
Aruba, un “Kubernetes gestito” per semplificare lo sviluppo Cloud Native

Per chi sviluppa software, Kubernetes è una parola estremamente familiare da oltre 10 anni, ma nel frattempo chiunque si occupi di IT aziendale ne ha imparato il significato, perché grazie ai suoi impatti molto concreti sui budget IT, nel suo campo praticamente è diventato lo standard.
In estrema sintesi, Kubernetes ha reso molto più efficiente lo sviluppo, esecuzione e distribuzione delle applicazioni software aziendali. Ma ha anche introdotto complessità che non sono alla portata di tutte le organizzazioni.
Per questo sul mercato si è diffusa un’ampia gamma di servizi collegati, tra i quali “Aruba Managed Kubernetes”, recentemente lanciato da Aruba Cloud spicca per la semplicità di gestione e l’infrastruttura proprietaria (hardware e data center) certificata per i massimi standard di sicurezza fisica e logica.
In questa intervista Massimo Bandinelli, responsabile marketing di Aruba Cloud, spiega come è nata e come è fatta l’offerta Aruba Managed Kubernetes, a chi si rivolge, come si inserisce nell’offerta di Aruba Cloud, e quali nuovi sviluppi possiamo aspettarci quest’anno.
Come è nata l’idea di lanciare questa offerta di servizi gestiti Kubernetes?
Aruba ha sempre avuto un’offerta cloud molto orientata allo IaaS, cioè infrastruttura IT di basso livello. Negli ultimi anni però le modalità d’uso dell’infrastruttura stanno cambiando, in particolare per lo sviluppo software, con l’avvento dei modelli di sviluppo “cloud native”.
Dopo l’era del “server deployment”, e quella del “virtual deployment”, siamo nell’era del “container deployment”, nella quale lo sviluppatore non si pone più il problema di dove verrà eseguita l’applicazione, perché dà per scontato che l’ambiente sottostante gestisca la complessità.
Questo è il concetto di cloud native, che anche in Italia suscita sempre più interesse, a cui Aruba ha deciso di rispondere con una gamma di servizi ad hoc. In quest’ottica la scelta di Kubernetes è ovvia, perché di fatto è lo standard per lo sviluppo cloud native basato su container. Mentre la scelta di proporlo anche come servizio gestito nasce dalla volontà di semplificare la vita il più possibile alle aziende clienti.
Quali sono le principali caratteristiche di Aruba Managed Kubernetes?
Abbiamo due tipi di istanze, general purpose e memory. Kubernetes gira su nodi, che definiscono la capacità computazionale e la memoria. L’offerta più conveniente di caso in caso dipende dal tipo di applicazione. Ci sono applicazioni in cui è richiesto un buon bilanciamento tra CPU e RAM, e quindi conviene l’opzione general purpose, e altre che invece sono molto “memory intensive”.
Il target primario di Aruba Managed Kubernetes in termini di utenti finali sono gli sviluppatori, il mondo DevOps – che su Kubernetes gestisce il ciclo di vita dell’applicazione – e anche alcune figure che si occupano di sicurezza, perché su Kubernetes si possono far girare facilmente degli standard di controllo delle applicazioni.
Invece come “buyer personas” il target principale è il responsabile dello sviluppo software, che nelle varie aziende ha cariche molto diverse: CIO, CTO, o altre. Questa figura percepisce subito i molti benefici di Kubernetes, a partire dalla standardizzazione. Portare il proprio team a sviluppare su container semplifica di molto la portabilità del codice, che diventa ridistribuibile su altre piattaforme a base Kubernetes, anche on-premise o di altri provider, ridimensionando fortemente i rischi di lock-in su piattaforme proprietarie.
Quali sono i punti di forza su cui Aruba punta per distinguersi nell’offerta Kubernetes?
Uno dei più importanti è la forte presenza in Italia. La sovranità tecnologica è ormai molto importante, per esigenze normative e anche operative: molte applicazioni richiedono tempi di latenza bassissimi, e quindi prossimità del dato. Aruba ha un campus di data center a Ponte San Pietro, uno ad Arezzo, tra poco ne apriremo anche uno a Roma.
Un altro punto di forza è che la piattaforma Kubernetes in Aruba può essere pensata in ottica multicloud. Avendo la gestione diretta dell’infrastruttura data center, possiamo anche connettere il nostro Kubernetes in cloud con quello che il cliente può avere on-premise, o sulle piattaforme di altri provider di public cloud, e distribuire i workload.
Poi, al di là di managed Kubernetes, possiamo fornire Kubernetes anche su un’infrastruttura dedicata al cliente, fino al servizio gestito chiavi in mano di livello enterprise su Red Hat OpenShift.
A quali esigenze risponde questo servizio su Red Hat?
La divisione Enterprise di Aruba è nata nel 2019 per ampliare il target anche alle grandi imprese. In particolare ci sono aziende interessate a Kubernetes che però hanno bisogno per vari motivi – sicurezza personale, compliance, necessità di vedersi approvare internamente il progetto – di metterci una “denominazione enterprise”, attraverso un brand noto appunto per offrire soluzioni Kubernetes con servizi e livelli di assistenza enterprise. Noi ne proponiamo due: Red Hat OpenShift e Tanzu di VMware.
Sempre in ambito enterprise, di recente abbiamo lanciato un progetto basato su Liqo, uno strumento open source di gestione multicluster di Kubernetes. È uno spinoff dal Politecnico di Torino, fatto insieme al team del docente che ha sviluppato il progetto, e si chiama ArubaKube. Sarà il centro di eccellenza Aruba per la ricerca cloud native, ma proporrà anche servizi di consulenza di livello enterprise su Liqo, per chi non si accontenta del livello di consulenza che può dare la community open source.
Quali sono le prossime mosse che possiamo aspettarci da Aruba Cloud?
Partiremo a breve con una campagna per contraddistinguere Aruba come “costruttore di cloud”: per noi la costruzione dei data center, della piattaforma, del servizio da zero al cliente è un elemento distintivo, apprezzato e abbastanza unico sul mercato.
La parola “costruire” sarà importante nel 2024. Aruba continuerà a lavorare sulla costruzione della sua piattaforma proprietaria di public cloud e la porterà a livelli in grado di servire un target più ampio, dalla piccola azienda all’enterprise. Su questa piattaforma il cliente avrà a disposizione un set completo di servizi, interoperabili fra di loro ma anche verso altri public cloud, grazie all’impiego esclusivo di soluzioni open source e standard di mercato.
Per servire esigenze più grandi e specifiche, amplieremo di molto l’offerta di cloud dedicato, rafforzando gli standard già presenti, introducendo offerte enterprise basate su vendor di primo piano, e costruendo nuove soluzioni per rendere anche l’offerta private sempre più completa e scalabile.
Quindi ci sarà una roadmap molto intensa di rilasci, con soluzioni as-a-service di storage, database, disaster recovery. Inoltre stiamo approntando quella che chiamiamo cloud management platform, che sarà il centro unificato di gestione dei servizi cloud. Questo è un importante fattore distintivo: a parte i grandissimi cloud provider, molti degli altri non offrono un pannello di gestione, ma solo numeri di telefono e servizi dedicati.
Inoltre con la prossima apertura dell’Hyper Cloud Data Center a Roma amplieremo la presenza sul territorio a vantaggio delle imprese e della pubblica amministrazione, che potranno utilizzare tutti i nostri servizi di public e private cloud garantendo quindi una sovranità del dato by design.