Ancora lungo è il cammino verso l’Impresa intelligente
L’indagine Sap-Idc sulle medie imprese racconta di un folto gruppo di imprese interessate, ma ancora in difficoltà nel muoversi verso la trasformazione digitaleIl focus è chiaro: l’impresa intelligente. Come raggiungere l’obiettivo però è un altro paio di maniche ed è la questione che agita i pensieri di imprenditori e manager ormai abbastanza convinti della transizione verso il digitale e dell’importanza del dato e della necessità di vedere tutto il processo non solo come una mera operazione tecnologica. A disegnare il quadro di questo passaggio è la ricerca promossa da Sap Italia con Idc che ha coinvolto 224 medie aziende italiane per stabilire la capacità di utilizzo delle tecnologie per una gestione innovativa delle funzioni aziendali, non soltanto nell’ambito dei sistemi informativi.
Presentata nel corso di “Destinazione Impresa Intelligente”, l’evento organizzato da Sap, con i partner lo studio Radar Pmi, ha voluto indagare le regole della competizione digitale nella media impresa italiana partendo dalla definizione di cosa sia una impresa intelligente. La definizione è di Carlo Vercellino, associate director di Idc, secondo il quale: “L’impresa intelligente ha la capacità di utilizzare le tecnologie Ict al di fuori dei tradizionali canoni e delle prerogative dell’It aziendale, usando le tecnologie per gestire nuovi processi e nuove prassi gestionali e quindi creare nuove metriche e performance per misurare obiettivi completamente diversi dal passato. Questo significa avere il coraggio di muoversi su un territorio che non è chiaramente definito su una mappa, adottando un modello aziendale completamente diverso dal passato”.
Per esplorare questo territorio l’indagine ha messo sotto la lente il livello di intelligenza raggiunto in cinque scenari (piattaforme tecnologiche, customer experience, smart manufacturing, smart Hr e smart procurement), scoprendo che, come ha sottolineato Adriano Ceccherini, direttore mercato Pmi di Sap, la crescente consapevolezza che le aziende di successo “saranno quelle in grado di capire come i dati di customer experience (X-data) e i dati operativi (O-data) operano insieme per raccontare la storia di quello che accade in un’organizzazione, perché sta avvenendo e come agire in tempo reale per ottenere migliori risultati di business”.
Un aspetto che le aziende intervistate traducono soprattutto in una visione di riduzione dei costi. Così risponde infatti il 32% del campione quando gli si chiede quali siano le priorità di business. Dietro c’è la soddisfazione e fidelizzazione dei clienti (29%), l’ingresso in nuovi segmenti di mercato (24%) e solo per il 16% lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, seguito a ruota (15%) dal cambiamento organizzativo e dei processi aziendali.
Dal punto di vista delle priorità IT, le preferenze vanno all’automazione e ottimizzazione dei processi IT (30%), alla riduzione e controllo dei costi IT (23%), al sostegno dell’innovazione aziendale (21%) e alla migrazione di sistemi e servizi IT verso il cloud (19%). Anche tra le priorità tecnologiche, il controllo e la riduzione dei costi occupa una posizione rilevante – è il commento di Idc – in questo caso, attraverso l’automazione e il passaggio a soluzioni as-a-service, le realtà italiane stanno cercando di razionalizzare, per quanto possibile, i processi IT, intraprendendo strategie di consolidamento e ammodernamento dei sistemi, con nuovi modelli più agili e innovativi che permettano di ridurre il Tco complessivo.
Andando più sul lungo periodo, però, il cliente è al centro dell’attenzione delle aziende. Il principale obiettivo della trasformazione digitale è infatti la modifica dei canali di relazione con i clienti (22%) e dei modelli di business (20%), mentre rispetto alle cinque dimensioni “emerge in modo netto una grande attenzione verso la customer experience e dello smart procurement” spiega Vercellino. Per quanto riguarda la Platform technologies, l’interesse verso il cloud è molto vicino alla necessità di semplificare i processi. “Il cloud piace soprattutto quando permette di rendere il lavoro più semplice ed efficace”, osserva l’analista di Idc.
Nella Customer experience le imprese sono fortemente interessate alla possibilità di utilizzare i dati per costruire la strategia aziendale, la possibilità di integrare informazioni e processi, mappare la customer experience dei clienti. Nello Smart manucfaturing circa il 30% guarda con interesse allo sviluppo di architetture Machine to Machine verso veri “Cyber Physical Systems”, allo sviluppo di nuovi modelli di business basati sulla Internet of Things e alla promozione di una cultura data-driven, anche se, sottolinea Vercellino “forse manca della consapevolezza di come adeguare questi modelli alla loro specifica realtà aziendale”, mentre la dimensione Smart Hr, dove la tecnologia può ancora crescere molto, stima un 30% di imprese interessate a nuovi strumenti per la selezione del personale così come all’introduzione di tematiche di Smart working.
Per lo Smart procurement oltre il 40% di imprese ritiene essenziale sviluppare una strategia rispetto all’automazione della logistica end-to-end, alla qualificazione dei fornitori e al miglioramento della visibilità delle informazioni lungo la filiera. “Se dovessimo raggruppare il campione delle aziende sulla base delle sensibilità espresse – conclude Vercellino – abbiamo circa il 22% di aziende non interessate a questi temi, il 56% interessate, ma che non sanno ancora come muoversi e il 21% che li considera obiettivi strategici. La massa è ancora incerta e ha bisogno di essere presa per mano”.