Google si struttura per portare la sua cloud platform alle aziende italiane
L’Italia è considerata uno dei paesi principali per gli investimenti delle multinazionali, e Google non fa eccezione, ma il suo tessuto imprenditoriale fatto da moltissime piccole e medie imprese, spesso con scarse competenze tecnologiche, impone di avere una struttura di contatto ampia e ramificata. Una caratteristica che non è mai stata tra quelle associate a Google, ma che sta rapidamente cambiando: “Stiamo raddoppiando il nostro personale quest’anno – contiamo su 350 persone complessivamente, in gran parte su Google Cloud – e abbiamo in programma di mantenere questo tasso di crescita per i prossimi due anni”, ha dichiarato Fabio Fregi Country Manager di Google Cloud per l’Italia a margine dell’evento Google Cloud Summit tenutosi a MiCo – Milano Congressi la scorsa settimana.
Una struttura specializzata in settori verticali
“Avere una presenza diretta significa seguire meglio le aziende, che devono essere comprese nei loro processi più complessi. Per questo – continua Fregi – ci stiamo specializzando per settori verticali, prendendo competenze dal mercato per settori merceologici. Chi va a far parte di questi team deve avere lavorato in un settore per anni, come fornitore o come cliente. Oggi abbiamo persone nel nostro staff che hanno lavorato in passato per telco, broadcaster o altri settori”.
“Quel che dobbiamo fare e stiamo facendo è investire sulla presenza. Quando siamo in grado di raccontare la nostra storia, è difficile che un cliente conoscendoci non ci scelga. Per tanto tempo siamo stati così pochi che non riuscivano a raccontare la nostra storia a molte aziende. Pensavamo che – come nel settore consumer – avere un buon prodotto generasse automaticamente un’adozione virale. Ma tanto con le PMI quanto nel settore enterprise, il presidio e la fiducia che si instaura dalla relazione sono valori insostituibili”.
Arrivare al mercato con partner e integratori
“Oltre a questo, è fondamentale il lavoro con terze parti, l’ecosistema di sviluppatori e system integrator che ci aiutano a sviluppare le integrazioni con i processi concreti delle aziende. Per questo stiamo creando in Italia un’organizzazione dei servizi professionali, per garantire la qualità di Google nei progetti implementati dai partner locali”, afferma Fregi.
Questa organizzazione di servizi professionali, che impiega diverse decine di persone, non va in sovrapposizione con gli accordi di partnership: non si occupa di sviluppo, e viene fatta pochissima implementazione. I servizi offerti sono di project management e quality assurance, per aiutare gli integratori e i clienti ad assicurare che il progetto di trasformazione sfrutti al massimo le tecnologie offerte da Google
Tecnologia aperta al multicloud
“Avere un approccio ibrido e multi cloud è nel nostro DNA. Ogni singolo servizio che forniamo deriva da un progetto open source – di cui siamo tra i maggiori contributori al mondo – e un white paper condiviso con gli sviluppatori fin dall’inizio”, sottolinea Paolo Spreafico, Chief Customer Engineer di Google per Italia e Spagna: “L’open source ci ha permesso di parlare in maniera seria e riscontrabile di multi cloud”.
Considerando che al momento Google Cloud è distaccata dal duo di testa composto da Amazon e Microsoft, l’interoperabilità è una necessità strategica.
La proposta di modernizzazione infrastrutturale di GCP prevede quindi la possibilità di creare servizi ibridi e multi cloud, strumenti per creare applicazioni cloud native in modo efficiente e di gestione dei dati, che stanno diventando il fattore chiave di successo per le aziende, grazie alle capacità di analytics offerte dal machine learning.
L’importanza dei dati e della loro riservatezza
Proprio sulla gestione dei dati, e le connesse responsabilità sulla privacy, sono da tempo una delle preoccupazioni delle aziende che guardano al cloud, insieme alla sicurezza. Ma, secondo Fregi, si tratta di preoccupazioni ormai smitizzate, come conferma Gabriele Benedetto, Amministratore Delegato di Telepass, azienda cliente di Google Cloud Platform: “Google ci ha convinto nel suo approccio enterprise alla gestione dei dati. Telepass ha un ecosistema di dati di proprietà di grande valore, e se li condividiamo con terzi siamo morti”, afferma.
“Abbiamo trovato in Google un partner che non vuole mettersi tra noi e il cliente, in grado di tranquillizzare anche un amministratore delegato. Questa garanzia di affidabilità è corroborata da due ulteriori fattori: primo, la certificazione di un terzo player, agnostico e qualificato; secondo, il fatto che i miei tecnici, nati e cresciuti con la cultura del “dato che non esce dal bunker”, hanno passato al vaglio l’architettura Google Cloud. Se la accettano loro, posso fidarmi”, conclude Benedetto.
Telepass sta usando la Google Cloud Platform per ovviare a un problema che l’azienda ha fin dalle sue origini: alla fine di ogni mese, Telepass emette 11 milioni di fatture. Il processo impiega circa una settimana, per cui il cliente non ha una data certa di addebito. Nello stesso periodo, tutti i clienti che devono rendicontare i costi, o solo controllare la fattura, accedono al sito web, tutti contemporaneamente.
“Questo ha portato a creare un sistema di billing poco funzionale per il cliente – riconosce Benedetto – ma ripensare i processi in chiave cloud ci permetterà a breve di avere una data certa di billing, eliminando i disagi e anche gli inconvenienti dovuti ai mancati addebiti”.
Aziende e cloud provider attorno al tavolo dell’innovazione
Francesco Bardelli è Chief Transformation Officer di Generali Italia e amministratore delegato di Generali Jeniot, società focalizzata sulle assicurazioni “connesse” grazie a servizi basati sull’Internet of Things. “Jeniot genera una molte rilevanti di dati, e la capacità di processarli con algoritmi intelligenti è fondamentale per la realizzazione della strategia, che prevede di creare soluzioni personalizzate per i nostri clienti”, afferma.
“Abbiamo creato con Google un Innovation Lab congiunto in cui mettere in un luogo fisico gli esperti di Google e di Generali, ciascuno con le proprie competenze. Riteniamo che questa sia la strada per innovare con successo e per accelerare l’innovazione, che per stare al passo delle nuove esigenze dei clienti, deve evolvere più rapidamente possibile”.
In iniziative di questo tipo, quindi, Google non si pone come un fornitore di tecnologia, ma come un partner strategico.
La sfida per il cloud
Come dicevamo, quello dei servizi cloud, in particolare per quanto riguarda l’Infrastructure as a Service, è un campo in cui Google – una volta tanto – gioca il ruolo dello sfidante. “Siamo i terzi a scendere in campo, ma Google ha un’infrastruttura che è dieci volte più grande di tutti i concorrenti messi insieme”, afferma Fregi, che sottolinea che la forza dell’infrastruttura ha permesso per esempio di effettuare gli aggiornamenti relativi al bug Spectre/Meltdown senza alcun downtime o rallentamento.
Per la rimonta, Google intende puntare su big data e machine learning, tecnologie su cui però AWS e Microsoft non sono certo al palo. Quel che mancava finora era l’approccio specializzato e personalizzato: “Su questi due ambiti, l’analisi dei dati per un retailer, una banca, o un’azienda manifatturiera, ha declinazioni completamente diverse”, dice Fregi. “Per questo, la nostra strutturazione per mercati verticali è la chiave per raggiungere le imprese”.