Fattura elettronica, il 31 marzo scatta l’obbligo per la Pa
Fattura elettronica nella Pa: obbligatoria dallo scorso mese di giugno per le transazioni finanziarie a opera degli Enti centrali, diventerà vincolante anche per le istituzioni locali a partire dal prossimo 31 marzo.
La scadenza si avvicina, e tutti si preparano ad affrontare al meglio la prossima rivoluzione digitale, che coinvolgerà i processi produttivi e i modelli organizzativi sia del settore pubblico che delle imprese private.
L’attesa per il passaggio al nuovo paradigma della de materializzazione al momento vede pronta al grande salto circa la metà delle Pac: stando ai dati forniti dall’Agenzia per l’Italia Digitale, degli 8.091 Comuni registrati nell’Ipa (Indice delle pubbliche amministrazioni) solo 3.314 hanno regolarmente inviato all’Agenzia la pianificazione per adeguarsi alla ricezione delle fatture elettroniche.
Tra questi ultimi, tuttavia, i piani privi di errori o di incongruenze sono solo 2.719.
Nel complesso, allo stato attuale, nella Pa (centrale e locale) il numero di uffici dedicati alla fatturazione elettronica è di 40.849; di cui 19.666 operativi dal 6 giugno 2014, 21.183 con decorrenza 31 marzo 2015.
Insomma, pur vicini alla scadenza entro la quale le Pubbliche amministrazioni potranno incassare ed effettuare pagamenti solo in modalità elettronica, rimane ancora tanto lavoro da fare.
Sarà per questo che la vicepresidente del Senato Linda Lanzillotta ha recentemente proposto un emendamento al Ddl di Riforma della Pa in approvazione alle Camere, in cui è prevista l’istituzione di una figura professionale dedicata: il manager per la transizione al digitale, che dovrebbe affiancare il classico responsabile Ict nell’organizzazione dei nuovi uffici pubblici 2.0.
Così la Lanzillotta a chi tra gli scranni parlamentari le domandava quale fosse il profilo ideale dell’agente per l’innovazione: “Il manager, alle dirette dipendenze dell’organo politico e dotato di competenze tecnologiche e organizzative, ricoprirà un ruolo chiave nella riforma della Pubblica amministrazione attraverso una più efficace governance del processo di digitalizzazione, cui dovrà corrispondere un cambiamento dei processi e degli assetti organizzativi. Se questi agenti dell’innovazione si diffonderanno in tutte le PA italiane, centrali e non, si potrà creare un network di esperti che parlano lo stesso linguaggio e in grado di eliminare quei muri e quelle barriere che bloccano la collaborazione tra PA, dando slancio alla diffusione di standard per l’interoperabilità”.
D’altra parte, più spesso è dal settore privato che viene la spinta per la realizzazione di trasformazioni così importanti.
Non è un caso, allora, che uno degli ultimi Consigli dei Ministri svoltisi abbia approvato una serie di misure pensate appunto per l’incentivazione delle fatture elettroniche tra soggetti privati, grazie ad agevolazioni sui rimborsi Iva e a minori controlli fiscali.
Nello specifico, sembra sia alle porte la nascita di un regime opzionale suddiviso in due modalità: aziende e liberi professionisti.
Nel primo caso è contemplato l’invio di un numero selezionato di dati al Fisco, mentre nel secondo dovremmo trovarci di fronte a una fattura elettronica completa, che le parti si interscambieranno attraverso l’apposita piattaforma in capo all’Agenzia per l’Italia Digitale e gestita da Sogei.