Il cloud ibrido è destinato a grandi cose

Il cloud ibrido è destinato a grandi cose
Secondo un rapporto di MarketsandMarkets la metà delle imprese intervistate è pronta a passare a sistemi e servizi di cloud ibrido e i motivi per una simile mossa non sono difficili da capire.

La società di consulenza e di ricerche di mercato MarketsandMarkets ha stimato che nel 2019 il valore del cloud ibrido raggiungerà quota 84.67 miliardi di dollari partendo dagli attuali 25,28 miliardi dollari, con un tasso di crescita annuo composto (CAGR) pari al 27,3 percento da qui al 2019. Secondo il rapporto di MarketsandMarkets l’odierno mercato cloud ibrido è frammentato in diverse soluzioni (consulenza, integrazione, gestione, sicurezza, networking), servizi (IAAS, PAAS, SAAS) e regioni (NA, Europe, APAC, MEA, e LA). Una simile soluzione ibrida può fornire ottime soluzioni di fascia alta ideali per avere a disposizione risorse scalabili da regolare su richiesta.

MarketsandMarkets indica nel 48% la percentuale di imprese intervistate pronte a passare a sistemi e servizi di cloud ibrido e i motivi per una simile mossa non sono difficili da capire. Se infatti l’adozione del cloud computing cloud ha rallentato negli ultimi anni principalmente a causa delle preoccupazioni delle aziende a livello di privacy e sicurezza, la scelta del modello di cloud ibrido sta conoscendo un incremento notevole grazie a fattori determinanti come il monitoraggio delle risorse in tempo reale, la virtualizzazione dei server e il provisioning automatizzato.

Ad attirare le aziende verso questo modello ibrido contribuisce anche il mix di caratteristiche del cloud pubblico e di quello privato. Del primo sono apprezzate le soluzioni pacchettizzate, la scalabilità e le modalità di amministrazione self-service, mentre il secondo ha dalla sua la grande attenzione alla sicurezza. Inoltre il modello ibrido si caratterizza per il prezzo basato sull’utilizzo, per l’accessibilità da qualsiasi dispositivo, per la maggiore efficienza dei costi e per un più efficace utilizzo delle risorse IT.

Ecco perché il cloud ibrido sta vedendo una crescita costante in tutte le infrastrutture cloud a livello di sicurezza, gestione e consulenza, oltre che nei più disparati settori tra cui quello governativo, energetico, sanitario, industriale, mediatico e delle telecomunicazioni. Come conseguenza dei numeri sempre più significativi legati al cloud, il rapporto fa notare come le aziende stiano spendendo di più in sicurezza per garantirsi i vantaggi che il cloud può offrire a livello di stabilità e scalabilità.

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Google: ecco dove abbiamo sbagliato con i Google Glass

Google: ecco dove abbiamo sbagliato con i Google Glass
La grande G ha commesso diversi errori a livello di comunicazione e si appresta a riprogettare i suoi occhiali intelligenti.

Google ha combinato un mezzo pasticcio con i Google Glass e ora il capo di GoogleX, la sezione di Mountain View specializzata in ricerca e sviluppo, ne ha parlato apertamente. Astro Teller, uno dei principali responsabili dietro agli occhiali intelligenti di Google, ha tenuto due giorni un intervento nel corso del South by Southwest ad Austin, dicendo chiaramente che sono stati fatti diversi errori con i Google Glass.

Anche quando vennero venduti a 1.500 dollari a un ristretto gruppo di tester, gli occhiali di Google non arrivarono mai a un livello di sviluppo tale da poterli considerare pronti per la vendita, ma sono rimasti ad oggi un prototipo e un prodotto ancora sperimentale. Il primo errore di Google è stato proprio su questo versante, non avendo fatto capire chiaramente attraverso dirigenti e addetti alle pubbliche relazioni lo stato dei lavori e la natura ancora prototipale dei primi occhiali test. Teller ha dichiarato che il programma Glass Explorer ha aiutato certamente a far partire il progetto, ma che al tempo stesso ha portato anche a questa sorta di malinteso.

“La decisione sbagliata è stata quella di permettere e certe volte persino di incoraggiare troppa attenzione attorno al programma. Invece di vedere Glass Explorer come una piattaforma di sviluppo in divenire, molti hanno iniziato a considerare i primi dispositivi rilasciati per i test come prodotti fatti e finiti e quasi pronti per il rilascio sul mercato. Ecco perché gli occhiali test sono stati giudicati e valutati in un contesto completamente diverso da quello che ci eravamo prefissati. Una tattica di questo genere ha finito con lo scontentare molti early adopter. Da una parte c’eravamo noi che aspettavamo degli input su come migliorare il prodotto, mentre dall’altra parte c’erano gli “explorer”, che volevano semplicemente un prodotto già completo e perfettamente funzionante”, ha dichiarato Teller.

Teller però è convinto che questa fase di test pubblico abbia comunque aiutato Google

Secondo L’analista di Enderle Group Rob Enderle Google ha commesso l’errore di rendere disponibile pubblicamente un prodotto test e di farlo pagare anche profumatamente, invece di condurre prove segretamente pagando i tester come si fa quasi sempre in questi ambienti. “Se Google avesse adottato questa tattica, molto probabilmente i Google Glass non sarebbero sprofondati in questo buco dal quale stanno cercando di uscire”.

Teller però è convinto che questa fase di test pubblico abbia comunque aiutato Google, che ha infatti imparato moltissimo dal programma Glass Explorer, come ad esempio la necessità di migliorare la batteria e di capire meglio tutte le questioni di privacy per un prodotto che di fatto, tra le altre cose, può scattare immagini e registrare video in “incognito”.

Dopo che Google ha smesso di vendere il prototipo dei Google Glass a inizio 2015, molti hanno inteso questa decisione come un abbandono del progetto. A Mountain View però negano e si tratterebbe solo di una pausa per riprogettare il prodotto e per spostarne lo sviluppo da GoogleX a un nuovo e apposito team.

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