Nutanix vuole rendere “invisibile” il cloud e apre una region in Italia

Nutanix vuole rendere “invisibile” il cloud e apre una region in Italia
Per il 18% delle aziende italiane, le spese per il public cloud sforano il budget preventivato. Per Nutanix, la soluzione è bilanciare private e public cloud, purché la gestione sia semplificata dall'uso di infrastrutture iperconvergenti.

Nella tappa milanese del suo .NEXT On Tour, che con gli appuntamenti di Roma e Padova ha superato i 500 partecipanti, Nutanix ha ripercorso le tappe che la hanno portata nei suoi dieci anni di storia a essere un punto di riferimento nelle soluzioni per infrastrutture iperconvergenti software-defined, inserita da Gartner nel settore dei Leader del suo Magic Quadrant del 2018.

Alberto Filisetti, Country Manager di Nutanix Italia

Alberto Filisetti, Country Manager
di Nutanix Italia

“Nutanix nasce introducendo il concetto di Software Defined Storage per superare la Storage Area Network, rendendo invisibile l’infrastruttura di archiviazione – dice il country manager italiano Alberto Filisetti intervistato da Computerworld – per poi passare a rendere invisibile e software-defined anche l’infrastruttura di computing attraverso l’iperconvergenza. La chiave del successo è stata la scelta di sganciarsi dall’hypervisor, permettendo al cliente di scegliere la soluzione che preferisce tra quelle di VMware, Microsoft, KVM oppure quello sviluppato internamente, Acropolis Hypervisor, che come gli hypervisor usati dai public cloud provider è basato su KVM (open source), ma nel nostro caso è certificato e pienamente supportato per le soluzioni Nutanix”.

Che il cloud sia ormai una scelta quasi obbligata per le aziende è assodato: le architetture tradizionali, con i loro silos informativi, richiedono troppi sforzi per la semplice gestione operativa, lasciando poche risorse allo sviluppo di applicazioni innovative, ma per Nutanix occorre trovare il giusto bilanciamento tra private e public cloud in termini di prestazioni, compliance e costi. Se è vero che il cloud pubblico azzera gli investimenti, il cumulo dei costi operativi spesso supera quanto l’azienda aveva preventivato di spendere. Le aziende italiane spendono sul cloud il 34% del proprio budget IT, con il 18% di esse che vedono la spesa per il public cloud superare il budget preventivato.

Il cloud invisibile arriva in Italia

Dopo storage e infrastruttura, il prossimo passo per Nutanix è quello di rendere invisibile e software-defined il cloud – o meglio il multi-cloud – dell’azienda, formato da infrastruttura on-premises, edge computing e cloud pubblici, tutti gestibili da un unico punto di controllo. Attaverso l’interfaccia Prism è possibile spostare i carichi di lavoro tra diverse sedi oppure sul cloud, bilanciando prestazioni e consumi. “La chiave del successo delle iniziative digial è la semplicità che, afferma il Senior System Engineer Manager Christian Turcati, aiuta a ridurre i costi e velocizzare i cambiamenti, permettendo di focalizzarsi sulla crescita del business per l’azienda”.

Nel corso dell’evento Nutanix ha fatto due annunci importanti: la disponibilità in Italia dei servizi cloud Xi, che saranno disponibili anche attraverso una cloud region realizzata nel nostro paese in collaborazione con Telecom Italia Sparkle. Si tratta della seconda region in Europa dopo Londra, e la quarta in tutto al mondo (due sono negli USA). La region italiana servirà non solo l’Europa, ma anche Medio Oriente e Asia, potendo contare sull’hub di interconnessione di Sparkle che vede approdare in Sicilia numerosi cavi di connessione internazionali”.

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Come dicevamo, Xi non è una semplice Infrastructure as a Service dove spostare le proprie macchine virtuali, bensì un insieme di servizi preconfigurati per svolgere determinate funzioni, disponibili “con un clic”:

Xi Leap è un servizio di disaster recovery che permette di archiviare le immagini di macchine virtuali, lo storage e le virtual network di un’infrastruttura Nutanix, che può essere rirpristinata sul data center principale oppure utilizzata per garantire la continuità del servizio fino alla soluzione del problema.

Xi Frame è un servizio per abilitare la virtualizzazione del desktop “as a service” con possibilità di erogazione in ambiente multi-cloud, su macchine Nutanix o cloud pubblici di terze parti.

Xi IoT è rivolto alla Internet of Things, che per sua natura genera enormi quantità di dati, difficilmente gestibili con un approccio public cloud generico. L’architettura Nutanix permette di gestire una prima raccolta nell’Edge e un’archiviazione successiva nel cloud, tenendo centralizzata l’intelligenza e la gestione.

Nutanix Era è invece un servizio di ottimizzazione per ambienti database, con possibilità di backup, replica e restore (“Come la Time Machine di Apple, ma per i database”, lo definisce Filisetti).

La scelta dell’Italia come sede per costruire quella che, se la Brexit arriverà a compimento, sarà l’unica region del cloud Nutanix nell’Unione Europea non è dettata solo da una questione di geografia di rete, per la sua posizione di ponte nel mediterraneo e punto di approdo tra Europa e Asia, ma anche da una forte attenzione – ricambiata – dell’azienda per il nostro Paese. “L’Italia è il primo paese per numero di mailbox Exchange gestite su infrastruttura Nutanix, e la sede italiana si è fatta portavoce di richieste dei clienti che hanno portato l’azienda a innovare nel corso del tempo: tra le richieste partite all’Italia abbiamo quella per un programma di certificazioni e per il supporto di KVM, che in seguito l’azienda ha aggiunto alla propria offerta globale”, conclude Filisetti.

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Machine learning per informazioni in tempo reale con Cloudera e Hortonworks

Machine learning per informazioni in tempo reale con Cloudera e Hortonworks
Approvata dai due board la fusione tra Cloudera e Hortonworks. La nuova società sarà guidata dal CEO di Cloudera Tom Reilly e punta a creare una piattaforma per la gestione dei dati di prossima generazione, spinta da IA e real time analytics.

Il nuovo anno porta a Cloudera la chiusura del merge con Hortonworks. L’annuncio è di Romain Picard, regional vice president della società specializzata nella gestione dei dati. La nuova società continuerà a chiamarsi Cloudera e supporterà le piattaforme delle due aziende per altri tre anni mentre si cercherà di migrare verso una soluzione unica con l’obiettivo di creare “una piattaforma per la gestione dei dati di prossima generazione”.

Nell’accordo, che prevede unicamente scambio di azioni, gli azionisti di Cloudera controlleranno circa il 60% delle quote della newco, guidata dall’attuale CEO di Cloudera Tom Reilly e che genererà approssimativamente 720 milioni di dollari lavorando con più di 2.500 clienti. L’accordo è stato approvato all’unanimità da entrambi i board, anche se è ancora soggetto all’approvazione degli azionisti e al via libera dell’antitrust americana. Ci si aspetta che la chiusura definitiva avvenga nel primo trimestre del 2019.

Si tratta di un balzo importante per la società, che “in Italia sta crescendo in modo importante – spiega Michele Guglielmo regional sales director – e nelle telco e nel finance ormai siamo quasi monopolisti”, in una conferenza stampa avvenuta prima della conclusione dell’accordo ma quando l’acquisizione era comunque data per certa. La percentuale di crescita non può essere rivelata ma è superiore a quel 40% che indica invece l’aumento del personale della filiale tricolore.

Miglioramenti nelle prestazioni e qualità di livello enterprise, innovazioni a livello di ricerca, streaming, scalabilità e controllo per aiutare le aziende a rendere velocemente utilizzabili le informazioni derivanti dai dati sono in generale le caratteristiche della versione 6 della piattaforma per data warehousing e machine learning recentemente rilasciata che si articola su quattro pilastri.

  • Machine learning e intelligenza artificiale, considerato la “sesta ondata dell’innovazione e automazione”;
  • Cloud “che è de facto ibrido”;
  • Data warehousing “che sta vivendo una seconda giovinezza perché non è più limitato al mondo strutturato. Oggi c’è bisogno di soluzioni elastiche per i dati non strutturati”;
  • La piattaforma core di Cloudera, “dove assistiamo a un disaccoppiamento fra la parte storage e l’area del workload computazionale”.

“Quello che abbiamo cercato di creare è la shared data experience, Sdx, la gestione dei servizi comuni al mondo storage e del workload per fare si che io non debba essere costretto ogni volta che lavoro su Aws, Microsoft o altro a reinventare la piattaforma di servizi comuni. Quindi una volta che ho creato la parte di Sdx virtuale posso ricrearla a seconda delle necessità. Così non mi preoccupo più che quella policy sia replicata su Aws o Microsoft”, aggiunge il responsabile dell’area mediterranea di Cloudera.

Rimanendo in ambito tecnologico Guglielmo osserva come Hadoop 3 sia un grande balzo in avanti che si caratterizza per due aspetti. La prima parte è relativa alla riduzione dei volumi di storage necessari in hdfs, mentre la seconda consiste nella capacità di combinare dati strutturati e non e le relative analisi. Grazie all’introduzione dell’erasure coding il costo dello storage è stato dimezzato, mentre con l’adozione di Solr 7 è possibile interrogare le data source strutturate e non strutturate. “Si tratta di un’espansione dell’ambito del classico mondo aziendale che riguarda anche quello che già esiste in azienda, fino all’email”.

Hbase 2.0 è invece il NO-SQL engine che rende più veloci i piccoli deployment. Altra innovazione è quella di Cdsw 1.4, un tool che permette ai data scientist di esplorare i dati secondo le sue policy su tutto lo stack (Hadoop o altri) e il mondo cloud. “In questo modo – conclude Guglielmo – è possibile analizzare i dati, creare modelli di esplorazione ed effettuare il deployment dei modelli in produzione con Api specifiche”.

In più il data scientist può lavorare in team con più persone su uno stesso progetto. Chiude la rassegna tecnologica Picard con Altus, che comprende innovazioni che unificano controllo e governance dei carichi di lavoro transienti e prolungati su cloud pubblici e data center, gestiti direttamente dai clienti oppure come servizio da parte di Cloudera.

Questi nuovi miglioramenti della piattaforma accelerano l’espansione delle applicazioni enterprise di data warehousing e machine learning. Tutti i prodotti annunciati sono disponibili e includono Cloudera Altus data wharehouse, soluzione as a service con caratteristiche multi-cloud, Cloudera data warehouse in cloud inbrido e Cloudera workload Xm, un servizio cloud di workload experience management intelligente.

Christian Violi, Partner Manager Mediterranean Region ha poi presentato la situazione del canale che comprende 111 partner una decina dei quali sono seguiti direttamente dall’azienda. Con l’obiettivo di creare un sistema di partner, Cloudera è focalizzata sui partner strategici che hanno impatto sul business e delivery di qualità e cerca di stimolare gli altri a dotarsi di tecnici certificati investendo nella formazione. L’unico distributore è TechData che avrà il compito di aiutare Cloudera nella gestione dei partner migliori con buone competenze tecniche e commerciali.

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