Microsoft alla ricerca di nuove magie
Si è aperta con lo spettacolo del ‘cyber-illusionist’ Marco Tempest, l’edizione 2016 del Microsoft Forum, tra conigli virtuali e giochi di carte aiutati da Kinect e realtà aumentata. E la voglia di stupire è evidente nell’era di Satya Nadella, e con essa il tentativo di restituire l’immagine di azienda proiettata al futuro e apripista dell’innovazione.
Quali siano gli ingredienti della ricetta di Redmond per i prossimi anni è stato spiegato nell’incontro avvenuto al MiCo di Fiera Milano City, in cui ha parlato anche Steve Clayton, che oltre oceano svolge un ruolo, anch’esso ascrivibile alle professioni del futuro, definito come chief storyteller e general manager dell’immagine e cultura aziendale.
Le ambizioni del gruppo per i prossimi anni sono tre, interconnesse tra loro: costruire computer più personali, progettare un cloud sempre più intelligente e reinventare i processi di business per migliorare la produttività delle aziende.
Il primo passo riguarda i sistemi indossabili, che secondo un sondaggio Microsoft sarebbero accettati perfino in forma di chip sottocutanei dalla maggioranza dei consumatori, se portassero reali vantaggi nella vita quotidiana. Nel frattempo c’è naturalmente da rimboccarsi le maniche per lo sviluppo di Hololens, alle cui grandi potenzialità non corrispondono ancora altrettante applicazioni pratiche, anche se l’azienda è convinta che alla fine di quest’anno vedremo qualcosa di interessante anche in Italia.
Il linguaggio naturale è la prossima interfaccia
Quanto al cloud, quello concepito a Redmond prevede un salto di qualità nell’intelligenza dei servizi offerti, attraverso lo sviluppo degli assistenti digitali, come Cortana, e la diffusione dei bot e dell’AI. Questi strumenti, messi a disposizione degli sviluppatori, come già annunciato alla Build 2016, costituiscono una versione evoluta e decisamente più versatile delle applicazioni basate su reti neurali.
Negli ultimi tempi Microsoft sta spingendo molto sul perfezionamento dei bot e l’arricchimento dell’AI a partire dalle informazioni disponibili in rete, come del resto stanno facendo molti colossi di Silicon Valley, tra cui Facebook. I primi esperimenti in questa direzione sono CaptionBot, che riconosce, ancora con molti errori, il contenuto delle foto, e Tay, chatbot che dopo aver imparato dalle poco edificanti conversazioni umane è stato disattivato per aver cominciato a rispondere con frasi razziste e filo-naziste. Ma il percorso è solo all’inizio.
L’idea è che il modo migliore per interagire con un servizio sia di trattarlo come un essere umano, rivolgendo domande e attendendo risposte senza imporre all’utente alcuno sforzo di adeguamento al sistema. Il passaggio richiede anche che l’input, vocale o tramite un messaggio in chat, rivolto all’AI, costituisca l’autorizzazione sufficiente affinché l’assistente digitale compia azioni al nostro posto.
Questo significa che entro qualche anno Cortana, come pure Siri e Google Now, potranno non solo conversare e consigliarci in base a una personalizzazione basata su un’approfondita conoscenza dell’utente, ma anche confermare prenotazioni, perfezionare l’acquisto di biglietti o prodotti, definire l’output di applicazioni analytics o avviare procedure di manutenzione sul server. Andranno quindi a trasformarsi nell’interfaccia di comunicazione primaria tra utente e servizi di ogni genere, riducendo progressivamente l’uso di tastiera, gesti e touchscreen.
Dal 2020 ci sarà un salto di qualità nell’intelligenza degli assistenti personali digitali
Secondo Purassanta, CEO di Microsoft Italia, questa corsa all’evoluzione delle assistenti digitali partirà nel 2020, e resterà uno dei trend principali dell’industria dell’IT per i dieci anni successivi, portando a cambiamenti radicali nell’interazione uomo-macchina, degni della migliore tradizione della fantascienza cinematografica.
Surface diventa (molto) grande
Lo sguardo di Redmond è però anche rivolto a perfezionare tecnologia che già c’è. Ne è un esempio il Surface HUB, lanciato ufficialmente in questi giorni anche sul mercato italiano. Si tratta di una postazione di condivsione per eventi e videoconferenze basata su uno schermo touch da 55 o 85 pollici touch e dotato di penne capacitive a più livelli di pressione. Una lavagna, insomma, con due telecamere ad ampio angolo di visuale (100°), numerosi microfoni con capacità di soppressione del rumore di fondo, un ottimo audio e una risoluzione che nel modello più grande arriva a 4k.
Progettato per la telepresenza, in diretta concorrenza con Cisco, è basato su una versione specifica di Windows 10, con un’interfaccia riprogettata ad hoc e un sistema di cancellazione permanente e di ripristino allo stato iniziale dopo ogni sessione di attività. Questo perché Surface HUB è pensato per essere esposto in luoghi pubblici, come sale riunioni o punti di ritrovo, e deve quindi garantire sicurezza a chi se ne serve per condividere informazioni riservate.
Abbiamo giocato un po’ con il modello più grande, ancora equipaggiato con una versione preliminare del software, apprezzandone la fluidità e la naturalezza con cui si possono condividere e annotare informazioni da varie fonti. Inoltre il sistema riconosce la presenza di smartphone o portatili Windows 10 con i quali può instaurare una comunicazione bidirezionale, anche sfruttando Continuum.
il modo migliore per interagire con un servizio è di trattarlo come un essere umano, rivolgendo domande e attendendo risposte senza imporre all’utente alcuno sforzo di adeguamento al sistema
Quel che manca al Surface HUB, che costa circa 10 mila euro nella versione ‘piccola’ e supera i 25 mila per l’85”, è l’integrazione con una tecnologia come Kinect per il riconoscimento dei gesti, anche se la piattaforma è in fase di sviluppo e molte funzionalità verranno aggiunte successivamente. Con un software specifico potrebbe anche diventare la soluzione ideale per punti vendita come le digital boutique.
A braccetto col governo
L’impressione che si ricava da questo Forum 2016 è di una Microsoft attrezzata per cavalcare, sempre insieme ai suoi partner, l’onda della rivoluzione industriale in atto. Una rivoluzione che, secondo gli analisti, porterà, entro il 2020, alla scomparsa del 75% delle aziende attive oggi, ovvero di quelle che non saranno capaci di adeguarsi alla velocità dei cambiamenti in atto.
In questa spinta all’innovazione, Microsoft non poteva non trovare un valido interlocutore nell’attuale governo italiano, che fa della velocità di reazione e della modernità, il vessillo dietro il quale promuovere qualunque azione politica.
Per questo le parole di Purassanta verso il governo Renzi sono di apprezzamento, e il numero uno di Microsoft Italia arriva a chiedere al ministro Martina, presente all’evento, in quale modo la casa di Redmond e i suoi partner possono agevolare il percorso della politica, piuttosto che avanzare istanze, com’era tradizione in passato, per lo sviluppo del settore.
Da parte sua il ministro, responsabile delle politiche agricole, ha posto l’accento sulle questioni legate alle applicazioni della tecnologia all’etichettatura dei cibi e alla distribuzione, portando avanti il discorso iniziato in Expo.
Martina ha ammesso che la tecnologia va così in fretta che l’intero castello di norme sul controllo della filiera, potrebbe diventare presto obsoleto. La grande sfida da raccogliere in questo settore, la cui tradizione può trarre grande vantaggio dall’innovazione, è produrre meglio consumando meno. Da questo percorso dipende la grande questione della sostenibilità globale dell’industria alimentare, e l’Italia è il luogo giusto dove sperimentare, con progetti pilota, le soluzioni più innovative.