Assinform e il mercato digitale italiano nel 2015
Assinform ha rivelato nelle scorse ore il suo rapporto sull’andamento del mercato digitale italiano nel 2015 realizzato in partnership con NetConsulting. Lo scorso anno si è registrato una crescita del 1% del valore rispetto al 2014, con il mercato che ha mosso nella sua interezza 64,9 miliardi di euro e che torna quindi in territorio positivo dopo anni di cali.
L’aspetto positivo non si limita però a questo dato, bensì a tutti i comparti del nostro mercato digitale, che con la sola eccezione dei servizi di rete TLC (-2,4% sul 2014 per un valore di 22,6 miliardi di euro), hanno fatto segnare una crescita anno su anno. I contenuti digitali ad esempio sono cresciuti del 8,6% e oggi valgono 9 miliardi di euro, mentre i servizi ICT sono a quota 10,4 miliardi di euro (+1,5%). A crescere sono anche i settori dei dispositivi (+0,6% a 17 miliardi di euro) e del software, che guadagna un 4,7% rispetto al 2014 e di attesta attorno ai 6 miliardi di euro.
Proprio su quest’ultimo versante il rapporto Assinform mette però in luce un andamento molto diversificato. Se infatti si vanno a vedere le cifre relative ai PC desktop, notebook e ai tablet, il 2015 ha fatto segnare una notevole contrazione del valore. I primi hanno perso il 10,9% per 1,35 milioni di pezzi venduti, mentre il calo dei notebook è ancora più marcato (-14,9% per 2,98 milioni di pezzi venduti), superato addirittura dal -15,1% dei tablet (2,65 milioni di pezzi). Secondo Assinform e NetConsulting il mercato consumer dei PC è molto vicino alla saturazione e i tablet hanno ancora poca presenza nel mondo business e nella Pubblica Amministrazione.
A mantenere in territorio positivo il settore dei dispositivi ci pensano invece gli smartphone, le cui vendite sono cresciute nel 2015 del 9,9% (15,5 milioni di pezzi venduti); aumentano del 8,8% anche gli utenti che sottoscrivono piani mobile di banda larga (34,5 milioni).
Passando al settore del software, bisogna segnalare subito una differenza tra il software di sistema (-0,5% rispetto al 2014), che segue l’andamento negativo del mercato PC, e quello middleware in crescita (+2,8%), scelto come mezzo per portare le applicazioni agli standard di mercato rispetto a un eccesso di personalizzazione che si è avuto in passato.
Rispetto al 2014 è aumentata notevolmente la propensione all’investimento nelle aree chiave della digitalizzazione come il mobile, il cloud (1,2 miliardi di euro, con una crescita del 28,7%), Big Data, social media, IoT. Un’evoluzione che ha interessato soprattutto il cloud, passato nell’ultimo anno da una maggioranza di servizi IaaS a una di servizi SaaS.
Il rapporto delinea infine alcune previsioni per il 2016, iniziando dalla crescente e continua digitalizzazione della PA e delle grandi aziende che alla fine di quest’anno dovrebbe portare il nostro mercato digitale a un +1,5%. Questa crescita però deve fare i conti con nodi non ancora risolti, che Assinform individua nel il divario tra le regioni del Paese, nel gap tra aziende di dimensioni diverse e nella mancanza di competenze digitali.
Le Regioni considerate virtuose quando si parla di spesa digitale in ambito business e consumer sono solo Lazio, Lombardia, Friuli, Piemonte, Emilia Romagna e, secondo Assinform, con la creazione delle aree metropolitane questo divario tra aree urbane e non è destinato a crescere. Le PMI, che occupano la gran parte dei lavoratori e rappresentano più della metà del nostro PIL, devono inoltre aumentare e migliorare la loro digitalizzazione. Per quanto riguarda infine le competenze digitali, solo le grandi aziende hanno risorse da investire in formazione ed è per questo che il sistema formativo pubblico, in un Paese dove l’età media dei professionisti IT è elevata, deve riorganizzarsi.