PHP.
In Europa il 38% degli sviluppatori di app dichiara di non ottenere neanche un soldo da questa attività
L’esordio colo botto di Swift resta comunque il dato più interessante. Presentato dall’azienda di Cupertino nel 2014, ha avuto il merito di semplificare senza sostituire l’Objective-C, con il quale, usando il compilatore fornito da Apple, coesiste anche all’interno dello stesso programma. Pur essendo, il linguaggio Apple, ufficialmente ancora non definitivo, il codice scritto in Swift offre due vantaggi principali: si è dimostrato meno propenso all’errore del suo predecessore e consente in alcuni casi di scrivere algoritmi fino a tre volte più veloci.
Business is business
Circa il 60% degli sviluppatori punta al mare magnum degli app store per ricavare i propri guadagni. In realtà più di metà ricava dalle sue applicazioni meno di mille dollari al mese e il 17% non ottiene alcun ricavo. La situazione è ancora più drammatica in Europa, dove il 38% dichiara di non ottenere neanche un soldo da questa attività. Le cose vanno decisamente meglio a chi sviluppa in modo prevalente per iOS rispetto alle altre piattaforme. Nel magico mondo Apple sono ‘solo’ il 37% a non superare i 500 dollari mensili, mentre il 39% ne ottiene oltre 5000.
Rimane comunque l’altra metà del mondo degli sviluppatori, il 48% a livello globale, che riesce a ottenere guadagni importanti, che nel 24% dei casi superano i 10 mila dollari al mese.
Ma stante l’eccesso di concorrenza e l’evidente rallentamento dei ricavi diretti dagli app store, quali sono i settori in cui un sviluppatore può ancora sperare di veder ben retribuite le proprie fatiche?
Secondo la ricerca VisionMobile il 43% degli sviluppatori di app enterprise ricava più di 10 mila dollari al mese. Un livello di guadagno raggiunto solo dal 19% di chi si occupa di consumer, che dovrà anche spenderne una parte in promozione se vuole sperare di attrarre un pubblico sufficientemente ampio.
Gli analytics compagni dello sviluppatore
Dalla ricerca emerge anche una valutazione interessante sugli strumenti di terze parti di cui gli sviluppatori si servono maggiormente. Oggi solo il 17% di chi sviluppa app rinuncia a strumenti professionali di supporto alla propria attività, e si tratta in gran parte di hobbisti, che programmano senza concreti obiettivi di business.
A parte i produttori di giochi, si servono sempre di strumenti specifici di terze parti, l’ausilio più trasversale al mondo degli sviluppatori sono gli user analytics, scelti da ben il 47% degli intervistati.
Chi lavora su Android naturalmente sfrutterà più spesso Google Analytics, mentre Flurry è la scelta preferita dai programmatori iOS.
Si tratta di un trend abbastanza recente, che conferma una volta di più, semmai ce ne fosse ancora bisogno, il ruolo fondamentale degli analytics in qualsiasi attività professionale dell’IT.