Certificazioni Microsoft, una guida al nuovo programma role-based

certificazioni Microsoft
Panoramica sui ruoli, sulle certificazioni Fundamentals, Associate ed Expert, e sui rinnovi, che ora sono annuali ma prevedono veloci verifiche gratuite

Negli ultimi anni il principio ispiratore delle certificazioni Microsoft è profondamente cambiato, con il passaggio dalle certificazioni legate a specifici prodotti alle certificazioni “role-based”, cioè connesse ai ruoli in azienda. L’obiettivo è facilitare l’apprendimento e l’aggiornamento basandoli su corsi brevi ed esperienze pratiche, invece che su vasti e complessi esami teorici.

“Abbiamo risintonizzato le certificazioni sui ruoli quotidiani delle persone in azienda, come sviluppatori, data scientist o DevOps Engineer”, ha spiegato Jeff Sandquist, corporate VP of developer relations di Microsoft, a CIO.com. “Abbiamo lavorato insieme a partner di settore e aziende utenti per capire quali sono i ruoli di cui hanno bisogno, i task che devono fare e le competenze che devono avere”.

I cambiamenti alle certificazioni Microsoft fanno parte di un più ampio lavoro di revisione della formazione, della documentazione, e della verifica delle conoscenze negli esami e nelle prove per i rinnovi annuali.

Questo “system of learning”, come lo definisce Sandquist, è disponibile anche per i partner che si occupano di formazione – quelli indicati ufficialmente da Microsoft per l’Italia sono Fast Lane (qui una nostra intervista a Fast Lane Italia), PCSNET, Tech Data, Pipeline, e R&S Management – con diverse modalità per le persone di apprendere ciò che serve per certificarsi. “Si può studiare sui libri, rivolgersi a uno dei nostri partner specializzati per corsi in presenza o corsi online, ai partner che fanno solo corsi online, come Coursera o Pluralsight, o ricorrere a Microsoft Learn”.

Anche le aziende che fanno formazione interna per i loro specialisti IT possono allinearsi al nuovo approccio di Microsoft: per questo il modulo di Learning in Microsoft Viva comprende contenuti di Pluralsight, edX, Skillsoft, e Coursera, oltre che di Microsoft Learn. Nella Enterprise Skills Initiative, i clienti possono definire un piano personalizzato per creare le skill di cui hanno bisogno – con formazione online e in presenza, ed esami di certificazione finale gratuiti – con l’aiuto di un training program manager di Microsoft.

I ruoli nelle nuove certificazioni Microsoft

Microsoft ha incentrato il nuovo schema di certificazione su Azure, piattaforma che prevede certificazioni in nove ruoli: administrator, developer, solutions architect, devops engineer, security engineer, data engineer, data scientist, AI engineer, e functional consultant (specializzato quest’ultimo soprattutto su Dynamics 365 e la piattaforma Power).

Fonte: CIO.com

Fonte: CIO.com

I livelli di certificazione sono tre: Fundamentals, Associate, ed Expert. Ci sono anche delle specializzazioni, per esempio Azure IoT Developer, Azure for SAP Workloads, e Azure Virtual Desktop. Alcuni ruoli prevedono diversi percorsi formativi, come evidenzia lo schema a fianco.

Diverse certificazioni sono state aggiunte solo di recente: Microsoft infatti sta approfondendo man mano l’analisi dei task di ogni ruolo e il loro legame con le sue tecnologie. Per esempio la nuova certificazione Microsoft Teams Support Engineer Associate è ancora in beta, mentre per la Azure Network Engineer Associate è ancora in corso di definizione l’esame di certificazione.

Al di là dei nove ruoli connessi ad Azure, Microsoft ha poi definito certificazioni per un’altra decina di ruoli, tra cui app maker, business analyst, business owner, business user, data analyst, database administrator, network engineer, risk practitioner, student, technology manager. A questo link si può avere un’idea della vastità del programma e delle possibili certificazioni Microsoft oggi conseguibili.

Le certificazioni che sostituiscono le MCSA e MCSE

Proprio nell’ottica della revisione completa della propria gamma di certificazioni in chiiave role-based, Microsoft ha ritirato lo scorso gennaio le popolari certificazioni Microsoft Certified Solutions Associate (MCSA), Microsoft Certified Solutions Developer (MCSD), Microsoft Certified Solutions Expert (MCSE).

Le certificazioni Azure Administrator Associate, Database Administrator Associate, e Data Analyst Associate sono quelle che Microsoft indica come le sostitute più attinenti delle MSCE e MCSA (e Azure Developer Associate per le certificazioni MCSA di sviluppo), con l’ovvia differenza che le nuove riguardano servizi cloud, e quelle dismesse prodotti server.

Per quanto riguarda invece gli esami per certificazioni Microsoft Technology Associate (MTA) su Windows e Windows Server (così come gli ambiti network, security, database administration, e vari temi di programmazione) saranno disponibili fino al 30 giugno 2022, nel senso che avendo già un voucher si può fare l’esame, ma non si possono più acquistare voucher.

A parte le certificazioni per i ruoli administrator e developer, ci sono ancora poi delle certificazioni che riguardano specifici prodotti, per esempio 7 certificazioni Microsoft Office Specialist (MOS) riguardano Access, Excel, Word, e Office in generale.

Ci sono anche corsi Microsoft Learn incentrati su specifici prodotti, come Windows Server 2019 e Azure Stack HCI, o tecnologie come T-SQL, e trainng partner come Coursera e Pluralsight metteranno a disposizione contenuti ancora più specifici in alcune aree, spiega Sandquist. Ma non ci saranno esami o certificazioni collegati con questi corsi di prodotto, e questo secondo diversi professionisti IT e addetti ai lavori nella formazione Microsoft può creare problemi.

Certificazioni Microsoft Fundamentals

Gli esami per le certificazioni di livello Fundamentals tipicamente costano 99 dollari, e sono pensati per fornire un solido background di base indispensabile per accedere alle certificazioni Associate, o per chi vuole dimostrare le proprie competenze al datore di lavoro o a un colloquio di selezione, o per un manager che vuole avere le competenze necessarie per prendere decisioni su quali servizi adottare.

Ci sono otto certificazioni disponibili a livello Fundamentals:

Azure Fundamentals

– Azure AI Fundamentals

– Azure Data Fundamentals

– Dynamics 365 Fundamentals (CRM)

– Dynamics 365 Fundamentals (ERP)

– Microsoft 365 Fundamentals

– Power Platform Fundamentals

– Security, Compliance, and Identity Fundamentals

Le certificazioni Fundamentals non sono associate ai ruoli. Di conseguenza un devops engineer, o un AI engineer, o un data scientist già esperto nel suo campo che vuole certificarsi su Azure deve comunque cominciare dalla certificazione Azure Fundamentals. Mentre chi è interessato per esempio alle certificazioni Azure Database Administrator Associate o Azure Data Engineer Associate deve ottenere prima la Azure Data Fundamentals.

Certificazioni Microsoft Associate

Passando al livello Associate, attualmente sono disponibili 39 certificazioni, da Azure Administrator a Data Analyst, a Word o Excel. Le certificazioni Associate richiedono uno o più esami, ciascuno dei quali costa di solito 165 euro. Non tutte le certificazioni a questo livello sono equivalenti in termini di approfondimento dei temi. Alcune, come la Azure Administrator Associate e la Azure Developer Associate, sono pensate come preparazioni propedeutiche per i professionisti IT interessati ad acquisire certificazioni più specifiche come Azure Stack Hub Operator, Azure Security Engineer, or Azure AI Engineer Associate.

Certificazioni Microsoft Expert

Le certificazioni Microsoft di livello Expert sono le più specialistiche. Tutte presuppongono di aver conseguito prima una certificazione Associate. Per ora ce ne sono 15, di cui cinque role-based: Azure Solutions Architect Expert, DevOps Engineer Expert, Microsoft 365 Enterprise Administrator Expert, Power Platform Solution Architect Expert, e Dynamics 365: Finance and Operations Apps Solution Architect Expert. Tutte queste sono ottenibili sostenendo uno o più esami, ciascuno del costo di circa 165 dollari.

Tutte le nuove certificazioni role-based riguardano servizi cloud, o soluzioni ibride che integrano servizi cloud e prodotti on-premise, per esempio Microsoft 365 for Office and Windows, Azure, e Azure Stack Hub. C’è un solo esame che riguarda Windows 10 (MD-100), e non si può sostenere come esame a sè, ma solo nel percorso di formazione per la certificazione Modern Desktop Administrator Associate.

Rinnovi delle certificazioni Microsoft

Le nuove certificazioni Microsoft sono valide per un anno dalla data dell’esame, e non più per due, per assicurare la copertura delle nuove funzioni e aggiornamenti dei servizi cloud man mano che questi vengono introdotti. Ma alla scadenza la certificazione si può rinnovare per un altro anno senza dover ripetere l’esame (o gli esami): basta affrontare un “online assessment” gratuito su Microsoft Learn nei sei mesi precedenti la scadenza.

Siccome i servizi cloud sono aggiornati in modo incrementale, i professionisti certificati dovrebbero mantenersi allineati con piccole verifiche molto frequenti, spiega Sandquist, e per questo Microsoft Learn è basato sul “micro-based learning” e su prove interattive. “Abbiamo moduli di 5 e 10 minuti all’interno di percorsi di formazione scanditi da piccoli “check” che non sono solo domande a cui rispondere, ma anche prove pratiche come il deployment di una macchina virtuale su Azure o in una sandbox di Microsoft Learn, dove se si fanno cose addizionali come trasferire la VM in un altro data center o rispettare determinati requisiti di security, si ottiene un punteggio più alto”.

Molte di queste prove si trovano in diversi percorsi di formazione, perché basate su concetti applicabili in molti servizi Azure. “La piattaforma tiene traccia dei moduli e dei percorsi che il professionista ha completato, e gli suggerisce quelli che deve ancora completare per rinnovare la certificazione”.

Microsoft Learn come abbiamo visto non è l’unica via per ottenere una certificazione Microsoft, ma è fondamentale per i rinnovi, ed è stato progettato per riflettere i concetti di base del nuovo approccio di certificazione role-based. “È gratuito, è interattivo, ed è sempre aggiornato”, conclude Sandquist. Ed è uno strumento utile non solo per i singoli professionisti, ma anche per le organizzazioni che hanno adottato i servizi Microsoft e vogliono mantenersi aggiornate su di essi.

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Fujitsu: “In Italia per restare, Finix è il nostro braccio operativo”

Fujitsu Orenic Finix Rivalta
Intervista a Ladislav Orenic, Head of Channel Led Countries di Fujitsu, e a Danilo Rivalta, CEO di Finix, che è l’exclusive partner in Italia della multinazionale

Qualche settimana fa abbiamo raccontato dell’evento per i partner italiani di Finix Technology Solutions, il system integrator che rappresenta in esclusiva Fujitsu Technology Solutions in Italia. L’obiettivo principale dell’evento era sfatare il messaggio negativo della chiusura della filiale Fujitsu in Italia, avvenuta due anni fa: “Fujitsu è in Italia per restare, e Finix è il suo braccio operativo in Italia”, ha detto Ladislav Orenic, Head of Channel Led Countries di Fujitsu. A lui e a Danilo Rivalta, CEO di Finix, abbiamo chiesto di spiegare più in dettaglio questa dichiarazione d’intenti.

In cosa consiste la strategia Channel Led Countries con cui Fujitsu presidia 28 paesi, tra cui l’Italia?

Orenic: Channel Led Countries significa che in alcuni paesi Fujitsu opera al 100% attraverso il canale. Sono paesi in tutto il mondo, e in alcuni, tra cui l’Italia, abbiamo una “exclusive partnership”. Abbiamo un team dedicato al continuo allineamento con queste country, con call due volte alla settimana per definire le aree di sviluppo del business: un approccio che Fujitsu applica a ogni relazione con partner e distributori, non solo gli exclusive partner. In generale la strategia in queste country è influenzata dai progetti di trasformazione digitale che Fujitsu ha in corso, che prevedono cambiamenti nella cultura aziendale e nei processi in Fujitsu e anche nei partner.

Oggi le decisioni di business devono essere data-driven: le aziende che hanno tradotto questo in realtà quotidiana sono quelle di maggior successo nei loro settori. Per questo stiamo orientando l’offerta verso soluzioni che abilitino modelli di data-driven management. Stiamo espandendo il portafoglio, perché non vogliamo puntare solo sull’hardware ma anche sui servizi che lo completano, sia direttamente da parte di Fujitsu, sia attraverso i partner dopo opportuni enablement.

Per esempio stiamo promuovendo le soluzioni PrimeFlex e gli sviluppi dei partner su questa piattaforma con benefit a vari livelli, in termini di incentivi, formazione e risorse condivise. Un altro focus è continuare a investire sul business Client: pensiamo che il modo in cui sta cambiando il lavoro sia uno dei trend più interessanti. Un altro ancora è mettere i partner nelle migliori condizioni per portare l’offerta Fujitsu sul mercato. Per questo abbiamo introdotto in Europa e in Italia la Ecosystem Platform, che collega i partner con Fujitsu e favorisce la collaborazione tra loro, e stiamo investendo nel programma di canale Select (ne abbiamo raccontato qui, ndr).

Qual è il suo bilancio del 2020, primo anno di presenza indiretta di Fujitsu in Italia?

Orenic: ovviamente siamo stati impattati dalla crisi provocata dal Covid, che tra l’altro in Italia non ci ha permesso di comunicare nel modo migliore la decisione di non essere più presenti in modo diretto. A causa dei lockdown non abbiamo potuto visitare regolarmente l’Italia una o due volte la settimana e vedere partner e clienti, come facciamo sempre in tempi normali. Poi hanno influito anche alcuni fattori esogeni: la forte domanda di alcune categorie di prodotto e la scarsità di alcuni componenti, dai semiconduttori all’acciaio, ha colpito il settore IT e non solo.

Insomma è stato un anno molto impegnativo specialmente per il business in Italia. Abbiamo capito di dover fare di più, come abbiamo cominciato a fare, quando la situazione della pandemia fosse diventata meno critica. In Italia abbiamo un problema di immagine, che deriva dai cambiamenti introdotti nel passato. Abbiamo bisogno di una comunicazione più forte ed efficace, di incontrare con regolarità e continuità Finix – con cui la collaborazione è eccellente – e i suoi partner e clienti, e i primi risultati positivi di questo cambio di strategia cominciano già a vedersi.

Fanno ben sperare le proiezioni della crescita del PIL italiano nei prossimi anni, e gli imponenti aiuti economici in arrivo dall’Unione Europea, che daranno una spinta molto importante all’impegno di trasformazione digitale di aziende ed enti pubblici italiani.

Quali sono secondo lei i principali trend IT in corso in Europa e in Italia?

Orenic: c’è una forte domanda di soluzioni per gestire ambienti cloud diversi e farli interagire con i sistemi on-premise, e per questo l’area hybrid cloud è una delle più importanti della nostra offerta. Ci stiamo lavorando con diversi partner tra cui VMware, Nutanix e Microsoft, in modo da proporci come fornitori neutrali al cliente finale, e facilitare così anche il lavoro dei partner.

Altro trend di grande attualità, specialmente nei paesi a più alta vocazione manifatturiera come l’Italia, è Industry 4.0: qui Fujitsu è impegnata su vari fronti e con vari partner, per esempio nell’uso dell’intelligenza artificiale per la manutenzione predittiva.

L’Italia ha un’altissima densità di piccole e medie imprese, ed è molto importante il lavoro di “evangelizzazione” per spiegare che un livello minimo di digitalizzazione è ormai necessario per rimanere sul mercato, mentre un livello da “stato dell’arte” è spesso decisivo nelle storie di successo. Per questo il lavoro dei partner è fondamentale, grazie alla presenza sul territorio, alla conoscenza diretta di ogni cliente, e alla capacità di “parlare nella stessa lingua”.

Quali sono i principali azionisti di Finix oggi? Il controllo fa ancora capo a Marperger Group?

Rivalta: confermo che il controllo di Finix Technology Solutions fa ancora capo a Marperger Group.

Quante persone lavorano oggi in Finix e come sono suddivise tra le aree di attività?

Rivalta: come partner esclusivo di Fujitsu in Italia e hub tecnologico orientato all’innovazione, siamo una realtà dinamica, in continua trasformazione. Combiniamo competenze di business e innovazione tecnologica, e contiamo ogni giorno su più di 120 dipendenti. Le aree in cui sono impegnate sono principalmente la vendita delle nostre soluzioni e l’implementazione di progetti a valore aggiunto o di sviluppo di nuove partnership.

Può fare qualche considerazione sull’andamento di Finix nel 2020, e nel primo semestre del 2021?

Rivalta: come per molte realtà, lo scorso anno ha determinato alcuni rallentamenti (specialmente per l’approvvigionamento dei prodotti hardware) ma, già dai primi mesi del 2021, abbiamo registrato molti segnali positivi, per noi e per il Paese, con un’accelerazione del mercato, trainata da una forte e rinnovata spinta verso la digital transformation.

Anche e soprattutto per la pubblica amministrazione, certamente il PNRR sta già dimostrando la capacità di catalizzare la migrazione verso il digitale, sia a livello di PA centrale che di PA locale: Roma per questo diventerà sempre più centrale come motore dell’avanguardia soprattutto per i servizi digitali più innovativi, bandendo molti nuovi concorsi.

Quanto conta la parte “non Fujitsu” nel business di Finix? E in questa componente, quale area tecnologica incide di più?

Rivalta: il 45% del nostro business origina dalla vendita degli hardware Fujitsu, mentre il 55% è relativo a soluzioni e servizi targati Finix. Finix si occupa in esclusiva della commercializzazione in Italia dei prodotti Fujitsu in ambito client computing device, server e storage, ma attorno agli hardware Fujitsu costruisce l’intero ambiente, fornendo servizi di installazione, consulenza, gestione dell’ambiente cloud, eccetera.

Al di là dei prodotti Fujitsu, l’area che incide di più sul nostro business è l’AI, seguita dall’IoT e infine dalla sicurezza digitale. In questo scenario siamo costantemente all’opera per migliorare le nostre soluzioni ed estendere il nostro portfolio, ad esempio con la FAIS (FINIX Artificial Intelligence Suite). Proprio in questa direzione, ultimamente stiamo investendo molto nell’acquisizione di aziende software, con l’obiettivo di trovare la fusione fra transizione ecologica e transizione digitale, ad esempio proponendo alle aziende e alle municipalità motori di AI che si legano alla pulizia dell’aria e alla depurazione dell’acqua.

Parallelamente proseguiamo nel sostenere la nostra vocazione di hub tecnologico, mettendo a disposizione di un gruppo di startup e scaleup italiane selezionate il nostro know-how e le nostre reti di collegamenti, operando per loro anche come canale di distribuzione in tutto il territorio.

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