Da un punto di vista geopolitico il 2025 è cominciato sotto i buoni auspici. Da un lato infatti si spera che con il ritorno di Trump alla Casa Bianca possa esservi una svolta nel guerra in Ucraina e anche in Medio Oriente crescono le probabilità di una tregua tra Israele e Hamas, aprendo la strada del ritorno a casa degli ostaggi ancora prigionieri.

Ma c’è l’altra guerra, quella commerciale, tra Cina e Usa che non accenna a finire e si presume continuerà anche nei prossimi mesi. Uno degli ultimi atti dell’amministrazione Biden, denominato AI Diffusion Rule, pubblicato ieri e che entrerà in vigore tra 120 giorni, va proprio in questa direzione, introducendo ulteriori restrizioni all’esportazione dei chip di intelligenza artificiale prodotti da Nvidia. Il provvedimento Framework for Artificial Intelligence Diffusion mira a impedire l’utilizzo di chip e tecnologia AI made in USA a paesi considerati ostili o non sicuri, non solo a fini commerciali.

Sebbene la Cina rappresenti il bersaglio principale, perché è il Paese con la maggior capacità di sviluppo di modelli avanzati dopo gli USA, le restrizioni si applicano a quasi tutti i paesi al mondo, sebbene con misure di severità diversa. Solo 18 paesi, considerati “alleati e partner chiave che rispondono a elevati standard di fiducia e sicurezza” saranno del tutto esenti dalla stretta. Tra questi Gran Bretagna, Giappone e solo 10 paesi membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia.

Mappa dei paesi UE colpiti dalle restrizioni alle esportazioni di tecnologie per l'IA dagli USA

Mappa dei paesi UE colpiti dalle restrizioni alle esportazioni di tecnologie per l’IA dagli USA

L’esclusione di 17 paesi membri, che di fatto divide in due l’Unione, ha suscitato una reazione immediata della Vicepresidente esecutiva della Commissione europea e Commissaria europea per le tecnologie digitali e di frontiera Henna Virkkunen e dal Vicepresidente esecutivo della Commissione europea per il Green Deal Maroš Šefčovič. In una nota esprimono preoccupazione per le misure adottate, sottolineando che la UE collabora con gli USA su molti fronti, incluso quello della sicurezza, e che rappresenta un importante opportunità per i vendor americani, non un rischio di sicurezza. “Siamo fiduciosi di poter trovare un modo per garantire una filiera di fornitura per le tecnologie IA e il supercomputing, per il beneficio di aziende e cittadini sulle due sponde dell’Atlantico”, scrivono.

Per 120 Paesi ci saranno specifici limiti nazionali (tra questi Arabia Saudita e gli Emirati Arabi) mentre ad altri come Cina, Russia, Corea del Nord e Iran sarà imposto il blocco totale delle tecnologie più sofisticate. Alle aziende che producono ed esportano prodotti e servizi per l’AI, tra cui Nvidia, Amd, Microsoft e Amazon Web Services, sarà richiesto il rispetto di condizioni rigorose in termini di trasparenza, rendicontazione e sicurezza. I fornitori globali non potranno distribuire più del 50% della potenza di calcolo totale fuori dagli Stati Uniti.

La reazione di Nvidia, che ora confida in Donald Trump

La notizia, come prevedibile, non è stata presa affatto bene da Nvidia, che ha replicato con una lunga dichiarazione sul proprio blog a firma di Ned Finkle, vicepresidente degli affari governativi della società. D’altronde oltre la metà del fatturato della società nell’ultimo trimestre finanziario pari a 35 miliardi di dollari è stata generata da Cina, Singapore e Taiwan, e di questi 5,4 miliardi solo dalla Cina.

Per decenni – si legge – la leadership negli ecosistemi informatici e software è stata una pietra angolare della forza e dell’influenza americane in tutto il mondo. E il governo federale si è saggiamente astenuto dall’intervenire su progettazione, marketing e vendita di computer e software tradizionali, fattori chiave dell’innovazione e della crescita economica. Quel progresso globale è ora in pericolo. L’amministrazione Biden ora cerca di limitare l’accesso alle applicazioni informatiche tradizionali con il provvedimento AI Diffusion, senza precedenti, fuorviante e che minaccia di far deragliare l’innovazione e la crescita economica in tutto il mondo”.

L’amministrazione Biden – prosegue il manager – cerca di minare la leadership americana con un pantano normativo di oltre 200 pagine, redatto in segreto e senza un’adeguata revisione legislativa. Questa eccessiva estensione imporrebbe un controllo burocratico su come i principali semiconduttori, computer, sistemi e persino software americani vengono progettati e commercializzati a livello globale”.

Nella dichiarazione c’è una sorta di endorsement a Trump: “La prima amministrazione Trump ha gettato le basi per l’attuale forza e successo dell’America nell’intelligenza artificiale, promuovendo un ambiente in cui l’industria statunitense poteva competere e vincere in base al merito senza compromettere la sicurezza nazionale”.

La tesi di Nvidia dunque è che le nuove regole non farebbero nulla per migliorare la sicurezza degli Stati Uniti e anzi indebolirebbero la competitività globale dell’America, colpendo l’innovazione che ha mantenuto gli Stati Uniti in vantaggio. Infine, sebbene la nuova normativa non sia applicabile per 120 giorni, secondo Finkle sta già minando gli interessi degli Stati Uniti. Nel frattempo il valore del titolo in borsa è sceso di circa il 15% rispetto al massimo storico toccato la settimana scorsa.