Raffreddamento a liquido: nel 2026 lo adotterà un data center su tre
Secondo un recente sondaggio di The Register effettuato intervistando 812 professionisti IT, entro il 2026 più di un terzo delle aziende (38,3%) prevede di impiegare qualche forma di infrastruttura di raffreddamento a liquido (Liquid Cooling) nei propri data center, rispetto al solo 20% di inizio 2024. Attualmente, il raffreddamento a liquido resta una nicchia vista come più vantaggiosa per l’high-performance computing (64,4%), le dense configurazioni di server (60,6%) e, in misura minore, per i carichi di lavoro di intelligenza artificiale (46,2%).
Sebbene tradizionalmente impiegato nei sistemi supercomputer estremamente densi di vendor come Eviden, HPE Cray e Lenovo, questo trend potrebbe presto cambiare anche per l’IA. Mentre infatti i sistemi Nvidia HGX saranno ancora disponibili con raffreddamento ad aria, il potente acceleratore Grace-Blackwell Superchip da 2.700 watt richiederà raffreddamento a liquido.
Il raffreddamento a liquido non è però limitato ai soli sistemi IA e HPC, ma è in generale molto più efficiente nel rimuovere il calore di scarto rispetto all’aria, riducendo il consumo energetico fino al 20%. I sistemi raffreddati a liquido dovrebbero inoltre essere in grado di raggiungere frequenze di clock più elevate sfruttando gli algoritmi di boost opportunistico presenti sui processori moderni.
Nonostante i vantaggi di questi sistemi, non c’è un’unica tecnologia tecnologia su cui puntare. Entro il 2026, il 16,3% degli intervistati prevede infatti di usare il raffreddamento a liquido diretto sui chip (DTC), il 6,5% il raffreddamento per immersione totale e circa un sesto una combinazione di entrambi. Il 61,7% non ha però piani per adottare nessuna di queste tecnologie nei prossimi due anni.
Le aziende più grandi prevedono di adottare più rapidamente il raffreddamento a liquido, probabilmente grazie a budget più ampi per le implementazioni di IA o allo spazio limitato nei data center che richiede configurazioni di rack più dense. Tuttavia, la maggior parte degli intervistati (87%) ha attualmente densità di potenza dei rack inferiori a 50 kW, al di sotto della soglia generalmente considerata necessaria per il raffreddamento a liquido.
Nonostante ci si aspetti una maggiore adozione di questi sistemi nei prossimi anni, permangono alcune preoccupazioni tra le aziende. Queste hanno citato la manutenzione e la complessità come le maggiori barriere all’adozione, seguite dai costi di implementazione iniziali. Circa la metà ha infine espresso preoccupazioni sulla mancanza di esperienza con queste tecnologie, mentre il 41% teme il rischio di perdite e fuoriuscite di liquido e il 21,4% vede come potenziale sfida il costo di acquisto e sostituzione dei liquidi di raffreddamento.