Apple Reality: la visione Apple per il metaverso
Il CEO di Meta Mark Zuckerberg ha annunciato che, in futuro, gli incontri di lavoro si terranno in spazi virtuali nei quali i partecipanti saranno rappresentati da avatar.
Forse avrà ragione, ma sembra che sarà Apple, piuttosto che Meta, a realizzare una versione convincente per digitalizzare le riunioni di lavoro. Riguardo ai progetti di realtà aumentata (AR) di Apple, sono di recente emersi nuovi dettagli che suggeriscono che potrebbe avere una visione più chiara per trasformare il modo in cui i professionisti comunicano tra loro.
Una piccola precisazione: le piattaforme di cui stiamo parlando non sono disponibili nemmeno in versione beta e quindi non possono essere effettivamente confrontate. Tutto ciò che sappiamo sono le dichiarazioni dell’azienda, alcune fughe di notizie, i rapporti finanziari, le indagini, le speculazioni e il buon senso.
Cominciamo con l’investigazione.
Il sistema operativo realityOS
Apparentemente Apple sta lavorando a un sistema operativo chiamato “realityOS“, che a volte Apple abbrevia come “rOS”. Ne sono stati individuati dei riferimenti nelle build di iOS 13 pre-release, in un repository GitHub e persino nei log di caricamento dell’App Store. Il repository GitHub allude anche a un simulatore realityOS, presumibilmente per sviluppatori.
Uh what is Apple’s RealityOS doing in the App Store upload logs?
AR/VR confirmed? pic.twitter.com/Wp7XWieeEU
— Rens Verhoeven (@renssies) January 17, 2022
Apple utilizza la parola “Reality” come marchio registrato per due strumenti di sviluppo AR denominati “RealityKit” e “Reality Composer”.
L’azienda di Cupertino di solito dà il nome ai suoi sistemi operativi in base alle piattaforme hardware associate. Ad esempio:
Apple iPhone: iphoneOS (ora abbreviato in iOS)
Apple Watch: watchOS
Apple iPad: iPadOS
Apple Mac: macOS
Apple TV: tvOS
Da questo schema si ricaverebbe quindi che ci sarà una piattaforma hardware associata a un sistema operativo:
Apple Reality: realityOS
Pensiamo che questa possa essere un’ipotesi abbastanza realistica, quindi per il resto dell’articolo ci riferiremo alla prossima piattaforma AR di Apple come “Apple Reality”.
Diverse segnalazioni, fughe di notizie e speculazioni suggeriscono che Apple lancerà (forse l’anno prossimo, più probabilmente nel 2024) un visore che potrà essere utilizzato sia per l’AR che per la realtà virtuale (VR). Sebbene l’hardware probabilmente supporterà anche la realtà virtuale, Apple porrà quasi sicuramente enfasi sulle applicazioni AR. Le dichiarazioni dell’azienda, i lanci di prodotto, i brevetti depositati e le acquisizioni fatte ci portano a credere che Apple sia molto interessata dall’AR e alquanto indifferente alla realtà virtuale.
Apple Reality: come sarà il visore?
Il primo visore di Apple gestirà la realtà aumentata allo stesso modo di iPhone, ma attraverso occhiali stereoscopici. Oggi l’iPhone sovrappone oggetti virtuali a un video catturato in tempo reale attraverso la fotocamera. Con gli occhiali Apple Reality, si potrà vedere il mondo che ci circonda solo attraverso un video visualizzato su uno schermo.
Secondo quanto riferito, Apple sta anche lavorando a un prodotto più avanzato, più simile a occhiali normali, che sovrapporrà oggetti virtuali in AR al campo visivo naturale.
Riunioni ibride con FaceTime
Il giornalista di Bloomberg, Mark Gurman (che solitamente ha buone fonti anonime all’interno di Apple o dei suoi partner) supporta la previsione che avevamo fatto su Memoji, affermando che “potrebbero essere molto importanti” in una futura versione di FaceTime in realtà mista.
La cosa fantastica dei Memoji è che l’avatar trasmette le espressioni facciali dell’utente rappresentato in tempo reale, l’inclinazione della testa, gesti e altri segnali di comunicazione non verbali, il tutto mentre l’avatar parla con la voce dell’utente. La capacità di trasmettere comunicazioni non verbali senza dover apparire in video fa sentire molti utenti a proprio agio rispetto alle videochiamate su Zoom (o strumenti simili), che possono mettere le persone a disagio e farle sentire esauste.
La tecnologia per riunioni virtuali di Apple è stata originariamente creata da una società collegata a DreamWorks Animations, chiamata Spaces, che inizialmente voleva sviluppare una tecnologia innovativa che consentisse a più persone di interagire con gli oggetti virtuali presenti nei parchi a tema tramite avatar. L’idea dell’azienda, in seguito, si è spostata verso la tecnologia per conferenze VR. Apple ha acquisito Spaces nell’agosto 2020.
I metodi e le tecnologie di Spaces integrati in un futuro FaceTime mostrerebbero una visuale in prima persona dei partecipanti seduti in cerchio o disposti attorno a un tavolo virtuale. Tutti quanti potrebbero avere accesso a risorse virtuali condivise come lavagne, modelli 3D e grafici mobili.
Ogni partecipante alla riunione vedrà gli altri utenti come ologrammi nel proprio spazio fisico, e non in una sala riunioni virtuale. Questo teoricamente riduce l’affaticamento mentale dell’esperienza in realtà virtuale, poiché l’ambiente che si vede corrisponde all’ambiente che si sa essere effettivamente lì.
Per parlare con la persona alla propria destra, si gira fisicamente la testa in quella direzione stabilendo un contatto visivo con l’avatar di quella persona. Mentre la persona A e la persona B stanno stabilendo un contatto visivo, la persona C vedrebbe entrambi quei Memoji che si guardano l’un l’altro.
Mentre i Memoji di oggi acquisiscono segnali non verbali utilizzando una fotocamera, il visore Reality utilizzerebbe sia fotocamere che altri sensori che potrebbero trasmettere i segnali in modo più fine, secondo i brevetti Apple.
Il sistema prevederebbe anche un modo ingegnoso per far convivere utenti Reality e non nella stessa riunione virtuale. Gli early adopter di Reality potrebbero apparire come Memoji 3D di sé stessi nella stessa chiamata con altri utenti che ancora non utilizzano la piattaforma, e che si collegherebbero tramite FaceTime. Gli utenti di Apple Reality vedrebbero gli utenti FaceTime su un rettangolo mobile che mostra il video di quel partecipante, come se fosse una normale videochiamata.
Gurman ha scritto anche che SharePlay avrebbe un ruolo centrale, consentendo agli utenti aziendali di condividere nelle riunioni virtuali presentazioni e documenti. Apple Reality potrebbe diventare quindi uno strumento di collaborazione estremamente avvincente, grazie alla combinazione di 3D, AR e SharePlay.
Secondo Gurman, le telecamere esterne presenti sul visore Reality cattureranno i movimenti della mano, il che non solo consentirebbe ai Memoji di visualizzare i gesti delle mani in tempo reale, ma consentirebbe agli utenti di digitare su tastiere virtuali e scrivere su lavagne virtuali condivise.
Molte delle recenti aggiunte di Apple a iOS potrebbero infatti essere progettate per preparare il mondo e i principali sviluppatori per realityOS e la piattaforma Reality. Alcuni esempi sono il chip U1, ARKit, l’audio spaziale con rilevamento dinamico della testa e altri componenti.
Apple potrebbe credere che l’AR un giorno sostituirà lo smartphone come piattaforma informatica dominante e onnipresente, e vuole essere tra i primi a proiettarsi verso quel futuro. O quanto meno posizionarci una bandierina, perché non si sa mai.
Mentre Meta, l’azienda precedentemente nota come Facebook, vede gli utenti immersi nella realtà virtuale tutto il giorno – anche per riunioni di lavoro – Apple vede gli utenti entrare in una riunione AR, quindi uscire dalla realtà virtuale per tornare a quella fisica.
Crediamo che Meta abbia torto e Apple abbia ragione. La visione di Zuckerberg è che le persone vivranno e lavoreranno nel metaverso, nella realtà virtuale, tutto il giorno. In realtà, crediamo che le persone preferiranno utilizzare ciascuna esperienza a seconda delle situazioni.