Low code vuol dire futuro: parola di Mike Beckley, CTO di Appian
Quali sono i rapporti del low code con open source, secdevops e metaverso? Lo abbiamo chiesto a Mike Beckley, CTO di Appian, a margine dell’Appian World 2002, dopo aver parlato di workflow con il CEO Matt Calkins e aver approfondito sulla sicurezza.
Per Beckley, le aziende che cercano di standardizzare sulla base di una piattaforma di trasformazione digitale, nell’ottica di unificare la visione del cliente e modernizzare i workflow, dovrebbero adottare una piattaforma Low-Code. È dieci volte più veloce rispetto allo sviluppo tradizionale di software ed è anche il modo migliore per proteggere gli investimenti nel tempo.
Il low-code è l’approccio ideale alla modernizzazione delle applicazioni. Appian prevede anche il process mining per semplificare l’automatizzazione del process discovery dai sistemi legacy e per identificare le opportunità di ottimizzazione.
CWI: Qual è il futuro dell’approccio low-code basato su runtime?
Mike Beckley: I runtime gestiti sono il futuro. Il low-code di Appian è basato su Kubernetes, il runtime più popolare, aperto e a prova di futuro a oggi disponibile.
Automatizzando il runtime, e non solo il design time, Appian semplifica sia l’automatizzazione della creazione di app, sia il DevOps. Gli utenti Appian non hanno bisogno di sapere nulla su Kubernetes o sull’orchestrazione dei container: la piattaforma se ne occupa al posto loro.
La gestione del runtime inoltre semplifica per Appian la generazione in tempo reale di anteprime delle app e dei workflow per poter entrare in fase di produzione in pochi secondi invece che in giorni, eliminando i passaggi di compilazione del codice, sempre a rischio di tempi lunghi ed errori potenziali”.
CWI: Quali sono i rapporti tra low code e (Sec)DevOps?
MB: “Il Low-Code fornisce più opportunità per automatizzare DevSecOps, consentendo agli sviluppatori di concentrarsi sulla configurazione di una piattaforma esistente piuttosto che sulla creazione e compilazione di codice personalizzato. Ci sono grandi vantaggi in termini di costi, complessità e rischi di sicurezza e affidabilità. Gli strumenti Low-Code rendono facile costruire un’app e piattaforme come Appian includono appunto il DevSecOps automatizzato”.
CWI: Qual è la relazione tra low-code e shadow IT?
MB: “Il Low-Code è raramente shadow IT. Le piattaforme Low-Code sono tipicamente acquisite e gestite dall’IT in modo che le unità di business possano collaborare con l’IT su un modello condiviso del business e dei suoi workflow”.
CWI: È possibile far coesistere low-code e open source?
MB: “Sì. La piattaforma Appian Low-Code include molte funzionalità open source che consentono di non doverle imparare. Gli sviluppatori possono anche estendere le funzionalità della piattaforma Low-Code con dei plug-in scritti in codice libero che possono creare personalmente o scaricare dall’Appian App Marketplace”.
CWI: Ha senso portare le capacità del Low-Code nel Metaverso?
MB: “Possiamo usare il low-code nella realtà virtuale? Sì, senza problemi. Appian ha dimostrato l’integrazione in Realtà Virtuale anni fa. Il problema è che la Realtà Virtuale stessa non è riuscita a dimostrarsi utile al di là di alcune applicazioni”.