Come abbiamo riportato qualche giorno fa, l’associazione di categoria CISPE (Cloud Infrastructure Service Providers of Europe) ha accettato una proposta di conciliazione da parte di Microsoft. L’accordo, che si inserisce in un contenzioso con la Commissione europea iniziato due anni fa, riguarda le controverse pratiche di licenza software del colosso di Redmond, accusato di offrire prezzi più vantaggiosi per l’utilizzo dei propri prodotti sulla piattaforma Azure rispetto ad altre soluzioni cloud concorrenti.

Questa decisione ha scatenato una reazione accesa da parte di Google, con Amit Zavery, responsabile della divisione piattaforme di Google Cloud, che ha apertamente criticato l’approccio di Microsoft, accusata da Zavery di tentare di “comprare il silenzio dei querelanti” anziché affrontare il nocciolo della questione.

Tuttavia, fonti anonime riportate da The Register hanno rivelato che anche Google avrebbe tentato una manovra simile. Secondo queste informazioni, la grande G avrebbe infatti proposto un’offerta significativa al CISPE, che includeva il raddoppio della somma offerta da Microsoft, un contributo da parte di Amazon Web Services (AWS) e circa mezzo miliardo di euro in vantaggi software distribuiti su un quinquennio.

google cispe

È importante notare che AWS, in quanto membro fondatore del CISPE, ha confermato il suo impegno a sostenere l’associazione, sottolineando il diritto delle imprese di utilizzare il software su qualsiasi piattaforma cloud senza penalizzazioni.

La maggioranza dei membri del CISPE ha comunque optato per l’accordo con Microsoft, temendo che accettare l’offerta di Google potesse trasformare l’associazione in uno strumento nella guerra tra i colossi tecnologici. Se Microsoft riuscirà a risolvere le problematiche entro nove mesi, l’intero ecosistema cloud europeo potrebbe beneficiarne, con miglioramenti e software teoricamente disponibili per tutti i fornitori di servizi cloud del continente.

Google continua a criticare aspramente le pratiche di licenza di Microsoft, definendole anticoncorrenziali e paragonandole a una “tassa” sui software non eseguiti su Azure. L’azienda ha dichiarato di star valutando opzioni per contrastare queste pratiche e promuovere l’innovazione e la crescita dell’economia digitale in Europa.

Alcuni osservatori hanno però trovato ironiche le proteste di Google, considerando l’entità della sua stessa offerta a CISPE. Questo caso solleva importanti questioni sulla concorrenza nel mercato del cloud e sul ruolo delle associazioni di categoria nel mediare tra gli interessi dei vari attori del settore. Resta da vedere come si evolverà la situazione e quali saranno le implicazioni a lungo termine per il mercato del cloud europeo e globale.