Microsoft, accordo con i provider EU per evitare l’antitrust, ma Google e CISPE non ci stanno
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L’anno scorso, la francese OVHcloud, il provider toscano Aruba e la danese Cloud Community hanno presentato un reclamo contro Microsoft all’antitrust alla Commissione Europea perché ritenevano attuasse pratiche scorrette sulle licenze cloud. Ora, invece, i tre provider starebbero per arrivare a un accordo con l’azienda fondata da Bil Gates. Secondo indiscrezioni raccolte da Bloomberg, attraverso tale accordo Microsoft acconsentirebbe di modificare le sue pratiche per ottenere il ritiro delle denunce e quindi evitare un’indagine da parte della UE.
La discordia è nata nel 2019, quando Microsoft aveva modificato la sua licenza outourcing applicando prezzi differenziati per le licenze dei software Microsoft in cloud: più bassi se si sceglieva Azure come cloud provider. Nel 2022 Microsoft aveva poi fatto alcuni cambiamenti alle sue licenze, in teoria per venire incontro ad alcune critiche, ma le modifiche non hanno soddisfatto il CISPE Cloud Infrastructure Service Providers in Europe), che ha presentato un reclamo formale con il Direttorato Generale EU per la concorrenza, affermando a suo tempo che “Microsoft usa la sua posizione dominante nel software di produttività per spingere i consumatori europei verso la propria infrastruttura cloud, danneggiando i fornitori di infrastruttura cloud europei e gli utenti dei servizi IT”.
Indipendentemente dalla posizione dei singoli cloud provider europei, il CISPE (che tra i suoi soci include Amazon AWS) non intende ritirare il reclamo: “Abbiamo avuto una discussione iniziale con Microsoft, ma non abbiamo visto nulla che suggerisca cambiamenti che assicurino che i clienti dell’Unione Europea avranno la libertà di eseguire il proprio software sul cloud provider che desiderano, senza dover sottstare a termini di licenza ingiusti o prezzi discriminatori. Pertanto, continueremo a perseguire il nostor reclamo”.
L’accordo verrebbe in ogni caso monitorato dalla Commissione Europea, che agisce come garante della concorrenza nei 27 Paesi dell’Unione, e che negli ultimi dieci anni ha multato Microsoft per oltre 1,6 miliardi di euro.
Google Cloud all’attacco di Microsoft
Appresa la notizia, la divisione Google Cloud di Alphabet ha immediatamente fatto sentire la sua voce, criticando l’imminente accordo perché, a suo dire, non elimina completamente i dubbi sulle condizioni di licenza offerte da Microsoft. Proprio per questo, secondo quanto riporta Reuters, attraverso il suo vicepresidente, Amit Zavery, Google Cloud ha esortato i regolatori antitrust dell’Unione Europea a investigare in maniera più approfondita.
La risposta di Microsoft non si è fatta attendere. La società ha ribadito quanto espresso maggio dello scorso anno in un blogpost dal suo presidente Brad Smith, ovvero che riveste una solida seconda posizione all’interno del settore dei servizi cloud, con uno share di poco superiore al 20% del fatturato globale. Posizione, va detto, confermata dalle analisi di mercato che vedono Amazon Web Service primeggiare con il 34% di share, seguita da Microsoft Azure (21%) e Google Cloud (11%).
Forte competizione
D’altra parte, il mercato dei servizi cloud è in forte ascesa e Google Cloud non vuole perdere terreno nei confronti di chi lo precede, soprattutto Microsoft che non è così distante come è invece AWS. Proprio per questo, in un’intervista, Zavery ha evidenziato come “Microsoft abbia assunto decisamente una posizione molto anticoncorrenziale nel cloud”. Starebbe infatti sfruttando la posizione dominante che ha nel settore on-premise, garantita da Windows e Office 365, per vincolare i clienti ad Azure e il resto dei servizi cloud, rendendo difficile operare una scelta alternativa. Zavery ha sostenuto che molti clienti si lamentano del fatto che le pratiche di bundling attuate da Microsoft, come anche le restrizioni sui prezzi e sulle licenze, rendono difficile puntare su altri fornitori.
Per altro, la forte crescita di un mercato che è dominato essenzialmente da tre provider ha indotto anche Stati Uniti e Gran Bretagna a effettuare un maggiore controllo normativo, dato che sempre più aziende stanno spostando i loro servizi in cloud.
Una questione che va oltre Microsoft?
Riguardo l’accordo che starebbe per siglare Microsoft con i tre provider europei, il vicepresidente di Google Cloud ha affermato che va a vantaggio solo dell’azienda di Seattle. “Microsoft sta comprando singolarmente tutti quelli che hanno sporto un reclamo – ha sottolineato Zavery – ma non rende queste condizioni disponibili a tutti. Questo è un comportamento sleale, che dimostra come l’azienda abbia talmente tanto potere da poter accordarsi individualmente con chi e come ritiene opportuno”.
Zavery ha però aggiunto che non è una questione esclusivamente limitata al contratto tra Microsoft e qualche operatore europeo, ma ben più ampia, che le autorità di regolamentazione dovrebbero considerare in modo olistico.
Amit Zavery ha precisato anche che le sue affermazioni non sono parte di una controversia tra Google e Microsoft. Si tratta del cloud in sé, perché operando pratiche non corrette viene meno uno dei pilastri del cloud stesso. Ovvero di avere un modo aperto e flessibile di distribuire il proprio software e di offrire ai clienti più opzioni così che possano eseguire le proprie applicazioni in qualsiasi luogo e nel modo più semplice scelgano di farlo.
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