Il DMA è in vigore: i primi effetti nell’offerta delle big tech “gatekeeper”
Il Digital Markets Act (DMA), la nuova ambiziosa legge europea che punta a riequilibrare i poteri nel settore tecnologico, è entrata in vigore oggi dopo anni di negoziati. Questo regolamento mira a prevenire pratiche anticoncorrenziali, promuovere l’innovazione e offrire maggiori opportunità ai piccoli operatori del mercato. Le aziende designate come gatekeeper, ovvero quelle con un fatturato superiore ai 7,5 miliardi di euro nell’UE, una capitalizzazione di mercato di almeno 75 miliardi, almeno 45 milioni di utenti finali mensili e 10.000 utenti aziendali stabiliti nell’UE, devono ora rispettare le norme del DMA per garantire condizioni di parità. Ecco le principali misure adottate da questi gatekeeper per rispettare il DMA ed evitare, nel caso non ne rispettino le norme, pesanti sanzioni fino al 10% del loro fatturato annuale globale, che possono raddoppiare in caso di recidiva e di inosservanza.
Apple
Il colosso di Cupertino ha dovuto apportare cambiamenti radicali al suo ecosistema iOS e ai servizi correlati. Gli utenti europei possono ora installare app di terze parti al di fuori dell’App Store tramite store di terze parti. Apple, multata proprio nei giorni scorsi dall’UE per pratiche anticoncorrenziali nel mercato delle piattaforme di streaming musicale, deve inoltre consentire la disinstallazione di app preinstallate come Safari e Mappe, oltre ad autorizzare sistemi di pagamento alternativi all’interno delle app.
Google ha introdotto un “menu di scelta” che consente agli utenti di selezionare facilmente motori di ricerca, browser, app di messaggistica e altri servizi di terze parti al momento dell’installazione iniziale di Android. Inoltre, ha rimosso le restrizioni che impedivano agli sviluppatori di utilizzare sistemi di pagamento alternativi all’interno delle proprie app.
Microsoft
Microsoft, soggetta al DMA a causa di Windows, ha introdotto un’opzione per disinstallare il browser Edge e disattivare il motore di ricerca Bing all’interno del suo sistema operativo. Anche i widget e altre funzionalità di Windows sono state disaccoppiate per consentire ad altri provider di servizi di ricerca online, inclusa Google, di prendere il posto di Bing.
Meta
Meta ha eliminato le restrizioni che bloccavano gli inserzionisti nel contattare gli utenti su altre piattaforme di social media. Gli utenti possono ora disinstallare app come WhatsApp e Instagram dai loro dispositivi. Meta deve inoltre consentire l’interoperabilità tra i suoi servizi di messaggistica e quelli di altre società.
Amazon
Il gigante dell’e-commerce ha dovuto aprire la sua piattaforma a venditori e servizi logistici di terze parti in modo non discriminatorio. Amazon non può più dare preferenza ai propri servizi di logistica, né utilizzare i dati dei venditori per sviluppare prodotti concorrenti. Inoltre, gli acquirenti possono ora iscriversi a programmi di fidelizzazione di terze parti.
ByteDance
L’azienda madre di TikTok ha rimosso le pratiche che davano preferenza ai suoi servizi nell’app di condivisione video. Gli utenti possono ora trasferire facilmente i loro dati e follower su altre piattaforme concorrenti. ByteDance deve inoltre consentire l’installazione di app di streaming rivali sui suoi dispositivi.