L’alfabetizzazione dei dati può valere fino a 500 milioni di dollari
Secondo un importante studio accademico commissionato da Qlik all’interno del Progetto di Data Literacy, le grandi aziende con un’elevata conoscenza dei dati aziendali hanno un valore di 320-534 milioni di dollari superiore rispetto alle altre. La Data Literacy, o alfabetizzazione dei dati, è la capacità della forza lavoro di un’azienda di leggere, analizzare, utilizzare i dati per prendere decisioni e comunicare con i dati in tutta l’organizzazione. Oltre ad avere dipendenti che sanno sfruttare i dati, per competere nella quarta rivoluzione industriale, le aziende devono garantire che queste competenze siano utilizzate all’interno del processo decisionale.
Nonostante la chiara correlazione tra valore aziendale e alfabetizzazione dei dati, c’è un divario tra il modo in cui le aziende percepiscono l’importanza dei dati e come si stanno attivando in termini di alfabetizzazione dei dati sulla forza lavoro. Mentre il 92% dei responsabili delle decisioni aziendali ritiene importante che i dipendenti siano alfabetizzati, solo il 17% afferma che la propria attività stia incoraggiando in modo significativo i dipendenti a diventare più avvezzi all’utilizzo dei dati.
L’alfabetizzazione dei dati può migliorare le prestazioni finanziarie
Il Data Literacy Index è un modello rigoroso che classifica le società in base alla disponibilità dei dati necessari e alla capacità di utilizzarli nel processo decisionale. Riguardo alle performance, le organizzazioni classificate nelle prime tre posizioni del Data Literacy Index mostrano un valore aziendale che va dal 3% al 5% in più rispetto alle altre. Inoltre, una migliore alfabetizzazione dei dati sembrerebbe avere una correlazione positiva con altre metriche tra cui il margine lordo, il rendimento delle attività, il rendimento sul capitale e l’utile sulle vendite.Per stilare il Data Literacy Index, sono stati intervistati 604 decision maker di aziende globali provenienti da 10 aree geografiche. Lo studio è stato definito dagli accademici di Wharton e condotto da PSB Research.
“Questa è la prima volta che viene misurata l’alfabetizzazione dei dati all’interno delle aziende. L’analisi non riguarda solo le competenze informatiche dei dipendenti dell’azienda, ma anche come e se i dati vengono utilizzati nel processo decisionale” ha dichiarato Lorin Hitt, Professore alla Wharton School dell’Università di Pennsylvania. “Questo è importante perché la nostra ricerca suggerisce che questo più ampio concetto di alfabetizzazione dei dati rappresenta un insieme di pratiche aziendali che si rafforzano reciprocamente e che sono associate a performance finanziarie migliori”.
Le aziende non sono pronte a spendere per spingere la competenza nell’utilizzo dei dati
La maggior parte dei decision maker aziendali ritiene essenziale che i dipendenti siano alfabetizzati, ma solo il 24% della forza lavoro globale è pienamente sicura della propria capacità di leggere, lavorare, analizzare e comunicare con i dati.
Ciò che aggrava ulteriormente il divario di competenze è che i due terzi delle aziende (63%) stanno pianificando di assumere più dipendenti con competenze di analytics, ma questo onere ricade sul singolo. I leader aziendali non sono infatti disposti a impegnare risorse per migliorare l’alfabetizzazione della propria forza lavoro, solo il 34% delle aziende offre attualmente corsi di alfabetizzazione dei dati e solo il 36% è disposto a pagare stipendi più alti a dipendenti già alfabetizzati.
Le competenze in termini di dati non portano necessariamente a decisioni guidate dai dati.
Quasi tutti i leader aziendali riconoscono che i dati sono importanti per il proprio settore (93%) e per le decisioni aziendali (98%). Incredibilmente, negli ultimi cinque anni solo l’8% delle aziende ha apportato cambiamenti importanti nel modo in cui i dati vengono utilizzati. Infatti, il processo decisionale basato sui dati conta il punteggio più basso delle tre dimensioni della misurazione della data literacy. Questo significa che anche le aziende che dispongono di dipendenti in grado di leggere i dati, probabilmente non trasformeranno i dati in informazioni utilizzabili nel modo più efficace possibile.
Le aziende europee mostrano maggior maturità in fatto di dati
L’Europa detiene il più alto punteggio di alfabetizzazione dei dati rispetto a qualsiasi altra regione, con il Regno Unito, la Germania e la Francia tra le nazioni in testa. Con un punteggio leggermente inferiore, gli Stati Uniti e l’APAC sono più o meno allo stesso livello, sebbene Singapore sia la nazione più alfabetizzata di dati a livello globale. Ciò riflette un maggiore riconoscimento al valore dei dati da parte dei decision maker delle imprese europee, con il 72% che afferma essere molto importante, rispetto al 60% in Asia e al 52% negli Stati Uniti.
I decision maker aziendali statunitensi hanno apportato i maggiori cambiamenti al modo in cui le aziende utilizzano i dati, ma non stanno facendo molto per insegnare ai dipendenti a lavorare con i dati. Gli Stati Uniti presentano i livelli più bassi di formazione (30%) e solo il 16% riferisce che la propria azienda incoraggi significativamente i dipendenti a prendere più confidenza con i dati.
Settori più alfabetizzati
Ci sono differenze più significative nell’alfabetizzazione tra i vari settori, piuttosto che tra regioni. I settori sanitario, retail e immobiliare sono quelli che hanno registrato performance con i risultati più bassi (con i rispettivi punteggi di 67,1, 69,2 e 70,7), mentre i settori amministrativi, tech e finanziari hanno ottenuto risultati più consistenti (rispettivamente 81,1, 80,2 e 77,4).
Commentando questi dati, Jordan Morrow, Global Head of Data Literacy di Qlik, ha dichiarato: “Accanto alla diffusione di automazione, robotica e intelligenza artificiale, sta emergendo la quarta rivoluzione industriale. I dati saranno il suo linguaggio universale e le aziende che lo padroneggeranno ne trarranno notevoli vantaggi. Eppure, mentre le aziende prestano attenzione all’alfabetizzazione dei dati per il proprio business, la loro disponibilità a impegnare risorse per i dipendenti che si occupano di dati è carente, così come l’impegno ad attuare cambiamenti che consentirebbero decisioni basate sui dati. In soli cinque anni sarà chiaro chi saranno i vincitori della rivoluzione dei dati. Il Data Literacy Index non è solo un apripista. È una call-to-action per i leader aziendali che devono difendere la propria posizione sul mercato.”