Tagliati 4 cavi internet nel Mar Rosso: connettività in tilt
Almeno quattro cavi sottomarini in fibra ottica sono stati danneggiati la scorsa settimana nel Mar Rosso e l’instabilità dello Yemen minaccia di impedire agli operatori di ripararli immediatamente.
Secondo la società di telecomunicazioni di Hong Kong HGC Global Communications, il taglio dei cavi ha causato un’interruzione significativa delle reti di comunicazione in Medio Oriente. HGC stima infatti che il 25% del traffico tra l’Asia e l’Europa e il Medio Oriente sia stato colpito e sta reindirizzando il traffico per ridurre al minimo i disagi per i clienti, estendendo inoltre l’assistenza alle aziende colpite.
Uno studio pubblicato dal Dipartimento di Sicurezza Nazionale nel 2017 ha stimato che il 97% di tutte le comunicazioni elettroniche intercontinentali avvengono tramite cavi in fibra ottica sottomarini, che vengono instradati sotto gli oceani del mondo. Lo stesso studio ha offerto un chiaro esempio di quanto i cavi siano vitali in Medio Oriente. Dopo che nel 2013 tre sommozzatori hanno tentato di tagliare intenzionalmente un cavo sottomarino in Egitto vicino ad Alessandria, la velocità di Internet nel Paese è diminuita di circa il 60%.
Almeno un media israeliano ha attribuito il danno agli Houthi, che hanno preso di mira le navi da carico nella zona nel tentativo di sostenere Hamas nella guerra in corso a Gaza. Gli Houthi hanno però negato con veemenza le accuse, precisando in un comunicato stampa che sono anzi intenzionati a mantenere tutti i cavi sottomarini delle telecomunicazioni e il relativo servizio al riparo da ogni possibile rischio, promettendo inoltre di fornire strutture per la riparazione e manutenzione dei cavi.
Altri osservatori hanno notato che i cavi potrebbero essere stati danneggiati dal recente affondamento della nave cargo britannica Rubymar, attaccata proprio dalle forze Houthi il 18 febbraio e abbandonata dal suo equipaggio. La nave è stata lasciata alla deriva nel Mar Rosso per giorni, con l’ancora che, trascinata sul fondo del mare, avrebbe potuto tagliare uno o più cavi.
Un portavoce della SEACOM ha dichiarato al Wall Street Journal che questa ipotesi è “plausibile”, ma al momento non vi è nulla di certo, mentre l’International Cable Protection Committee, una ONG con sede nel Regno Unito, ha ricordato che ogni anno si verificano in media 150 incidenti che danneggiano i cavi sottomarini, la maggior parte dei quali è causata da attività come la pesca commerciale e l’ancoraggio.