Ricavi aziendali al +9% grazie alla collaborazione sugli ecosistemi di dati
Da una nuova ricerca del Capgemini Research Institute emerge che, a livello globale, le organizzazioni che condividono, scambiano e collaborano attraverso i dati all’interno di un ecosistema possono ottenere benefici finanziari fino a 940 milioni di dollari, pari al 9% dei ricavi annuali per un’organizzazione con un fatturato annuo pari a 10 miliardi di dollari.
Nei prossimi cinque anni questi benefici potranno essere raggiunti grazie a tagli sui costi, nuovi flussi di ricavi e incremento della produttività. Il report, dal titolo Data sharing masters: How smart organizations use data ecosystems to gain an unbeatable competitive edge, stima un ulteriore vantaggio in termini finanziari pari a 10 punti percentuali per le organizzazioni inserite in data ecosystem più collaborativi e complessi.
Tuttavia, il 61% delle organizzazioni è integrato soprattutto in ecosistemi che prevedono una condivisione dei dati piuttosto semplice, con bassi livelli di collaborazione, mentre solo il 39% delle aziende sta trasformando le informazioni basate sui dati in un vantaggio competitivo di lungo periodo.
La monetizzazione dei dati è sempre più attraente
Per quanto riguarda i principali driver di business legati alla partecipazione delle organizzazioni agli ecosistemi di dati, il 54% dichiara un interesse crescente verso la monetizzazione degli stessi, dal momento che i data ecosystem hanno avuto un impatto significativo su molteplici aspetti delle aziende, soprattutto in termini di customer satisfaction. Ecco perché la maggior parte delle organizzazioni è ottimista riguardo agli ecosistemi di dati e prevede di registrare benefici di pari livello anche nei prossimi tre anni.
Bisogna accelerare la condivisione dei dati all’interno degli ecosistemi
Dallo studio emerge anche che, grazie alle prospettive di incremento del business value, un’organizzazione su quattro si è detta pronta a investire oltre 50 milioni di dollari nei data ecosystem entro i prossimi due o tre anni e il 76% oltre 10 milioni di dollari, con un investimento medio per ogni azienda di circa 40 milioni di dollari.
Si notano significative variazioni in termini di investimento per quanto riguarda i paesi e i settori: il 55% delle organizzazioni attive nel comparto delle telecomunicazioni investirà oltre 50 milioni di dollari, mentre nel settore bancario la percentuale scende al 43%. Healthcare ed enti governativi rimangono indietro, con un investimento superiore ai 50 milioni di dollari stimato rispettivamente dal 18% e dal 7% degli intervistati. Stati Uniti e Regno Unito saranno i paesi a registrare gli investimenti più ingenti, con più di un’organizzazione su tre che registrerà investimenti per oltre 50 milioni di dollari nei prossimi tre anni.
Quasi la metà delle organizzazioni (48%) intende accedere a nuovi ecosistemi o iniziative, e l’84% prevede di farlo entro i prossimi tre anni. Più di un’organizzazione su tre (36%) sta lavorando per rafforzare le iniziative all’interno dell’ecosistema esistente. Se da un lato i benefici finanziari sono chiari, dall’altro il 61% delle aziende si sta ancora interessando a ecosistemi tradizionali a basso valore, con uno scarso livello di collaborazione e una condivisione dei dati piuttosto semplice. Solo il 14% delle aziende ha infatti adottato modelli di data ecosystem più collaborativi e tipologie di condivisione dei dati più complesse.
Gli ecosistemi di dati guidano l’agenda della sostenibilità
Tra i fattori interni che spingono le organizzazioni a prendere parte agli ecosistemi di dati, il 60% degli intervistati citano la volontà di fare progressi su obiettivi legati allo sviluppo sostenibile e al cambiamento climatico. Tra le organizzazioni che desiderano creare un impatto sociale e di sostenibilità attraverso gli ecosistemi di dati, la maggior parte si concentra sull’impegno per lo sviluppo sostenibile con una prospettiva ambientale, sociale e di governance (73%) e per l’inclusione delle fasce sociali più svantaggiate (65%).
“Stiamo assistendo a un forte slancio normativo nell’UE per istituire sistemi di condivisione dei dati più fluidi nel settore dei servizi finanziari. Le solide strutture di data governance che abbiamo implementato proteggono i dati sensibili dei clienti e sono allo stesso tempo in linea con l’evoluzione delle normative: questo contribuisce non solo a rendere più fluido lo scambio di dati con i partner del nostro ecosistema, ma permette anche ai nostri clienti di ottenere maggiori benefici” ha dichiarato Christina Poirson, Group Chief Data Officer di Société Générale.
Marco Perovani, COO di Capgemini in Italia, ha aggiunto: “I dati sono il fulcro dell’innovazione. Le organizzazioni che ne stanno sfruttando il potenziale hanno già notato i chiari vantaggi che emergono dalla loro condivisione e oggi guardano anche a fonti meno tradizionali di dati, come gli aggregatori e i data disruptor, al fine di ricavare informazioni rilevanti e di buona qualità che possano far nascere nuove idee, decisioni di business e, soprattutto, estendere il vantaggio competitivo dell’azienda”.
Le forme emergenti di data sharing permettono alle organizzazioni di agire in modo meno aggressivo e sono concepite per operare con i dati in forma anonima. Tuttavia, secondo il 56% delle organizzazioni, la mancanza di piattaforme di condivisione che possano controllare i diritti di accesso è considerata la principale sfida tecnologica per implementare e portare su scala le iniziative di condivisione dei dati. Su questo versante Capgemini ha sviluppato una roadmap suddivisa in cinque punti fondamentali:
• Formulare una strategia per l’ecosistema di dati
• Prendere le principali decisioni di progettazione relative all’ecosistema
• Elaborare un piano di implementazione chiaro e avviarlo
• Sostenere il vantaggio competitivo
• Affrontare proattivamente temi di privacy, etica, fiducia e requisiti normativi