Il MEF (Ministero Economia e Finanza) sta valutando come aumentare il gettito della Web Tax nell’ambito della nuova legge finanziaria, anche se il governo è preoccupato per le possibili ritorsioni degli Stati Uniti, dove ha sede la maggior parte delle big tech interessate dal provvedimento.

Washington ha infatti minacciato dazi contro le tasse unilaterali sui servizi digitali in Europa come quella italiana, che frutta quasi 400 milioni di euro all’anno e si applica a Meta, Google e Amazon. Il Segretario al Commercio degli Stati Uniti Gina Raimondo sarà a Roma questa settimana per una riunione del G7 e incontrerà il primo ministro italiano Giorgia Meloni il 10 ottobre.

I funzionari governativi che hanno sollevato la questione della Web Tax, e che hanno chiesto di non essere nominati a causa della delicatezza della questione, sostengono che il MEF potrebbe rivedere l’imposta aumentando il numero di aziende che devono pagarla o aumentandola per le aziende già interessate.

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La legge finanziaria del 2019 aveva introdotto un prelievo del 3% sui ricavi delle transazioni via internet per le aziende con un fatturato di almeno 750 milioni di euro, di cui almeno 5,5 milioni realizzati in Italia. L’imposta doveva essere eliminata in seguito all’approvazione di una tassa minima globale volta a riassegnare i diritti di tassazione su circa 200 miliardi di dollari di profitti societari ai Paesi in cui le aziende coinvolte svolgono la loro attività.

Legge internazionale che però non è mai entrata in vigore dopo essersi impantanata a causa delle divisioni tra Stati Uniti, India e Cina e nonostante gli sforzi dell’Italia per rilanciare i colloqui durante la sua presidenza del G7 quest’anno. Un accordo tra gli Stati Uniti e cinque Paesi dell’UE, tra cui l’Italia, che ha portato a un congelamento delle tariffe minacciate da Washington, è formalmente scaduto a giugno, anche se gli Stati Uniti non hanno poi agito in base ai piani precedentemente annunciati.

Il sottosegretario per l’Economia e le finanze Lucia Albano ha dichiarato la scorsa settimana che il governo vuole intervenire sulle distorsioni che legalmente permettono alle aziende, compresi i gruppi di e-commerce, di pagare meno del dovuto.