Con il lancio della versione 10 della sua suite Hub, Nextcloud lancia una sfida ambiziosa ai colossi tech americani Microsoft e Google. Partito nel 2016 come fork di OwnCloud per la condivisione di file in stile Dropbox, OneDrive o Google Drive, Nextcloud ha aggiunto nel tempo funzionalità che la portano a rivaleggiare con Office/Microsoft 365 e Google Workspace. Si va dall’editing di documenti con Nextcloud Office, al modulo Nextcloud Groupware per posta e calendari, fino alle videoconferenze di Nextcloud Talk e all’assistente AI Nextcloud Assistant.

Oltre all’offerta tecnologica, Nextcloud – che ha sede in Germania ed è posseduta interamente da dipendenti – pone l’accento sulla sovranità dei dati e l’indipendenza da fornitori extraeuropei, un tema che sta diventando sempre più sentito per via del recente deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Unione europea.

“La narrativa della dipendenza è stata uno strumento utile per le Big Tech, ma non riflette la realtà”, ha affermato Frank Karlitschek, CEO e fondatore di Nextcloud, in una tavola rotonda organizzata poco prima del lancio con esperti e rappresentanti di associazioni di consumatori. “Hub 10 dimostra che l’Europa può fornire soluzioni innovative e attente alla privacy che soddisfano le esigenze delle organizzazioni moderne. È ora di smettere di dubitarne e iniziare a beneficiare dell’innovazione locale”.

Nextcloud, in effetti, è una software house con una community open source, ma non eroga direttamente servizi cloud. Il software può essere scaricato liberamente e usato su propri server nella versione Community, licenziato con un piano di supporto Enterprise (da 100 utenti in su), Public Sector, Service Provider o Education, oppure utilizzato attraverso una rete di partner che offrono hosting, servizi gestiti e assistenza.

Le novità di Nextcloud Hub 10

Oltre a miglioramenti sulle prestazioni, l’usabilità, la sicurezza e la stabilità della piattaforma, Hub 10 ha introdotto diversi miglioramenti e nuove funzionalità.

Un agente AI in NextCloud Assistant

L’assistente virtuale ha ora una funzione di Agente in grado di eseguire azioni su email, appuntamenti e di comunicare con software e servizi esterni, per esempio di project management. Grazie alla possibilità di scegliere tra diversi modelli AI, anche in modalità self-hosted, l’agente può funzionare su infrastruttura dell’azienda senza comunicare dati aziendali fuori dai confini europei o all’esterno dell’organizzazione, in linea con le leggi sulla privacy e le policy aziendali.

Nextcloud-Talk-AI-summary-2048x1152

L’amministratore può scegliere se consentire agli utenti di utilizzare prompt arbitrari oppure permettere solo la scelta tra operazioni preimpostate (riassumi un messaggio, traduci un testo, fissa un appuntamento…).

Conversione dei file integrata

La compatibilità con formati di file proprietari è stata a lungo un freno all’adozione di applicazioni open, motivo per cui è stata messa grande attenzione al tema attraverso una conversione integrata nella piattaforma e una maggiore integrazione tra le diverse componenti Nextcloud e le applicazioni esterne.

Sicurezza e crittografia

È ora possibile accedere ai file cifrati anche da interfaccia web, e la crittografia end-to-end è supportata anche nelle videochiamate di Talk.

Nextcloud-Hub-10-Talk-moderation-features-1

Sovranità digitale e indipendenza tecnologica

Frank Karlitschek, CEO di Nextcloud

Frank Karlitschek, CEO di Nextcloud

Nella tavola rotonda “Il mito della dipendenza”, il CEO di Nextcloud Karlitschek ha sottolineato come l’Europa non manchi di talenti in grado di sviluppare soluzioni tecnologiche competitive, ma una narrazione alimentata dai lobbisti delle multinazionali tech scoraggia lo sviluppo di alternative locali. Karlitschek ha ripercorso l’azione legale antitrust intentata da NextCloud contro Microsoft per pratiche di bundling illegali e ha espresso preoccupazione per la lentezza dei processi legali, dato il rapidissimo evolversi del mercato cloud.

Prof. Harald Wehnes, professore di informatica all’Università di Würzburg

Prof. Harald Wehnes, professore di informatica all’Università di Würzburg

Harald Wehnes, della German Informatics Society e professore di informatica all’Università di Würzburg, ha rincarato la dose, affermando che “la sovranità digitale non è mai stata tanto importante come oggi”. Wehnes ha denunciato le “trappole di dipendenza” in cui cadono aziende e organizzazioni, attirate da promesse e narrazioni ingannevoli. A suo avviso, l’uso di prodotti monopolistici indebolisce la sovranità digitale, portando alla perdita del controllo sui dati, su controllo del conto economico per via di cambiamenti nelle licenze e più in generale drena capitali fuori dall’ecosistema tecnologico europeo.

Dr. Hans-Joachim Popp

Dr. Hans-Joachim Popp

Hans-Joachim Popp, di VOICE – Associazione Federale degli Utenti IT, ha evidenziato come uno dei principali ostacoli al cambiamento sia la mentalità dei responsabili IT: “Il problema è nella testa dei clienti, che preferiscono continuare a usare gli strumenti che conoscono. A volte noi tecnici abbiamo creato da zero software che ritenevamo migliori, ma le cui interfacce erano troppo diverse da quelle degli strumenti a cui gli utenti sono abituati”. Popp ha anche sottolineato l’importanza valutare le reali necessità e dimensioni delle soluzioni utilizzate: “Spesso le aziende acquistano sistemi sovradimensionati, con funzionalità che non vengono mai utilizzate”, ha affermato.

Ha inoltre sottolineato la necessità che la politica intervenga per promuovere attivamente l’adozione di software alternativo e supportare la crescita delle soluzioni open source europee, partecipando attivamente con feedback e supporto per portare queste soluzioni alla maturità necessaria.

I partecipanti hanno concordato sulla necessità di investire in competenze e capacità open source, attrarre nuovi talenti e sostenere le aziende europee che offrono alternative valide ai giganti del cloud americani. È stato inoltre evidenziato il ruolo cruciale della legislazione europea, come il Cyber Resilience Act e l’AI Act, per promuovere la sicurezza e la sovranità digitale.

Un accesso complicato per le PMI

È sicuramente una strada in salita, resa ancor più complicata dalle modalità con cui le piccole e piccolissime imprese possono accedere alle soluzioni Nextcloud. Se il segmento delle grandi organizzazioni è coperto dall’offerta enterprise (che prevede in ogni caso l’installazione del software su propri server), per le aziende più piccole, che non hanno un’infrastruttura IT né sistemisti in grado di gestirla, le cose si complicano.

Per accedere a un fornitore che offra il servizio Nextcloud in modalità gestita, consumatori e curiosi possono registrare un account gratuito attraverso la pagina di Simple Signup. Dopo l’inserimento dell’email, si verrà rediretti sul servizio di uno dei tanti partner scelto arbitrariamente da Nextcloud. Da lì, sarà poi possibile attivare un account gratuito da almeno 2 GB di spazio, e poi eventualmente fare un upgrade. Ora, legarsi a un fornitore scelto a caso, senza poter valutare e confrontare la sua offerta, non è certo una modalità adatta a un’azienda, che vorrà fare una valutazione di prezzi, caratteristiche e affidabilità del fornitore.

Per fare ciò bisogna andare alla pagina dei Partner, che ha informazioni piuttosto parziali e non semplicissime da navigare (non c’è un filtro per Paese e la funzione di ricerca non sembra funzionare). Giusto per fare un esempio, il partner che ci è stato assegnato casualmente per la prova gratuita (Tab.digital) offre un piano entry level con 128 GB di storage per 6,44 euro al mese, tra una serie di altri piani un po’ complicati da confrontare tra loro. Il servizio Storage Share di Hetzner, sempre basato su Nextcloud, offre invece per una cifra inferiore uno spazio otto volte superiore (1 TB per 5 euro al mese). Ma né Tab.digital, né Hetzner, figurano nella lista dei partner sul sito di Nextcloud.

Nella lista abbiamo invece trovato il partner italiano ITServiceNet, che gestisce il sito NextCloud Italia e che offre alle aziende supporto e consulenza per l’installazione di NextCloud su propri server o presso il proprio fornitore di hosting, ma anche la possibilità di fornire un servizio completamente gestito e personalizzato in base alle richieste del cliente.

Un approccio sicuramente efficace, ma più complesso rispetto all’offerta fai-da-te con cui Microsoft e Google propongono le proprie soluzioni di produttività in modalità completamente Software-as-a-service per le piccole e micro imprese. Va inoltre precisato che – sebbene NextCloud includa funzionalità Groupware per gestire email e calendari, si tratta di funzionalità client che devono essere configurate per usare un mailserver esterno.

Per risultare davvero competitiva nella fascia bassa del mercato, NextCloud dovrà prossimamente pensare a come colmare questi gap.