Cosa succede quando il cloud non basta per tutti? C’è il multicloud
La promessa iniziale del cloud era quella di rendere disponibili risorse di elaborazione illimitate a chiunque nel mondo. Da allora, uno dei principali propellenti del cloud è stata “l’illusione della capacità infinita”, come ha spiegato di recente il CEO di AWS Adam Selipsky. In questo contesto, Kevin McLaughlin di The Information ha approfondito la realtà della “capacità infinita”… che infinita non è affatto.
Il cloud, dopo tutto, è solo “il computer di qualcuno” e quel qualcuno installa costantemente server reali in data center reali per garantire che l’elasticità del cloud non venga meno. È sempre stato così, ma oggi abbiamo raggiunto un punto di svolta nell’adozione del cloud. Il discorso non riguarda la carenza di approvvigionamento, ma l’incredibile e crescente abbondanza della domanda. Questo porta, a sua volta, all’altro grande tema: se il cloud si sforza di tenere il passo con una simile (e voracissima) domanda, è un motivo in più per prendere sul serio il multicloud.
La capacità infinita incontra la domanda infinita
La maggior parte delle aziende fatica a trovare un numero sufficiente di clienti che acquistino i loro prodotti. Secondo Selipsky in un’intervista a Mad Money, le società cloud come AWS potrebbero avere il problema opposto. “L’IT passerà al cloud. E ci vorrà un bel po’ di tempo. A oggi ho visto forse solo il 10% dell’IT che si è spostato nel cloud. Siamo ancora agli inizi di questa grande migrazione”. Il cloud richiede tempo non perché la domanda è limitata, ma proprio perché anche con le aziende in pieno sprint verso il cloud, ci sono migliaia di miliardi di dollari di IT da modernizzare.
Come ha detto il CMO di MongoDB Peder Ulander rispondendo a McLaughlin, “se non altro, la crescente carenza di capacità è un momento di svolta per AWS, Google Cloud e Microsoft Azure”. In un mercato così caldo, è normale che la domanda superi l’offerta e non si tratta di un fenomeno destinato a finire presto.
Le cose avrebbero sarebbero potute procedere più lentamente. Dopotutto, sebbene AWS fosse in anticipo sul cloud, altri fornitori hanno impiegato più tempo per unirsi al cloud party. Nel corso degli anni, ci sono stati problemi di micro capacità all’interno dei singoli cloud, ma è stata la pandemia a creare una preoccupazione “macro”. La pandemia ha infatti spinto le aziende a dare il via ai loro piani di modernizzazione del cloud. Nel 2020 il CEO di CircleCI Jim Rose parlava così: “Oggi qualsiasi azienda sta cercando di rendere le proprie app abilitate al cloud o native del cloud il più in fretta possibile. La pandemia ha compresso il tempo che le aziende stavano impiegando per modernizzarsi e tutto ciò che avevamo previsto per il prossimo anno ora accadrà nei prossimi tre mesi”.
Spostiamoci al 2022 e… indovinate un po’? Questa tendenza non ha rallentato minimamente. In effetti, in un recente sondaggio condotto dalla Morgan Stanley Research sui piani di spesa dei CIO in caso di recessione, la trasformazione digitale è risultata seconda solo alla sicurezza nelle priorità che i CIO si sono rifiutati di tagliare.
Questo è certamente positivo, ma è anche un problema. Qualcuno deve costruire i data center necessari a soddisfare la domanda. Un recente promemoria di Amazon trapelato online si concentrava su una possibile carenza di dipendenti nel personale dei centri logistici dell’azienda, ma lo stesso problema potrebbe affliggere presto la sua attività nel cloud. Lo stesso vale per Google, Microsoft e tutte le altre società cloud. La capacità, misurata in base all’hardware necessario per costruire macchine o alle persone necessarie per farle funzionare, andrà incontro ai limiti su base regolare. Ed è qui che entra in gioco il multicloud.
Multicloud: la strada verso una maggiore capacità
La visione originale del multicloud come un parco giochi del CIO è assolutamente da rigettare. I carichi di lavoro non funzionano magicamente tra i cloud, dato che anche il tipo di elaborazione differisce notevolmente da un cloud all’altro. Inoltre, più un’azienda investe in servizi di ordine superiore di un determinato cloud, più difficile diventa replicare quell’esperienza su un fornitore cloud diverso.
Data l’importanza fondamentale della produttività degli sviluppatori, questa visione del cloud è qualcosa di brillante e splendente ma priva di un reale valore. Con un approccio basato sui microservizi, le aziende possono attingere ai migliori servizi che diversi cloud hanno da offrire e unirli insieme. Un’azienda, ad esempio, potrebbe ospitare il proprio sito di e-commerce in tempo reale con i dati dei clienti e il catalogo dei prodotti su AWS e quindi disporre di una replica ospitata su Google Cloud per creare personalizzazione e offerte basate sulle interazioni con i clienti. Per essere chiari, non è sufficiente architettare il multicloud solo nell’app o nel livello dati. Le aziende devono progettare sia le loro applicazioni, sia l’infrastruttura dati associata per essere davvero multicloud.
Non è semplice, ma è sicuramente fattibile e, soprattutto, sempre più importante. In un mondo di potenziali vincoli di capacità, il multicloud diventa fondamentale per garantire la continuità aziendale. Come? Consentendo di spostare un’applicazione tra i cloud per massimizzare l’accesso alla capacità. Molte aziende faticano a fare bene il multicloud, ma i fornitori di piattaforme “as-a-service” stanno colmando questa lacuna con database, streaming di dati e altri servizi che fanno da ponte tra i cloud per il cliente.
In questo modo, se la regione Azure West US 2 di Microsoft sta raggiungendo temporaneamente la capacità massima, i clienti possono spostare la propria applicazione su Google us-west1, supponendo che il loro fornitore as-a-service operi in entrambe le regioni e che il livello app e il livello dati possano essere spostati facilmente. Niente di tutto ciò ha lo scopo di dipingere un’immagine eccessivamente rosea del multicloud, ma dato che non siamo affatto vicini alla saturazione della domanda di cloud (anzi, tutt’altro), dovremo tutti diventare più intelligenti su come massimizzare l’offerta di cloud. In questo il multicloud può aiutare… e non poco.