Wearable: a quando il vero boom?
Una recente indagine di mercato di BI Intelligence incentrata sul settore dei wearable ha sottolineato come al momento non ci sia ancora una rivoluzione in corso, o un boom di vendite tale da considerare la tecnologia indossabile come un fenomeno di massa. Seppur in crescita costante, questo mercato non sta infatti avendo lo stesso impatto che ebbero prima gli smartphone e in seguito i tablet a causa di alcuni ostacoli non ancora superati.
I più evidenti sono la necessità (tramite alcuni rarissimi casi) di doversi connettere sempre e comunque a uno smartphone o a un tablet per sfruttare al meglio questi device indossabili, ma a ben vedere anche il prezzo mediamente elevato, la limitata durata delle batterie (anche qui però non mancano le eccezioni), il design non sempre impeccabile e l’assenza di un vera e propria killer app sono tutti limiti che l’odierna industria degli indossabili sta faticando a superare. Lo scoglio più grande rimane però quello dell’effettiva utilità di questi device, di fronte ai quali molti consumatori continuano a porsi con un atteggiamento a dir poco dubbioso.
Nonostante ciò, e sperando naturalmente in un superamento di tutti questi ostacoli, il mercato dei wearable è visto in grande crescita nei prossimi anni e saranno soprattutto gli smartwatch a trainarlo. BI Intelligence stima infatti una crescita per i wearable del 35% da qui al 2019, quando saranno 148 milioni le unità distribuite annualmente contro le 33 milioni previste per quest’anno. Gli smartwatch, che già quest’anno rappresenteranno il 59% di tutti i device indossabili venduti (70% nel 2019), avranno inoltre un tasso di crescita annuale composito del 41% da qui al 2019.
Questi orologi non diventeranno mai prodotti di massa se non andranno a rispondere a una precisa esigenza
Il merito di una simile crescita andrà soprattutto all’Apple Watch, che da solo rappresenterà già a fine 2015 il 40% di tutti gli smartwatch venduti a livello globale, percentuale destinata a salire al 48% nel 2017. Perché tutte queste stime diventino realtà, i produttori dovranno però migliorare molti aspetti degli smartwatch attuali, soprattutto a livello di funzionalità, look, prezzi (in Italia l’Apple Watch parte da 419 euro) e soprattutto killer-app. Questi orologi insomma non diventeranno mai prodotti di massa se non andranno a rispondere a una precisa esigenza o a convincere i consumatori di una loro reale utilità almeno in uno o due ambiti precisi.
Ancora più defilata la posizione delle cosiddette fitness band, ovvero quei braccialetti per monitorare l’attività fisica che anche nei prossimi anni non attireranno così tanti utenti come sapranno fare invece gli smartwatch. Questi device raccoglieranno a fine 2015 il 36% del mercato wearable, ma l’avanzata degli smartwatch, che integreranno sempre più funzioni in ambito fitness, farà crollare questa percentuale fino al 20% nel 2019.
Inutile dire infine che saranno sempre Apple e Google a dominare con i rispettivi sistemi operativi anche il mondo dei wearable come stanno già facendo ora con quello degli smartphone e dei tablet. Gli utenti mobile che vogliono un dispositivo indossabile dovranno infatti gravitare attorno all’Apple Watch o ai dispositivi Android Wear.