BARCELLONA – L’edizione 2018 dell’evento VMworld Europe coincide con due compleanni importanti: i 20 anni dalla fondazione di VMware, e i 10 della sua presenza stabile in Europa. Nel suo keynote di apertura, il CEO Pat Gelsinger ha voluto sottolineare quelli che nella visione di VMware sono considerati i “superpoteri tecnologici”:

  • Il Cloud, che permette una scalabilità inimmaginabile:
  • Il Mobile, che offre una possibilità inaudita di raggiungere le masse;
  • L’Intelligenza artificiale e machine learning, che portano intelligenza in ogni applicazione;
  • IoT ed Edge Computing, che connettono il piano fisico con quello del digitale.

Ciascuno è un superpotere in sé, ma uniti scatenano una potenza senza precedenti. L’IoT permette di raccogliere grandi quantità di dati, che è possibile archiviare con il cloud, per poi elaborarli con algoritmi di IA e distribuire servizi e applicazioni a miliardi di utenti grazie a connettività e diffusione dei dispositivi pressoché universali.

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La sicurezza: il problema critico

Su tutto incombe una problema, di cui VMware ha manifestato la seria intenzione di occuparsi: la sicurezza. Senza mezzi termini, Gelsinger ha detto che la sicurezza è “rotta”, e che abbiamo bisogno di meno prodotti di security, e più sicurezza nell’IT dalle sue fondamenta: “Oggi la sicurezza viene vista come qualcosa da aggiungere ai prodotti, e la sua pratica come un continuo inseguimento per porre rapidamente rimedio a minacce, vulnerabilità e allarmi. Bisogna passare a un paradigma di sicurezza intrinseca nelle soluzioni, e ricerca delle buone pratiche”, ha dichiarato dal palco.

Tra i principali strumenti che possono contribuire a questa impostazione di sicurezza, VMware propone AppDefense. Integrato da tre anni in vSphere, AppDefense usa meccanismi di intelligenza artificiale per imparare il comportamento standard di macchine virtuali e applicazioni, e bloccare i comportamenti che deviano dalla norma. Ora AppDefense è integrabile anche in VMware NSX, portando lo stesso concetto anche in ambito networking, permettendo così di applicare la micro-segmentazione della rete automatica e adattabile ai contesti.

Confermata e rafforzata la partnership con IBM

IBM è tra i principali partner di VMware, specialmente per quanto riguarda i servizi cloud per applicazioni critiche di grandi aziende e governi. Il recente annuncio dell’acquisizione di RedHat – fortemente impegnata nello sviluppo di soluzioni open source potenzialmente concorrenti di VMware come OpenStack – lasciava qualche dubbio sugli sviluppi futuri della partnership. Per dissipare ogni dubbio è intervenuto sul palco Arind Krishna, Senior Vice President per la Hybrid Cloud di IBM, che ha confermato che la relazione con VMware non sarà intaccata dall’acquisizione, ma sarà addirittura rafforzata. Nell’incontro con la stampa, Gelsinger ha notato che è raro che IBM partecipi come ospite a eventi di terzi, a sottolineare la dimostrazione dell’impegno.

IBM ha annunciato infatti una infrastruttura multi-zona completamente gestita per carichi di lavoro mission critical con affidabilità del 99,99%, con il supporto delle tecnologie VMware. L’infrastruttura altamente automatizzata sarà gestita da IBM Services, garantirà failover automatici nel giro di minuti o addirittura secondi all’interno della stessa region e sarà disponibile nelle 18 region di IBM Cloud distribuite tra Stati Uniti, Europa e Asia.

Con questa infrastruttura, IBM intende approcciare a quell’80% di applicazioni critiche che – secondo una ricerca Ovum – ancora vengono eseguite on-premises per motivi regolamentari o di prestazioni.

Dal canto suo, Gelsinger ha annunciato che i VMware Global Services utilizzeranno applicazioni basate sulla IA di IBM Watson per fornire servizi di assistenza ai propri clienti. È stata inoltre annunciata la creazione di un nuovo laboratorio di ricerca congiunta che vede IBM e VMware lavorare insieme sulle nuove tecnologie.

Container e VM: se non puoi batterli, fatteli amici

Inizialmente, i container sono stati visti come un’alternativa alle macchine virtuali, perché permettono isolamento delle applicazioni dal sistema offrendo flessibilità e semplicità di gestione senza dover replicare per ciascun servizio tutti i componenti comuni, primo tra tutti il sistema operativo. I vantaggi operativi hanno nell’ultimo periodo prevalso sull’aspetto dell’economia delle risorse, portando all’impiego dei container anche per applicazioni su larga scala, che necessitano di infrastrutture più ampie e che possono quindi beneficiare della virtualizzazione e del cloud.

Si riapre quindi per VMware la possibilità di “far rientrare dalla finestra quel che era uscito dalla porta”. Opportunità che l’azienda non si è fatta sfuggire, acquisendo Heptio, azienda che ha ai suoi vertici due dei “guru” che sono tra i padri fondatori di Kubernetes. Le soluzioni di Heptio saranno integrabili con VMware Pivotal Kubernetes Service (PKS), che permette un deployment rapido e una gestione più efficiente dei container Kubernetes automatizzando la gestione operativa di risorse, networking e aspetti di security.