Quando l’open source è meno conveniente dei software a pagamento
Si è sempre pensato che il software gratuito e open source fosse la soluzione migliore per risparmiare anche sul lungo periodo, tanto che suite di produttività come LibreOffice e OpenOffice sono state scelte da aziende e amministrazioni pubbliche proprio con la speranza di risparmiare rispetto a soluzioni a pagamento come Office 365. In realtà, come ha dimostrato un recente articolo di ZDNet riferito all’amministrazione comunale di Pesaro, questa equazione non è sempre valida.
Quattro anni fa il capoluogo di provincia delle Marche decideva di passare a OpenOffice e, prima di compiere il grande passo, ha dovuto formare centinaia di dipendenti per istruirli all’uso del nuovo pacchetto di applicativi per la produttività. Nel 2014 però il Comune ha deciso di cambiare rotta, passando a Office 365 e arrivando a risparmiare addirittura l’80% sulle spese di gestione, supporto, formazione e costo del software stesso. Il responsabile IT dell’amministrazione comunale Stefano Bruscoli ha infatti parlato di imprevisti costi di gestione e distribuzione di OpenOffice, che avrebbero così convinto ad approdare al pacchetto software a pagamento di Microsoft.
Dietro a questa decisione ci sono diversi fattori, ma quello più evidente è proprio la differenza di costi tra le due soluzioni. Con OpenOffice ad esempio il costo annuale per utente è stato di circa 530 euro, cifra passata a poco meno di 198 euro dopo il passaggio a Office 365. Inoltre, utilizzando software come Yammer e Skype for Business, si sono ridotte (e non di poco) anche le spese per le chiamate anche durante i viaggi di lavoro.
Certo, il caso di Pesaro non basta da solo a dimostrare che l’open source sia meno conveniente del software a pagamento, anche perché nella città italiana il passaggio da Office a OpenOffice potrebbe essere stato svolto in maniera non ottimale ed efficace, con spese, ritardi e perdite di tempo nel corso degli anni che si sarebbero forse potuto evitare con un passaggio più graduale e meglio gestito. D’altronde l’open source continua a rappresentare una soluzione ideale in molti ambiti (soprattutto le piccole aziende), ma forse per un impiego sulla lunga distanza i software a pagamento potrebbero rivelarsi meno dispendiosi di quanto si creda.