La sicurezza cloud secondo 1200 manager IT
Intel Security ha rilasciato oggi i risultati dello studio Blue Skies Ahead? The State of Cloud Adoption, realizzato intervistando 1.200 manager IT di Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna e Stati Uniti che si occupano della sicurezza dei servizi cloud. Una delle conclusioni più significative del report è che il cloud è un punto di arrivo per sempre più aziende, ma che al tempo stesso ci sono ancora timori per tutto quello che grava attorno al discorso della sicurezza.
Ormai il passaggio al cloud nell’ultimo anno è una realtà ben consolidata per il 77% degli intervistati, mentre se si vanno a vedere gli investimenti si scopre che al primo posto ci sono offerte IaaS (81%), la sicurezza del cloud (79%), il PaaS (69%) e infine le offerte SaaS (60%).
I timori maggiori, quando si parla di sicurezza nella nuvola e di ambienti cloud, riguardano soprattutto la compliance (72%), ma le percentuali si abbassano notevolmente quando è stato chiesto se si è a conoscenza di eventuali violazioni subite dal proprio cloud service provider (23%), mentre addirittura solo il 13% degli intervistati sa se la sua azienda conserva o meno dati sensibili nel cloud.
Un altro dato che fa riflettere riguarda la consapevolezza della dirigenza aziendale non tecnica sulla sicurezza e in particolare sulle violazioni, le brecce e gli attacchi cyber. Il management non IT vede infatti questi pericoli come qualcosa di cui tenere conto per le conseguenze che possono avere sulla reputazione dell’azienda e sui contraccolpi economici, ma non va oltre nell’approcciarsi al fattore della sicurezza nel cloud. Tanto che solo il 34% dei manager IT intervistati pensa che il management non tecnico della propria azienda sia davvero conscio di questo tema importantissimo.
Intel Security ha infine chiesto quali siano le principali mosse del comparto IT per aumentare la protezione negli ambienti cloud, il cui spettro maggiore è rappresentato per il 58% dei casi dalla Shadow IT. A questa domanda gli intervistati hanno risposto con percentuali che vanno dal 43% per le soluzioni di protezione dell’email al 31% per i sistemi di Data Loss Prevention. In mezzo c’è stato spazio anche per la protezione dei siti web (41%), per gli anti-malware (38%), per i firewall (37%) e per la cifratura (34%).