Smart Working: le PMI più agili delle grandi aziende
Quasi due terzi (60%) dei knowledge workers (coloro il cui lavoro è più di pensiero che fisico) impiegati in piccole e medie imprese utilizzano strumenti on-demand nei loro ruoli professionali. Questo dato è maggiore rispetto alle aziende con 500 o più addetti (dove il dato è circa del 50%), a dimostrazione della natura flessibile e innovativa delle PMI.
E’ solo uno dei tanti dati raccolti nello studio The Way We Work Study che ha coinvolto oltre 5.000 knowledge workers delle piccole e medie imprese a livello globale. Il report è stato commissionato da Unify con l’obiettivo di rivelare le inclinazioni delle persone e le loro attese rispetto all’attuale posto di lavoro, così come le loro opinioni sul futuro.
La tecnologia sta avendo un impatto significativo sulle piccole e medie imprese. La mail viene ancora vista come uno strumento essenziale, come riferiscono circa i tre quarti delle realtà coinvolte nello studio (70%). Tuttavia, le PMI si affidano a questo strumento meno di quanto facciano le organizzazioni più grandi, dove esso viene ritenuto vitale dall’80% degli intervistati. Ci sono inoltre chiare evidenze di un’ulteriore consumerizzazione della tecnologia aziendale.
Quasi i due terzi delle piccole e medie imprese (61%) utilizzano infatti dispositivi propri anche sul posto di lavoro, rispetto a poco meno della metà dei lavoratori delle aziende più grandi (47%). Ciò suggerisce che le persone vogliono sempre più lavorare con i dispositivi con cui si sentono più comodi al di fuori dell’ufficio, e quindi anche le piccole e medie imprese devono scegliere strumenti e applicazioni che possano funzionare in questa direzione.
il ricorso al lavoro freelance e ai servizi on-demand sta cambiando le procedure all’interno delle PMI
I knowledge workers delle piccole e medie imprese apprezzano la possibilità di lavorare fuori dal tradizionale contesto dell’ufficio. Il 37% di coloro che lavorano per aziende con meno di 500 addetti ritiene che la creatività sia uno dei principali vantaggi di questo approccio. Inoltre, quasi un terzo (30%) prende in considerazione i team virtuali per la loro capacità di unire efficacemente diverse competenze. Anche se è più probabile che le grandi aziende abbiano diverse sedi e che quindi siano più portate a esplorare modalità di lavoro virtuali, i dati suggeriscono che le piccole e medie imprese sono consapevoli del valore di queste nuove modalità di collaborazione e sono propense ad esaminarle con più attenzione nel futuro.
Anche il ricorso al lavoro freelance e ai servizi on-demand sta cambiando le procedure all’interno delle PMI. Oltre un quarto delle aziende intervistate (26%) dichiara di avere attualmente dei contratti attivi, rispetto al 22% delle aziende più grandi. I lavoratori in questo tipo di organizzazioni sono anche più propensi ad adottare questo nuovo modo di lavorare, con il 56% degli intervistati provenienti da aziende con meno di 500 addetti che potrebbero valutare di cambiare la propria condizione di lavoratori tradizionali in favore di una modalità freelance o on-demand. Nelle aziende più grandi, gli intervistati che sarebbero attratti da un’offerta di questo tipo sarebbero poco meno della metà (49%).
“Il nostro studio non solo mostra l’enorme impatto che la tecnologia ha avuto sulle aziende, ma anche il fatto che piccole e medie imprese la stiano adottando e integrando in ogni aspetto del loro lavoro. Inoltre i knowledge workers stanno definendo sempre più come, quando e dove lavorare e le piccole e medie imprese stanno sempre più prendendo atto di questo trend. Per restare competitivi devono porre lo staff al primo posto nella gestione delle organizzazioni e la tecnologia è la chiave per raggiungere questo obiettivo” ha commentato Riccardo Ardemagni, AD di Unify Italia.