È iniziata negli Stati Uniti la seconda stagione di Mr. Robot, la serie prodotta da USA Network che ha un successo strepitoso tra noi nerd gli appassionati ed esperti di informatica e IT security.

La serie, scritta e diretta dall’esordiente (in tv) Sam Esmail, racconta le vicende di un tecnico informatico con seri problemi psichiatrici e una dipendenza dalla morfina.

Di giorno impiegato in un’azienda di IT security, di notte hacker-giustiziere che usa le sue doti per far incarcerare pedofili e contrastare lo strapotere delle multinazionali. Entrato in contatto con il gruppo F-society, plasmato sulla falsariga di Anonymous, si imbarcherà nel progetto di cambiare il mondo un bit alla volta.

Sebbene uno degli aspetti più importanti della trama sia abbastanza prevedibile, perché un cliché ormai trito (niente spoiler, non vi sveliamo quale), la serie come dicevamo si è guadagnata un vasto credito e apprezzamento tra informatici ed esperti di sicurezza perché, forse per la prima volta in tv o al cinema, tecnica, strategia e modus operandi dell’hacker sono ritratti con grande realismo, senza bisogno di scomodare effetti speciali, strumenti impossibili o agendo in modi totalmente assurdi. NCIS e CSI:Cyber sono due esempi di serie tv che quando parlano di hacking, “lo fanno sbagliato”.

In Mr Robot non vedrete mai due persone usare la stessa tastiera, come se questo potesse avere un qualche effetto nel velocizzare la risposta a un attacco informatico

Ecco quindi sei motivi per cui Mr Robot piace a chi lavora nell’IT o è appassionato di informatica.

1 – Il personaggio dell’hacker

Nel cercare di dipingere la figura dell’hacker, molte fiction esagerano con gli stereotipi (persone completamente isolate dalla realtà), o mancano completamente alcune delle caratteristiche. Qui il protagonista, magistralmente interpretato da Rami Malek, presenta gli stessi contrasti che ho potuto osservare in alcuni degli hacker che ho potuto conoscere.

Una figura quasi dimessa e remissiva di giorno, si fa prendere da deliri di onnipotenza quando è davanti a un terminale; alterna timidezza e impaccio nei rapporti sociali a momenti di schiettezza brutale con le persone che ha vicine, con atteggiamenti tipici di chi soffre della sindrome di Asperger; ossessionato dal controllo, anche nei confronti della sua dipendenza, ma capace di perdere completamente il contatto con la realtà in alcuni momenti.

2 – Strumenti reali

I programmi, comandi e strumenti (anche hardware) usati nelle scene sono reali. Niente animazioni messe lì solo a far coreografia. Molti dei tool usati sono a linea di comando, e vengono effettivamente impartiti comandi e parametri in modo corretto.

Tra i software o i servizi usati da Elliot troviamo Kali Linux, Gnome, Metasploit, John the Ripper, Proton Mail, FlexiSPY, per non elencare i tool Linux a linea di comando.

mr robot stagione 2

Una curiosità: tutto quel che si vede sui monitor è stato effettivamente ripreso dalle telecamere, e non aggiunto in post-produzione come avviene quasi sempre.

3 – Tecniche reali

Ogni singolo hack descritto nelle varie puntate è replicabile, con gli stessi strumenti e tecniche usate dal protagonista. Forse l’unico aspetto irrealistico è che gli attacchi vanno sempre a buon fine e in tempi rapidi. Nella realtà potrebbero occorrere giorni o settimane prima di riuscire per esempio a far aprire un file contenente un malware alla propria vittima. O potrebbe non accadere affatto. Si tratta pur sempre di fiction, e lo sceriffo va sempre a segno al primo colpo.

4 – Social engineering

Moltissimi hack cominciano, esattamente come nella realtà, con operazioni di social engineering. Vengono raccolti dati e informazioni sulla vittima, per esempio spulciando il suo profilo LinkedIn, per poi usarle per acquisire la sua fiducia e fargli fornire informazioni che non avrebbe dovuto rivelare a sconosciuti, o fargli involontariamente installare un trojan. Perché scomodare vulnerabilità di accesso remoto quando manipolare una persona è molto più facile?

5 – Easter egg

In ogni episodio c’è qualche easter egg o particolare divertente. Per esempio, il titolo di ogni episodio della prima serie finisce con un’estensione di un formato di file video diverso; la casa in cui Elliot è cresciuto è al n. 404 della via.

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Nel primo episodio della stagione si vede un indirizzo IP. Provando a contattarlo in rete, si ricevono diversi indizi per una piccola caccia al tesoro crittografica (la soluzione degli enigmi la trovate qui).

6 – E’ davvero scritta per “noi”

Una delle cose più peculiari è che gli autori non si sentano in dovere di spiegare ai profani cosa sta succedendo sullo schermo. Quando si parla di IDS, Raspberry Pi, KDE o rootkit, non bisogna aspettarsi la classica richiesta di spiegazioni da parte di un personaggio un po’ tonto, messo lì solo allo scopo di far capire anche ai meno esperti di cosa si stia parlando. Spesso nella spiegazione i termini vengono così banalizzati da risultare scorretti (per non parlare poi delle traduzioni italiane).

La prima stagione – premiata con tre Golden Globe – è stata trasmessa in Italia da Mediaset Premium la scorsa primavera, anche se moltissimi italiani la hanno vista in versione originale recuperandola con altri sistemi (del resto, il target designato ha per definizione le competenze per farlo…). La seconda stagione è in onda in queste settimane negli Stati Uniti.

La seconda stagione è iniziata la scorsa settimana negli Usa. Il trailer comprende un cameo d’eccezione: niente meno che Barack Obama.