Illimity Bank: democratizzazione dei dati aziendali con il Data Lakehouse di Databricks
Fondata nel 2013 da ricercatori dell’Università di Berkeley e presenta in Europa da diversi anni, con diversi clienti anche in Italia, Databricks ha di recente annunciato la creazione di un’unità dedicata al nostro paese e che sta reclutando personale per seguire da vicino il nostro paese, dove attualmente sviluppa circa il 30 percento del business del Sud Europa e in cui percepisce una accelerazione nel move to cloud e una maggiore maturità e interesse delle aziende verso l’intelligenza artificiale e l’uso dei dati.
La missione dell’azienda consiste nel democratizzare l’accesso all’analisi dei dati, sia permettendo l’adozione di tecnologie avanzate anche da aziende di dimensioni più piccole e non dotate di infrastrutture adeguate o competenze interne per la loro gestione, sia all’interno delle aziende stesse, attraverso il concetto di Data Lakehouse.
“Questo modello combina elementi dei Data Lake e Data Warehouse per semplificare lo stack di gestione di dati strutturati e non, generando dinamicamente le risorse infrastrutturali necessarie attraverso l’automazione basata sull’Infrastructure as Code e replicate geograficamente per ogni area di data product”, spiega a Computerworld Arduino Cascella, Manager Solutions Architect di Databricks.
Il Data Lakehouse permette di eliminare la compartimentazione dei dati in silos interoperanti e permette l’accesso ai dati da parte di tutti i dipendenti coinvolti, indipendentemente dalla funzione organizzativa, garantendo al contempo sicurezza e governance del dato. “Il Data Lakehouse non deve essere visto come un open bar dei dati. Al contrario, centralizzare i permessi in un unico punto di controllo invece di n sistemi con credenziali e livelli di accesso diversi rende la governance molto più semplice”, afferma Cascella.
L’esperienza di Illimity Bank con Databricks
I concetti di democratizzazione del dato e piattaforma come servizio si sono sposati molto bene con i principi tecnologici e le caratteristiche organizzative di Illimity Bank, riflesse anche nella carriera di Renzo Rognoni, Head of Central Functions di illimity. “Ho cominciato a lavorare in Illimity quando ancora non c’era una sede e fino allo scorso anno ero Responsabile per la Data Analytics, ma abbiamo deciso di fare un ulteriore passo verso la democratizzazione interna dei dati, rinunciando a una figura di responsabile organizzativo dei dati, un’unica figura che ne sia in controllo. Il mio nuovo ruolo quindi è quello di dare supporto alle aree di business e alle funzioni Risk Management, Finance e Compliance, mantenendo un occhio e un controllo sulla parte architetturale”, racconta a Computerworld.
Attualmente più della metà dei 750 dipendenti del gruppo accedono ai dati in modalità self service, con una trentina di aree che gestiscono o governano specifici segmenti di dati. Questo fattore permette di realizzare la visione di Corrado Passera, che ha voluto creare una banca che sapesse muoversi in zone e mercati in cui le banche tradizionali non riuscivano a destreggiarsi, proprio grazie a un approccio analitico, data driven e libero da ogni tecnologia legacy e i corrispondenti silos di dati.
“Il limite al superamento dei silos non è quasi mai tecnologico, ma organizzativo. L’approccio democratico – non basato sulla matrice RACI vecchio stile (Responsible, Accountable, Consulted, Informed) sposta le responsabilità e cambia i rapporti di potere in azienda. La responsabilità distribuita nasce da un commitment estremamente forte e dal fatto che abbiamo sposato la cultura dell’errore, disinnescando le classiche leve di colpevolezza per i piccoli errori commessi”, commenta Rognoni.
Organizzativamente, l’approccio data driven democratico si traduce in flussi di lavoro che coinvolgono team misti, non corrispondenti a un singolo ufficio o area organizzativa, in cui gli utenti sono liberi di sperimentare con i dati da diverse fonti, creando prototipi in ambienti controllati, che vengono successivamente validati e valutati in base a limiti e benefici.
Infrastruttura Data Lakehouse come servizio
Se il significato e l’espressività del dato sono di competenza del business di riferimento, esiste comunque una fase di execution la cui responsabilità ricade sull’IT. La scelta della soluzione Databricks è stata fatta in base a due criteri: il Data Lakehouse come architettura del dato e la modalità di erogazione come servizio gestito.
“Abbiamo cominciato a muoverci in questa direzione prima ancora che fosse disponibile la soluzione tecnologica, ideando un Data Lakehouse ante litteram usando standard open e data lake. Quando Databricks ha rilasciato il suo paper, abbiamo constatato che coincideva con il nostro approccio e ne abbiamo abbracciato il modello”, dice Rognoni sottolineando anche che avere una soluzione al cento percento in cloud e totalmente gestita ha permesso all’IT di concentrarsi sugli obiettivi di business invece che sulla creazione e manutenzione di un’infrastruttura.
“Un tempo si pensava che realizzare internamente le fondamenta tecniche di un progetto IT fosse più sicuro e più aderente alle esigenze dell’azienda, ma con la possibilità data dai servizi cloud PaaS e SaaS di avere sempre gli ultimi aggiornamenti e un livello di servizio garantito, sempre meno persone ritengono che fare tutto in casa sia la scelta migliore”, commenta Cascella.