Meta e Apple sono diventate le prime due aziende a essere ufficialmente sanzionate per non aver rispettato il Digital Markets Act (DMA), il nuovo regolamento europeo che mira a contenere il potere dei colossi digitali. La Commissione Europea ha inflitto una multa di 500 milioni di euro ad Apple e di 200 milioni di euro a Meta, accusando le due aziende di pratiche anticoncorrenziali e violazioni della normativa sulla gestione dei dati personali.

Le multe, sebbene considerevoli, rappresentano solo una minima parte dei profitti trimestrali delle due società, che lo scorso gennaio hanno registrato rispettivamente utili netti per 36,33 miliardi di dollari (Apple) e 20,83 miliardi (Meta).

Apple penalizzata per le regole anti-steering

La sanzione da 500 milioni di euro inflitta ad Apple si aggiunge a una precedente multa di 1,8 miliardi di euro, sempre legata a pratiche anti-steering. L’azienda di Cupertino è stata ritenuta colpevole di aver impedito agli sviluppatori di app di indirizzare gli utenti verso sistemi di pagamento alternativi più convenienti rispetto all’App Store, violando quindi il principio di libera concorrenza promosso dal Digital Markets Act.

Oltre alla multa, la Commissione ha ordinato ad Apple di eliminare tutte le restrizioni tecniche e commerciali che impediscono agli sviluppatori di offrire scelte agli utenti. La Commissione ha però chiuso un’indagine parallela sull’adempimento degli obblighi di scelta utente da parte di Apple, riconoscendo gli sforzi “precoci e proattivi” dell’azienda per correggere alcune mancanze.

Meta e la contestata formula “consenso o pagamento”

Meta è stata invece sanzionata per il controverso modello “consenso o pagamento”, che offriva un accesso senza pubblicità solo agli utenti disposti a pagare, lasciando come unica alternativa l’accettazione della raccolta e dell’uso dei propri dati personali. Secondo la Commissione Europea, questa strategia non rispetta il Digital Markets Act perché non consente agli utenti di scegliere liberamente un’opzione che preveda un uso più limitato dei propri dati, né offre un consenso realmente informato e libero alla combinazione dei dati personali.

Apple Meta digital markets act

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La multa riguarda esclusivamente il periodo compreso tra marzo e novembre 2024, quando il modello era attivo. Successivamente, Meta ha introdotto una nuova formula pubblicitaria che include tre opzioni: pagamento, consenso o una versione con “meno pubblicità”. Tuttavia, secondo Max Schrems (noto attivista europeo per la privacy), questa nuova soluzione non risolve affatto il problema, visto che l’opzione “meno pubblicità” è una scelta fittizia, con gravi limiti di usabilità e scarsa attrattiva per gli utenti.

Nel comunicato, la Commissione ha anche annunciato che Facebook Marketplace non sarà più classificato come “gatekeeper” ai sensi del Digital Markets Act, poiché non rappresenta una piattaforma sufficientemente rilevante per collegare utenti e aziende commerciali. Il gruppo None of Your Business di Schrems, che ha già intentato diverse azioni legali sulla privacy in ambito europeo, ha dichiarato di non avere ancora piani ufficiali di ricorso, ma ha sottolineato che la questione è tutt’altro che chiusa.

Il rischio di uno scontro commerciale USA-UE

Le reazioni da parte di Meta non si sono fatte attendere e hanno assunto toni potenzialmente conflittuali. Joel Kaplan, responsabile delle relazioni globali dell’azienda, ha accusato la Commissione Europea di voler danneggiare le aziende americane a vantaggio di quelle cinesi ed europee, affermando che la riforma imposta al modello di business di Meta rappresenta “una tariffa da miliardi di euro” che obbliga l’azienda a offrire un servizio inferiore.

Preoccupazioni condivise anche da alcuni esperti di politica economica come Dirk Auer dell’International Center for Law and Economics, secondo cui queste azioni possono alimentare la percezione che l’UE stia prendendo di mira le aziende statunitensi per motivi politici più che legali. Auer avverte del rischio di una spirale di ritorsioni commerciali, con conseguenze che potrebbero andare ben oltre il settore digitale.

Le critiche non mancano nemmeno da parte dell’industria. La Computer and Communications Industry Association of Europe ha definito le multe “opache, arbitrarie e imprevedibili”, sostenendo che la Commissione sta riscrivendo i modelli di business delle piattaforme online, cambiando continuamente le regole del gioco e ostacolando l’innovazione.

Nel frattempo, l’UE sta valutando l’estensione delle tariffe anche ai servizi digitali, non solo ai beni, aumentando ulteriormente la pressione sulle big tech americane. Anche se il presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha temporaneamente sospeso le contromisure europee per 90 giorni, l’ombra di una guerra commerciale con gli Stati Uniti rimane sullo sfondo.