La Commissione Europea vuole strade connesse entro il 2019
“Si tratta di stabilire un quadro di riferimento complessivo per avere le prime strade connesse entro il 2019, quando le prime vetture a guida autonoma arriveranno sul mercato. Per allora vogliamo rendere la mobilità smart e adeguare le infrastrutture. Di qui il nostro piano Cooperative Intelligent Transport Systems (C-ITS), con investimenti che nel tempo supereranno i tre miliardi di euro”.
Così si è espressa Violeta Bulc, commissaria UE ai Trasporti nel presentare le linee guida del piano C-ITS, il cui scopo principale è rendere le strade europee sempre più intelligenti per fare in modo che le auto possano comunicare con le infrastrutture stesse.
Un sistema che sarà reso possibile sia dalla Internet of Things, sia dalle comunicazioni via 5G in cui tutto (semafori, segnaletiche, cartelli stradali) sarà connesso, senza dimenticare i sensori a bordo delle auto, che permetteranno agli utenti di ricevere le più disparate informazioni in tempo reale.
Un requisito prioritario per avere in Europa strade connesse entro il 2019 è la realizzazione di una rete unificata a disposizione di tutti i costruttori, in modo da non frammentare il mercato con standard differenti. Ma ad avere una grande importanza saranno anche temi come il controllo della privacy e la protezione dei dati personali nello scambio di informazioni tra le vetture.
Per questo, già dal 2018 saranno introdotte leggi in materia, con i primi sistemi C-ITS che vedranno invece la luce entro il 2019, anno in cui i costruttori cominceranno a produrre in serie vetture intelligenti.
Nel frattempo le linee guida del C-ITS puntano sia su infrastrutture adeguate, sia sull’incremento e il miglioramento di funzioni come la capacità delle auto di parcheggiare e di frenare in maniera autonoma e la comunicazione con altre vetture, per avvertire ad esempio se c’è un incidente. Fra danni evitati e vite salvate, si calcola con questo programma europeo un risparmio fra i quattro e i dieci miliardi di euro.
“Se stabilissimo ora il quadro normativo, rischieremmo di anticipare i tempi. Bisogna esser cauti: un hacker che riesce a violare uno smartphone può rubare dei dati. Con una vettura a guida autonoma si rischia molto di più. E c’è la parte assicurativa e della privacy da affrontare”, conclude la Bulc.