Turismo e realtà aumentata, una scommessa italiana

Turismo e realtà aumentata, una scommessa italiana
Con la spinta della tecnologia, il settore più importante del Paese può tornare competitivo. App e buone idee per valorizzare il nostro patrimonio culturale

Il connubio tra storia, arte e realtà aumentata è ben noto. La tecnologia consente di far tornare in vita siti archeologici, di mostrare i colori originali di un affresco non restaurato e di guidarci lungo itinerari nascosti tra i vicoli storici di una città d’arte.
Si tratta di peculiarità di cui il turismo culturale in Italia avrebbe disperatamente bisogno, per recuperare il terreno perduto in un ambito che dovrebbe essere il fiore all’occhiello delle nostre attività. Invece, pur avendo la maggior concentrazione di tesori del passato rispetto a qualsiasi altro luogo della terra, siamo quinti nel mondo per soldi spesi dai turisti, 33 miliardi nel 2013, e per quantità di visitatori internazionali, 48 milioni. Quel che più dispiace è l’essere superati da Francia (85 milioni) e Spagna (61 milioni), che sanno evidentemente promuovere meglio di noi la loro pur inferiore dote culturale. Per capire le ragioni di questa differenza basta fare una gita oltralpe, dove ogni sasso con una storia da raccontare viene valorizzato e circondato di infrastrutture turistiche, non invadenti ma utili e redditizie.

Su questo punto siamo irreparabilmente in ritardo, bloccati dalla burocrazia, da interessi locali e talvolta anche da un’opinione pubblica pronta a considerare come una profanazione qualsiasi progetto innovativo. Oggi ci sono però altri tipi di infrastrutture, per le quali è meno difficile ottenere autorizzazioni e consenso, che possono aiutarci a promuovere, valorizzare e, perché no, monetizzare il nostro patrimonio storico.

Dal Mibac timidi segnali

Che qualcosa di tutto questo si sia intuito anche a livello centrale lo si capisce da alcune app pubblicate dal Ministero della cultura e del turismo, raccolte a questo link. Alcune, come Voyager, che ricostruisce il Foro Romano in realtà aumentata, non sono però aggiornate da anni, mentre altre hanno un valore esclusivamente informativo, senza aggiungere elementi di interattività alla visita. Alla fine la più utile e aggiornata è iMibact Museum, che se non altro consente una ricerca di prossimità dei luoghi più interessanti.

Oltre i nostri confini ogni sasso con una storia da raccontare viene valorizzato

In tutto una manciata di progetti, portati avanti in modo discontinuo. Una goccia nel mare. Eppure buone app servirebbero anche a risparmiare sulle pubblicazioni cartacee, sulle guide turistiche e sulle strutture informative sul posto, offrendo ai turisti un supporto chiaro, gratuito e nella loro lingua. C’è quindi ancora molto da fare e un vasto spazio lasciato ai privati, che possono sfruttare l’occasione per creare strumenti a pagamento, sulla cui affidabilità, dal punto di vista culturale, non vi sarebbero però certezze senza un patrocinio pubblico. Un esempio in questo senso è Hermes Virtual Tour che offre, in trenta lingue, visioni in realtà aumentata di importanti siti archeologici nazionali, da Ercolano a Pompei, da Ostia Antica a Città del Vaticano, più alcune mete internazionali.
Specializzata in guide turistiche con realtà aumentata c’è anche l’internazionale mTrip, le cui app, arricchite da un uso moderato ma efficace della realtà aumentata, coprono anche città italiane.

Connubio tra pubblico e privato

Aspettando che lo stato centrale ampli e qualifichi maggiormente la sua offerta, le soluzioni più interessanti vengono dalla collaborazione tra privati, enti locali e università.
Così capita che l’amministrazione di Alghero sia al centro di un progetto internazionale, con fondi comunitari per quasi tre milioni di euro, decisamente innovativo. L’International Augmented Med (I Am) coinvolge organizzazioni di tredici paesi affacciati sul Mediterraneo e punta su ricostruzioni virtuali di siti archeologici e realtà aumentata, per promuovere i luoghi più belli e antichi del mare nostrum. Proprio Alghero ospiterà in autunno l’evento finale del progetto, un festival internazionale della realtà aumentata e dell’arte digitale.

pisa augmented

L’app di ArtGlass consente di vedere Piazza dei Miracoli in realtà aumentata

Numerosi sono anche i soggetti coinvolti nell’iniziativa di rendere virtuale e in realtà aumentata la Piazza dei Miracoli di Pisa. A fornire le informazioni necessarie c’è voluta l’amministrazione comunale, in collaborazione con Duomo7, società che gestisce l’ufficio informazioni della piazza e collabora con tutti gli operatori turistici pisani, ed è prevista anche la futura collaborazione dei ricercatori del Cnr. La realizzazione è stata invece affidata ad ArtGlass, una giovane startup che ha sviluppato una piattaforma di realtà aumentata espressamente dedicata alla valorizzazione dei beni culturali. Così da quest’estate si possono noleggiare sul posto occhiali attivi e scoprire in un modo nuovo i segreti dell’architettura della piazza più bella del mondo, con animazioni e schemi che completano la realtà.

Una tomba etrusca nell’Università di Milano

Tra i più interessanti progetti che fanno buon uso della realtà aumentata c’è Etruscans@Expo. Si tratta di un’idea nata tra i chiostri dell’Università degli Studi di Milano, nella quale sono stati coinvolti docenti e ricercatori dei dipartimenti di informatica, beni culturali, psicologia ambientale e mediazione linguistica. Quel che è stato fatto è mappare in 3D una delle più belle tombe etrusche di Tarquinia, quella del Letto Funebre, e riprodurla perfettamente all’interno della struttura dell’università, in via Festa del Perdono. Aperta al pubblico fino alla fine di ottobre, in concomitanza con l’Expo, la tomba può essere visitata anche con il supporto dei Google Glass, tramite un’applicazione dedicata sviluppata con il contributo del system integrator Noovle e di Vidiemme Consulting.
Puntando i Glass verso specifiche zone della tomba si ottengono con la massima naturalezza informazioni su quanto si osserva. L’applicazione è semplice, e forse ci saremmo aspettati qualcosa di più, ma la qualità con cui è riprodotta la tomba, la bella cornice dello storico edificio universitario e le informazioni aggiuntive che si ottengono dai chioschi interattivi, valgono sicuramente una visita.

etruscans

La web app che permette di muoversi tra gli affreschi della necropoli di Tarquinia

La Statale ha infatti approntato un completo percorso informativo per il visitatore, che può accedere a touch screen dove ammirare i dettagli di altre tre straordinarie tombe che fanno parte del sito archeologico di Tarquinia, ottenendo informazioni e navigando nelle ricostruzioni tridimensionali come se si trovasse sullo scavo. Per avere un assaggio del lavoro fatto si può giocare con la web-app a questo link, che rende l’idea anche di come può essere l’esperienza con i Google Glass.
Del resto la diffusione di strumenti indossabili è il passo più importante per un uso turistico della realtà aumentata, frenato solo dal prezzo di questi dispositivi. Per quando, tra pochi anni, tutti avranno in tasca un paio di occhiali attivi, bisogna essere pronti, con app ricche, stabili ed ergonomicamente impeccabili.

 

 

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Quanto sono sicuri gli smartwatch?

Quanto sono sicuri gli smartwatch?
HP Fortify ha rilevato che il 100% degli smartwatch testati presenta problemi di sicurezza e propone una guida per l'uso sicuro dei dispositivi.

HP ha reso noti oggi i risultati di una ricerca che conferma come gli smartwatch dotati di funzionalità di rete e comunicazione rappresentino una nuova frontiera sensibile agli attacchi informatici. Lo studio, condotto da HP Fortify e basato sulla metodologia di test IoT di HP Fortify on Demand che combina i test manuali con l’uso di strumenti automatizzati, ha rilevato che il 100% dei dieci smartwatch testati presenta vulnerabilità significative, in termini ad esempio di autenticazione insufficiente, mancanza di crittografia e problemi di privacy.

La cosa inizia ad assumere una certa importanza visto che gli smartwatch, soprattutto dopo l’uscita dell’Apple Watch che ha letteralmente fagocitato questo mercato, stanno diventando sempre più mainstream e conterranno sempre più informazioni sensibili come i propri dati sanitari e, attraverso la connettività con le app mobile, potrebbero presto consentire funzioni di accesso fisico come l’apertura delle serrature di auto e abitazioni.

I problemi di sicurezza più comuni e di facile risoluzione scoperti dallo studio di HP sono i seguenti.

Autorizzazione/autenticazione utente insufficienti: ogni smartwatch testato è stato associato a un’interfaccia mobile priva dell’autenticazione a due fattori e della capacità di bloccare gli account dopo 3-5 tentativi falliti di immissione della password.

Mancanza di crittografia delle trasmissioni: anche se il 100% dei prodotti testati implementa la crittografia delle trasmissioni utilizzando protocolli SSL/TLS, il 40% delle connessioni al cloud continua a essere vulnerabile all’attacco POODLE, consente l’uso di cifrari deboli e impiega tuttora SSL v2.

Interfacce non sicure: in un test separato, il 30% degli smartwatch ha rivelato problemi di enumerazione degli account nelle relative app mobile. Si tratta di vulnerabilità che potrebbe consentire agli hacker di identificare gli account utente validi attraverso il feedback ricevuto dai meccanismi di reimpostazione della password.

Software/firmware non sicuro: ben il 70% degli smartwatch presenta problemi di protezione legati agli aggiornamenti del firmware, tra cui la trasmissione degli aggiornamenti del firmware senza crittografia e l’assenza di crittografia dei file di aggiornamento.

Problemi di privacy: tutti gli smartwatch raccolgono alcune informazioni personali, quali nome, indirizzo, data di nascita, peso, sesso, frequenza cardiaca e altre informazioni sanitarie. È logico che un’eventuale esposizione di queste informazioni personali sia fonte di preoccupazione.

HP fornisce inoltre una piccola guida per evitare problemi di sicurezza utilizzando uno smartwatch. Si consiglia agli utenti di non attivare le funzioni di controllo di accesso sensibili come l’accesso all’auto o alla abitazione, a meno che non sia garantita un’autorizzazione forte. Inoltre utilizzando password complesse e istituendo l’autenticazione a due fattori, è possibile aiutare a prevenire l’accesso non autorizzato ai dati. Queste misure di sicurezza non solo sono importanti per proteggere i dati personali, ma sono cruciali nel momento in cui gli smartwatch vengono introdotti nell’ambiente di lavoro e connessi alle reti aziendali.

“Gli smartwatch hanno appena iniziato a far parte della nostra vita, ma offrono un nuovo livello di funzionalità che potrebbe aprire la porta a nuove minacce per le attività e le informazioni sensibili. Con l’accelerazione nell’adozione degli smartwatch, la piattaforma diverrà molto più attraente per coloro che intendono abusare delle possibilità di accesso; è pertanto fondamentale prendere precauzioni durante la trasmissione di dati personali o la connessione degli smartwatch alle reti aziendali” ha dichiarato Jason Schmitt, General Manager di HP Security.

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