Apple App Store: rincari del 20% in Europa. Stop alle app a 99 centesimi
Con una nota sul sito dedicato agli sviluppatori, Apple ha comunicato che a partire dal 5 ottobre prossimo ci sarà un aumento medio del 20 percento sui prezzi delle app e degli acquisti in-app effettuati da utenti registrati in tutta l’area Euro, con l’esclusione del Montenegro, Cile, Egitto, Giappone, Malesia, Pakistan, Polonia, Corea del Sud, Svezia e Vietnam.
La variazione riguarda tutte le 87 fasce di prezzo, chiamate Tier nel gergo Apple, che a seconda dei casi subiranno rincari tra l’11 e il 25 percento. Per capire il motivo di questa variabilità sugli aumenti è necessario capire come funziona la determinazione del prezzo di vendita delle app.
Come funzionano i prezzi sull’App Store: cosa sono i “tier”
Sull’App Store gli sviluppatori non possono stabilire arbitrariamente il prezzo, ma devono scegliere uno tra i 90 livelli di prezzo possibili, che in Europa attualmente vanno dalla gratuità del Tier 0 fino ai 999,99 euro del Tier 89, con il livello di ingresso a pagamento finora fissato a 99 centesimi fin dalla fondazione dell’App Store nel 2008.
In tutti questi anni, Apple – che trattiene per sé il 30 percento sul prezzo di vendita, riconoscendo il resto agli sviluppatori – aveva già assorbito alcune variazioni nel regime fiscale (per esempio, i prezzi non sono aumentati quando in Italia l’Iva è passata dal 20 al 21 percento nel 2011 e poi al 22 nel 2013.
Il prezzo dei tier cresce con scalini variabili e crescenti (di un euro alla volta tra 0 e 100 euro, a scalini da 5 o 10 euro tra 100 e 250 euro, e così via), cercando di coprire alcune soglie psicologiche e utilizzando sempre lo stratagemma del finale in “e novantanove centesimi”.
Questi principi si sono riflessi anche nei nuovi scaglioni di prezzo, che a partire dal 5 ottobre, mantenendo il Tier 0 gratuito, i prezzi delle app andranno da un minimo di 1,99 euro del Tier 1 fino ai 1.199,99 euro del Tier 89.
Cosa devono fare oggi gli sviluppatori
Se avete app in vendita sull’App Store, è il momento di decidere insieme a chi si occupa del marketing se accettare l’aumento di prezzo del tier che avete scelto, oppure mantenere un prezzo simile passando a un tier inferiore. Sono scelte da fare in base alle già citate soglie psicologiche di prezzo, alla situazione della concorrenza e alla possibile efficacia della comunicazione con il proprio pubblico di riferimento.
Poter annunciare “i nostri concorrenti hanno aumentato i prezzi, ma noi li abbassiamo” potrebbe avere una forte presa su un certo tipo di pubblico.
Se avete un’app con utenti gratuiti, potrebbe aver senso annunciare un periodo di grazia in cui il prezzo della versione premium non sarà aumentato per un periodo di tempo, prima di recepire gli aumenti generalizzati.
Per fare un esempio pratico, se avete un’app in vendita attualmente a 9,99 euro (Tier 10), il suo prezzo salirà dopo gli aumenti a 11,99 euro. Per mantenere il prezzo sotto i 10 euro, dovrete passare al Tier 8, attualmente 7,99 euro, ma che salirà a 9,99 euro dopo il 5 ottobre.
Dal pulsante in fondo all’articolo è possibile scaricare una tabella comparativa dei vecchi e nuovi prezzi, e il corrispondente aumento percentuale.
Riguardo agli abbonamenti con rinnovo automatico ricorrente, Apple ha comunicato che gli sviluppatori potranno mantenere le fasce di prezzo attuali se lo desiderano.
Un sintomo di un cambiamento epocale?
La mossa di Apple è sintomatica del fatto che qualcosa è cambiato nel mondo hi-tech, e alcune leggi e consuetudini che hanno governato il mercato per decenni si sono incrinate. Lo avevamo già segnalato a proposito degli aumenti di prezzo delle console Playstation 5: non era mai accaduto che il prezzo di una console aumentasse sensibilmente a più di un anno dal suo lancio, invece di diminuire drasticamente come è stato per le generazioni precedenti.
Lo stesso è accaduto nel campo delle schede grafiche dopo la pandemia, quando le difficoltà di approvvigionamento e l’aumento della domanda (drogata anche dalle richieste dei miner di criptovalute, all’epoca ai massimi del mercato) hanno determinato prezzi assurdi anche sul mercato dell’usato. E anche Intel e altri produttori di chip hanno annunciato rincari.
Il mercato hi-tech è stato regolato da decenni sulle leggi di Moore, che aveva osservato che il numero di transistor nei chip raddoppiava ogni due anni, facendo diminuire i costi di produzione. Questo principio, già minato dai limiti della tecnologia (non è possibile miniaturizzare all’infinito), sembra ora messo in crisi da cambiamenti geopolitici e di mercato di cui forse ancora non comprendiamo la portata.
È possibile che la decisione di Apple sia giustificata dall’aumento dei costi della gestione del backend sul cloud, specialmente per quanto riguarda i data center europei? Possibile, ma poco probabile, considerando che in ogni caso non è stato toccato il livello gratuito – che genera la stragrande maggioranza dei download – e che tra prezzo di vendita e dimensione dell’app non c’è alcuna correlazione.
Se davvero servono 20 centesimi in più per coprire i costi di gestione, perché aumentare i prezzi del 20 percento su tutta la gamma, toccando i 200 euro di aumento per le app più costose?
Con questi aumenti Apple sta mandando un messaggio: la nuova realtà è che ogni prezzo può aumentare. Un messaggio preoccupante per un mondo che si sta spostando dall’acquisto di beni all’utilizzo di servizi.
(Immagine di apertura: BigTunaOnline)