Zscaler ha comunicato i dati emersi dall’attività di monitoraggio della sua dashboard Working from Anywhere Trends, che mostrano come siano cambiate le tendenze in Italia relative allo smart working negli ultimi 12 mesi rispetto alle altre nazioni europee, e quali app abbiano generato il maggior traffico. Ogni giorno, il cloud di sicurezza di Zscaler elabora 150 miliardi di transazioni, fornendo una visione approfondita sulle modalità con cui i dipendenti delle aziende si collegano alle loro applicazioni in cloud o nel data center aziendale e a cosa si stiano connettendo.

Da quando nel marzo 2020 l’Italia è entrata in lockdown, la maggior parte dei lavoratori italiani ha dovuto adattarsi alle peculiarità di una modalità di lavoro fino a quel momento poco impiegata: il telelavoro. A un anno di distanza, molte aziende stanno valutando se un ritorno in toto agli uffici fisici abbia senso dal punto di vista finanziario, logistico e del benessere della loro forza lavoro.

Il passaggio al telelavoro

I dati di Zscaler mostrano come, prima che la gravità del Covid-19 diventasse evidente, la grande maggioranza dei lavoratori europei lavorasse in modo preponderante dal proprio ufficio.

Gennaio 2020

  • Il traffico attraverso il cloud di Zscaler nel Regno Unito era prevalentemente in ufficio (87%) rispetto a quello da remoto (13%)
  • L’85% del traffico spagnolo era in azienda contro il 15% in remoto
  • L’84% del traffico in Italia era in azienda contro il 16% da remoto
  • In Olanda la percentuale è dell’88% in azienda contro il 12% da remoto
  • Il maggior numero di lavoratori presente fisicamente in azienda è stato riscontrato in Germania, dove il 95% di tutto il traffico proveniva dall’ufficio

Nel marzo 2020, c’è stato un cambiamento significativo, ma forse non così marcato rispetto a come ci si potrebbe aspettare.

  • Nel Regno Unito, solo il 41% del traffico è stato registrato da remoto, mentre il 59% è rimasto all’interno dell’ufficio
  • Anche i dati relatvi alla Germania hanno segnalato un incremento dell’attività da remoto, ma la grande maggioranza del traffico ha continuato ad avere come fonte di provenienza l’azienda (25% remoto – 75% in ufficio)
  • Dato che l’Italia è stata una delle prime nazioni europee ad essere così duramente colpita dalla pandemia, il confronto qui è più netto, con il 69% del traffico che si sposta in telelavoro e il 31% che rimane in azienda

Didier Schreiber, Regional Marketing Director Southern Europe afferma in merito: “Sarà interessante vedere come i modelli di traffico dei diversi Paesi reagiranno ora che la situazione è in evoluzione, in particolare perché le aziende hanno accelerato i loro sforzi di trasformazione per consentire ai dipendenti di lavorare da qualsiasi luogo in modo sicuro. Le circostanze nell’ultimo anno, hanno costretto le aziende ad adottare questo nuovo modello di lavoro, ma, quando la situazione lo consentirà, le aziende continueranno ad adottare in modo permanente queste nuove abitudini di lavoro dati gli ingenti investimenti fatti nella tecnologia cloud?”.

Le app più usate durante il telelavoro

Zscaler analizza anche i volumi di traffico remoto delle singole app. Mentre non sorprende trovare in cima alla classifica delle app più utilizzate Outlook/Office 365, può invece destare qualche sorpresa trovare in posizioni avanzate app consumer come Youtube, Facebook e Netflix, a dimostrazione che molti lavoratori in remoto utilizzano i loro computer aziendali per attività di svago.

“Questi dati indicano ciò che tutti noi ci aspettavamo ma che non potevamo realmente confermare, ovvero che durante il telelavoro i dispositivi aziendali stanno svolgendo un doppio ruolo accanto all’utilizzo lavorativo: sono infatti diventati lettori multimediali per tutta la famiglia e vengono impiegati per l’intrattenimento, proprio come un dispositivo privato”, continua Schreiber.

“Questa è una conseguenza comprensibile dell’intersezione tra vita lavorativa e domestica, ma questa situazione deve essere affrontata anche dal punto di vista della sicurezza informatica. Questo tipo di attività potrebbe eludere i controlli di protezione aziendali. Poiché i rischi per i dati si moltiplicano utilizzando su larga scala il telelavoro e diventa più difficile mantenere gli standard di sicurezza aziendale esistenti, le responsabilità del CISO dovranno essere più ampie. Non dovranno più limitarsi a fornire l’accesso da remoto in maniera sicura e performante a tutta la forza lavoro, ma anche adeguarsi al nuovo livello di rischio che la cultura dell’home office implica. Dovranno perciò imparare rapidamente e far luce sui nuovi rischi che scaturiscono dal nuovo ambiente di lavoro e stabilire una nuova cultura della sicurezza”.