Con l’acquisizione di Red Hat IBM può davvero scalare i vertici del mercato cloud?
L’acquisizione di Red Hat per un valore di 34 miliardi di dollari potrebbe essere il punto di svolta che rivoluzionerà il business del cloud computing di IBM. Questa è l’opinione di Alan Waite, analista senior director di Gartner, che ha seguito il salto di Big Blue nella sfera del cloud ibrido dopo anni trascorsi a cercare di raggiungere Amazon Web Services, Microsoft Azure e Google nel mercato altamente competitivo del cloud.
Con 34 miliardi di dollari l’accordo rappresenta la terza acquisizione più importante della storia tech americana, dopo la fusione di 67 miliardi di dollari tra Dell ed EMC nel 2016 e l’acquisizione nel 2000 di SDL da parte di JDS Uniphase per un valore di 41 miliardi di dollari.
Anche se la quantità di denaro speso appare incredibile, ha spiegato Waite, l’accordo ha in realtà un senso per IBM, che ha visto il proprio fatturato diminuire costantemente negli ultimi cinque anni. “È una cosa positiva per IBM: ha senso per loro”, ha detto Waite. “Fornisce loro grandi capacità IT ibride nel cloud. Finora IBM non ha avuto particolare successo nell’integrazione tra on-premise e cloud pubblico. Non sono stati in grado di competere con AWS e Google in questo ambito”.
“Il cloud ibrido è assolutamente un’area di crescita e ultimamente IBM non è riuscita a stare al passo con i concorrenti. Non stiamo vedendo l’on-premise sparire, ma il futuro per l’IT è innegabilmente ibrido e questa è una delle ragioni principali che sta alla base dell’acquisizione. IBM ha venduto il business x86 a Lenovo ed è diventata sempre meno importante nell’ambiente on-premise e mentre la loro proposta cloud è valida, non ha fin qui portato ai risultati sperati”.
Sebbene il suo prodotto principale sia un software open source gratuito basato su Linux, Red Hat ha ottenuto guadagni redditizi da Red Hat Enterprise Linux. Secondo il vicepresidente e analista di Forrester, Dave Bartoletti, l’unione scaturita da IBM e Red Hat potrebbe potenzialmente rimodellare il mercato delle piattaforme open source e cloud per gli anni a venire.
Tuttavia, come ogni fusione, mettere insieme due entità così importanti porrà alcune inevitabili sfide. In quanto tale, per Waite, la decisione di IBM di lasciare per il momento Red Hat indipendente è giusta. “La mia preoccupazione se dovessi mettermi nei panni di Red Hat è come integrare le culture”. IBM ha alcune valide offerte open source, ma il suo focus è sempre stato il successo commerciale e quindi potrebbero esserci alcune preoccupazioni culturali. IBM dovrebbe lasciare continuare Red Hat a fare le cose che ha sempre fatto e che, infatti, hanno avuto successo. Red Hat Linux, Openshift e Ansible, dal nostro punto di vista, sono stati prodotti molto apprezzati”.
“IBM ha anche bisogno di sfruttare questo investimento per le proprie tecnologie, usandolo ad esempio per migliorare le proprie offerte di cloud pubblico. Alcune delle tecnologie Red Hat, come Linux, potrebbero benissimo giovare ai mainframe IBM”.
Tuttavia, continuiamo a chiederci (ed è questa in fondo la domanda che si fanno tutti) se questa acquisizione sarà sufficiente a catapultare IBM davanti ai suoi rivali storici. La risposta, secondo Waite, è sfortunatamente no. “È improbabile che ciò avvenga. In questo momento IBM è un fornitore cloud di secondo livello. L’acquisizione porterà sicuramente dei vantaggi competitivi a IBM, ma se si guarda a quanto ammonta il business cloud di Amazon, è improbabile che IBM riuscirà a raggiungere (tantomeno a superare) tali cifre”, conclude Waite.