Cisco: il multicloud ibrido e la partnership con Tim Noovle
Cisco procede la sua espansione verso il cloud sia per quanto riguarda i servizi, di cui parliamo in questo articolo sulla recente presentazione di Webex Suite, sia per quanto riguarda piattaforme e infrastrutture, con la sua proposta di Future Cloud orientata a cloud ibrido, microservizi e multi-cloud. Annunciata inoltre una partnership con Tim e Noovle a sostegno dei piani di adozione del cloud ibrido di imprese e Pubblica Amministrazione.
Si sente sempre più spesso parlare di multicloud ibrido, ma perché si usa questa espressione? Per rispondere bisogna partire dalla consapevolezza che la nuova economia si fonda sulle applicazioni, che sempre più spesso sono composte di microservizi che sono erogati da diversi cloud.
Lo spettro delle infrastrutture è molto ampio: dall’IT tradizionale con infrastrutture on premises all’approccio cloud first e cloud only, o ancora private cloud e multicloud.
“Il cloud non è un luogo. È un modello operativo che si sta affermando e che oggi è un modello di fatto ibrido. Il 90% delle aziende opera già in ambienti ibridi” ha osservato Enrico Mercadante, Director, Architectures and Innovation, Southern Europe di Cisco. Il punto centrale è saper scegliere quale sia il migliore per le proprie esigenze. Chi si occupa di gestire le operation non ha sicuramente vita facile, poiché è fondamentale mantenere alti livelli di sicurezza, la sovranità del dato e la gestione della complessità in modalità as-a-service.
Lo stesso Mercadante ha elencato i punti chiave che secondo Cisco guidano l’innovazione nel mondo del multicloud ibrido e app-centrico. Innanzitutto la continuità operativa e il garantire un’esperienza ottimale delle applicazioni in cloud con un portafoglio di insights e visibility all’altezza. Questo per monitorare non solo il comportamento dell’applicazione ma anche la reale esperienza in rete, con la sicurezza necessaria nei nuovi ambienti Zero Trust tipici delle aziende ormai senza perimetro. La connettività resta un punto centrale in un mercato che si sta polarizzando verso le architetture Secure Access Service Edge (SASE) e per ultima l’acceleazione con modelli operativi che permettano di distribuire ovunque, gestire ambienti e servizi eterogenei e ottimizzare i consumi.
Cisco Future Cloud
Secondo Cisco, quindi, gli aspetti fondamentali del contesto attuale sono tre: multicloud, ibrido e app-centrico. “Un modello cloud di successo deve fondarsi su due pilastri: l’automazione nell’utilizzo delle risorse ed entità e un’adeguata osservabilità in un contesto così eterogeneo” ha affermato Diego Zucca, Data Center Sales & Cloud di Cisco.
Il concetto di osservabilità ha una definizione particolare per Cisco: è la possibilità di disporre di strumenti e insight comuni ai diversi team per poter gestire e orchestrare i workflow nel multicloud. E proprio con questo obiettivo sono state fatte due importanti acquisizioni: quelle di ThousandEyes e AppDynamics.
Le più importanti innovazioni recentemente rilasciate nell’ambito dell’automazione sono incluse in Cisco Intershight, un PaaS comune che permette di operare dal cloud su più cloud.
Questa piattaforma permette di gestire l’infrastruttura nativa individuando gli aspetti di gestione, controllando lo sviluppo dei microservizi (paradigma a container), integrando la gestione del multicloud e dell’orchestrazione anche di cloud differenti e infine integrando gli aspetti di ottimizzazione dei workflow e quelli del paradigma di infrastracture as a code.
Possiamo quindi riassumere le novità in due ambiti: orchestrazione e infrastructure as a code (IaaC). Per quanto riguarda la prima, in uno scenario eterogeneo come quello del multicloud, automatizzare i più importanti flussi di lavoro e conoscere la posizione delle risorse è fondamentale. Per questo Cisco, che già operava collaborando con Kubernetes in ambiente cointainerizzato, guadagna un’estensione dall’acquisizione di Banzai Cloud, uno strumento di traffic management che consente di mappare completamente i microservizi sottoforma di cluster kubernetes.
Per quanto riguarda il paradigma Infrastructure as a Code (IaaC), Zucca ha spiegato che “le risorse sono visualizzate come codice, il che permette una maggiore velocità di esecuzione e implementazione di modifiche, sempre a livello di codice”. L’IaaC non permette solo più rapidità, ma anche un mappaggio più completo in ambito di organizzazione dell’azienda e una maggiore sicurezza grazie ad un audit funzionale che permette di autodocumentare le modifiche stesse.
L’ultima novità presentata da Zucca è stata Cisco UCS-X, la piattaforma di computing che affianca le piattaforme Ucs-B (blade) e Ucs-C (rack server) contemplando le caratteristiche modulari di entrambe, guidata e orchestrata interamente all’interno di Cisco Intersight.
Nata in un ambito multicloud iperdistribuito ibrido e studiata per essere una piattaforma moderna e durevole (si ipotizza possa essere operativa per almeno 10 anni), UCS-X integra moduli differenti come computing, storage e Gpu con moduli funzionali dedicati per ogni entità. I nuovi Bus Pci ad alta velocità permetteranno di supportare le prossime generazioni di componenti. “Abbiamo puntato sulla semplicità e flessibilità: è possibile gestire tutto questo sempre dentro Intersight” ha concluso Zucca.
La partnership con Noovle
Oggi le aziende cercano il cloud perché siamo nell’era della cloud transformation. Ma affinché questa trasformazione avvenga, sono necessarie infrastrutture e applicazioni moderne e un efficiente data management.
Ed è qui che si inserisce la collaborazione tra Cisco, Tim e Noovle che ha l’obiettivo di sviluppare un’offerta sicura, altamente automatizzata e allineata ai trend europei. Consentirà di realizzare infrastrutture cloud all’avanguardia, supportare la migrazione delle aziende verso modelli di lavoro ibridi dati dalle nuove esigenze tecnologiche (e non) e offrire quindi soluzioni innovative, integrate e in modalità end-to-end a grandi aziende, PMI e Pubblica Amministrazione.
Questa collaborazione si fa forte delle rispettive infrastrutture e competenze, avvalendosi tra l’altro del Cisco Co-Innovation Center di Milano dedicato alla Cyber Security e alla Data Privacy e della rete di vendita del Gruppo TIM, distribuita su tutto il territorio nazionale.
Tim, lo sappiamo, gestirà il Cloud Google in Italia mettendo insieme filoni diversi tra cui edge, 5G e data center. L’obiettivo principale della cloud company Noovle è quello di uniformare il più possibile la velocità delle aziende – con costi sotto controllo, miglior prezzo per risorse e un design architetturale collaudato – e quella degli hyperscaler come Google. Si cerca quindi di risolvere il “problema dei due criceti”, come l’ha definito Alfredo Nulli, Head of Portfolio & Center of Excellence di Noovle, in modo da permettere alle aziende di lavorare in un cloud omogeneo.
Ovviamente, i firmatari dell’intesa si impegnano a progettare insieme soluzioni per la cloud security di ultima generazione, assicurando il massimo allineamento con le normative europee. La partnership beneficerà sicuramente dell’esperienza nel cloud del Gruppo TIM che aderisce al progetto Gaia-X, per la creazione di un’infrastruttura europea per la condivisione e l’accesso ai dati, perseguendo l’obiettivo della sovranità dei dati, o Digital Sovereignty: l’azienda deve essere in controllo dei propri dati, deve sapere dove sono e se chi li sta gestendo ha un’etica in linea con la regolamentazione europea.
“Mettiamo a disposizione dei settori pubblici e privati piattaforme automatizzate e soluzioni in cloud che consentono la gestione dei bisogni del cliente, dalla connettività ai servizi – ha affermato Carlo d’Asaro Biondo, Amministratore Delegato di Noovle – Le attività e i progetti che implementeremo insieme a Cisco sono in linea con il più ampio obiettivo del Gruppo di contribuire alla digitalizzazione del Paese”.
Ed è proprio in questo caso che Nulli ha fatto sapere che Noovle si sente forte sul territorio italiano grazie alla presenza di Tim, ma il loro obiettivo generale è essere utili nella trasformazione digitale. Per questo non possono prescindere dallo stringere collaborazioni con altri player locali anche piccoli “ma che lavorano molto bene” ha concluso. A tal proposito, è doveroso specificare che il mercato italiano è nettamente diviso tra enterprise e PMI, e che per le seconde il dibattito su come muoversi è ancora aperto. Noovle lavorerà da sola o si avvarrà di competenze esterne?