Si continua a parlare di Internet of Things, di dispositivi e sensori connessi, di un’imminente ondata di tecnologie rivoluzionarie e di una quarta rivoluzione industriale portata proprio dall’ecosistema IoT. Eppure negli ultimi anni si è faticato a vedere realizzato quel boom di device connessi che molti analisti ed esperti del settore davano ormai per scontato. Molti di questi non a caso hanno rivisto al ribasso le precedenti stime che parlavano di 50 miliardi di device IoT entro il 2020, cifra stimata nel 2010 dall’ex CEO di Ericsson Hans Vestburg. IBM, sempre in quel periodo, si era spinta addirittura oltre, ma oggi tutte queste previsioni sono destinate a non realizzarsi.

Secondo le ultime rilevazioni infatti i dispositivi connessi nel 2020 non saranno più di 6,5 miliardi (stime Gartner) o di 9 miliardi (stime IDC). La stessa Ericsson, che però ha scelto come orizzonte temporale il 2021, riporta una stima di 28 miliardi di device connessi, cifra che però comprende anche gli smartphone. L’ex CEO di Cisco Dave Evans, tra i sostenitori più convinti del boom della IoT, parla di circa 30 miliardi di device connessi nel 2020. “Nonostante le nuove cifre il numero di 50 miliardi continua ad essere citato in continuazione; le persone tendono a legarsi ai numeri, ma questo è veramente difficile da raggiungere”, ha dichiarato recentemente proprio Evans.

Anche con queste previsioni al ribasso però, la Internet of Things rappresenterà in ogni caso un fenomeno di enorme portata a livello globale. Nel suo ultimo Mobility Report Ericsson riportava un tasso di crescita annuo di connessioni legate alla IoT pari al 23% e queste sono destinate a superare già nel 2018 il numero di SIM di smartphone e tablet. Nell’altrettanto recente rapporto di Chetan Sharma Consulting si è poi scoperto che negli USA già quest’anno le compagnie telefoniche hanno venduto più connessioni per le auto che per gli smartphone o i tablet (32% contro 31% e 23% rispettivamente).

A questi studi si aggiunge infine il report dell’Osservatorio IoT del Politecnico di Milano, secondo il quale alla fine dello scorso anno il mercato della Internet of Things in Italia ha raggiunto i 2 miliardi di euro di valore, con una crescita del 30% rispetto al 2014. Merito soprattutto delle applicazioni che sfruttano la connettività cellulare (1,47 miliardi di euro, +28% rispetto al 2014) e di quelle che utilizzano altre tecnologie come Wireless M-Bus o Bluetooth Low Energy (530 milioni di euro, +33%). Il mercato italiano è trainato in particolare dai contatori gas (25%) e dalle auto connesse (24%), settori che da soli sfiorano il miliardo di euro di valore.