Arriva il Data Act per la condivisione dei big data in Europa
La Commissione Europea ha presentato ieri la proposta della Legge sui Dati, più nota come Data Act. Il testo, che dovrà essere successivamente votato dal Parlamento, mira a limitare lo strapotere delle grandi aziende della data economy permettendo agli utenti, ma anche ad aziende locali e più piccole, di accedere ai dati per ricavarne valore e generare nuovi servizi attraverso dei protocolli di accesso e condivisione delle informazioni.
La quantità di dati generati dagli enti pubblici, dalle imprese e dai cittadini è in costante aumento e, stando alle previsioni, entro il 2025 dovrebbe quintuplicarsi.
Attualmente però, il valore di questi dati nell’economia europea non viene sfruttato appieno a causa di una serie di fattori. Le questioni chiave comprendono la mancanza di chiarezza riguardo a chi può accedere ai dati generati dai prodotti connessi e utilizzarli, il fatto che le PMI spesso non sono in grado di negoziare accordi equilibrati di condivisione dei dati con gli operatori di mercato più forti, le barriere al passaggio tra servizi cloud ed edge competitivi e affidabili nell’UE e la limitata capacità di mettere insieme dati provenienti da diversi settori.
La Commissione Europea ha quindi proposto nuove norme sulla governance dei dati per facilitarne la condivisione in tutta l’UE e in tutti i settori, per far sì che cittadini e imprese abbiano maggiore controllo e fiducia per il trattamento dei loro dati, fornendo un modello alternativo alle attuali pratiche di trattamento delle grandi piattaforme tecnologiche, che dispongono di un elevato potere di mercato e controllo di grandi quantità di dati.
La nuova strategia consentirà di sfruttare tali dati e propone la creazione di nove spazi comuni per i dati in vari ambiti, dal settore industriale a quello dell’energia; dal settore sanitario al Green Deal europeo.
Il regolamento getterà le basi per un nuovo modo di gestire i dati a livello europeo che rispetti i valori e principi dell’UE, come la protezione dei dati personali (GDPR), la protezione dei consumatori e le norme sulla concorrenza.
Il Commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, ha dichiarato: “Oggi inauguriamo un vero approccio europeo alla condivisione dei dati. Il nuovo regolamento creerà un clima di fiducia e faciliterà lo scambio di dati tra tutti i settori e gli Stati membri, e allo stesso tempo lascerà il controllo a chi genera i dati. Considerato il ruolo sempre maggiore che i dati industriali hanno nella nostra economia, l’Europa ha bisogno di un mercato unico dei dati aperto ma sovrano. Se affiancato dagli investimenti giusti e da infrastrutture essenziali, il regolamento aiuterà l’Europa ad affermarsi come continente leader in materia di dati.”
Le parole chiave alla base del nuovo approccio saranno neutralità e trasparenza dei soggetti intermediari che organizzano la condivisione e la messa in comune dei dati, in modo da aumentare la fiducia degli utenti.
Il regolamento comprende:
- una serie di misure volte ad aumentare la fiducia nella condivisione dei dati, poiché la diffidenza è attualmente un grande ostacolo e si traduce in costi elevati
- nuove norme dell’UE in materia di neutralità per consentire ai nuovi intermediari di dati di diventare organizzatori affidabili della condivisione dei dati
- misure volte a favorire il riutilizzo di alcuni dati detenuti dal settore pubblico. Per esempio, il riutilizzo dei dati sanitari potrebbe far progredire la ricerca di cure per le malattie rare o croniche.
- soluzioni per dare agli europei il controllo sull’uso dei dati che generano, rendendo più facile e sicuro per le aziende e i singoli cittadini mettere volontariamente a disposizione i propri dati per il bene comune.
I benefici per individui, imprese e PMI
Nelle intenzioni della Commissione, la nuova legge darà alle persone e alle imprese un maggiore controllo sui loro attraverso un diritto rafforzato di portabilità dei dati, che permetterà di copiare o trasferire facilmente tra diversi servizi i dati generati grazie a oggetti, macchine e dispositivi intelligenti.
Sarà anche più facile trasferire dati ai prestatori di servizi e tra questi ultimi, il che favorirà la partecipazione di un maggior numero di operatori, tra cui le PMI, alla data economy.
Per esempio, i fornitori di servizi post-vendita potranno migliorare e innovare i loro servizi e competere su un piano di parità con i servizi offerti dai produttori. Gli utilizzatori di prodotti connessi, tra cui i consumatori, gli agricoltori, le compagnie aeree, le imprese di costruzione o i proprietari di edifici, possono così scegliere un fornitore di servizi per la riparazione e manutenzione più economico (o decidere di effettuare essi stessi la manutenzione o la riparazione), beneficiando così di prezzi più ridotti su tale mercato, prolungando la durata di vita dei prodotti connessi e contribuendo in tal modo agli obiettivi del Green Deal.
La disponibilità di dati sul funzionamento delle apparecchiature industriali consentirà inoltre alle fabbriche, alle aziende agricole o alle imprese di costruzione di ottimizzare la gestione dei cicli produttivi, delle linee di produzione della catena di approvvigionamento, e della manutenzione predittiva, anche sulla base dell’apprendimento automatico.
La capacità delle imprese di utilizzare i dati generati dagli oggetti che fabbricano rimane inalterata. Inoltre, il soggetto terzo scelto dall’utente compensa il fabbricante per i costi di concessione dell’accesso ai dati, vale a dire per le modalità tecniche di messa a disposizione dei dati, come le interfacce per programmi applicativi.
Le garanzie previste dalla proposta evitano situazioni in cui i dati sono utilizzati in modi che possono pregiudicare le opportunità commerciali del fabbricante grazie a misure tecnologiche di protezione. Per esempio, non sarà consentito l’uso dei dati per sviluppare prodotti o servizi correlati che sarebbero in concorrenza con il prodotto originale che ha generato i dati, oppure l’uso da parte di soggetti che non ne hanno titolo.
La Commissione, assistita da un gruppo di esperti, elaborerà e raccomanderà clausole contrattuali tipo non vincolanti, che aiuteranno le PMI a negoziare accordi di condivisione dei dati in modo equilibrato ed equo con imprese che godono di una posizione negoziale notevolmente più forte.
Il Data Act nel contesto della strategia europea per i dati
Nell’ottica di un’economia data driven, le big-tech statunitensi hanno acquisito un vantaggio incolmabile nell’acquisizione dei dati e nell’intelligenza artificiale. Oltre al ritardo tecnologico e infrastrutturale, nessuna azienda europea ha le dimensioni per poter competere, anche solo sul mercato interno. La dipendenza europea da tecnologie e servizi esteri potrebbero portare a una dipendenza dagli USA che, nell’epoca dei dati, non è strategicamente accettabile.
La Commissione UE sta quindi varando norme che mirano a facilitare la condivisione, la cooperazione e la migrazione dei dati, in modo da limitare il lock-in da un lato, e dall’altro consentire la creazione di un ecosistema di aziende e servizi in grado di generare valore, se non dalla produzione e raccolta dei dati, almeno dalla loro analisi, incrocio e interpretazione.
Ripescando il noto paragone con l’industria petrolifera (data is the new oil), se l’Europa non ha giacimenti di dati, fermamente in mano alle big-tech americane, vuole almeno garantirsi l’interoperabilità degli oleodotti con le raffinerie e le industrie di trasformazione locali.
La strategia europea sui dati include la Legge sulla Governance dei dati e il progetto GaiaX.
Ha collaborato Arianna Narciso