Huawei vuole contribuire a un’Europa digitale sostenibile nel datacenter
Negli ultimi anni, il datacenter è stato imputato eccellente nella lotta al riscaldamento globale. L’uso improprio di risorse per web, machine learning e cryptovalute, insieme all’insensibilità verso il rinnovabile – sicuramente più complicato da gestire per chi ha nella garanzia di continuità dell’alimentazione la sua priorità – ne avevano fatto l’ambiente inquinante per eccellenza. Recentemente, però, ha trovato ottimi tecnici che lo hanno via via scagionato. Uno dei più famosi è Luis Neves, CEO di GeSI: “L’ICT può raggiungere gli obiettivi verdi per l’Europa”, ha dichiarato senza mezzi termini in apertura dell’Innovative Data Infrastructure (IDI) Forum del 12 maggio.
La sua presentazione, Green and Sustainable Data Centers Empower Europe’s Digital Economy, è partita dai 17 obiettivi sostenibili individuati dall’ONU per cambiare il mondo in chiave sostenibile. Da quelli, per l’ICT derivano 169 sotto-obiettivi, impattati dalla tecnologia per il 22% direttamente e altro 23% indirettamente. “La sustainability è un cash cow che nessuno ha finora considerato correttamente”, lancia in conclusione della sua presentazione.
Huawei continua l’opera di dettaglio dell’innovazione, già affrontata dal punto di vista della ricerca applicata, scendendo ora nel dettaglio sull’infrastruttura. Il progetto su scala mondiale, ma centrato in particolare sul Vecchio Continente, è stato centrale nell’IDI Forum.
Il digitale, visto come base per costruire insieme un’Europa più digitalizzata e sostenibile e articolato sui tre capisaldi Green, Acceleration e Innovation, ha mostrato alcuni risultati già applicati alla vita quotidiana, come la sanità e la scuola.
Sanità, l’avvento della superdiagnostica
Le più recenti innovazioni nell’infrastruttura dei dati per l’assistenza sanitaria sono al centro delle attenzioni di Huawei. Il caso presentato è l’Essen University Hospital, istituto tedesco rappresentato dal CIO Armin de Greiff.
[Leggi anche: La medicina personalizzata, il futuro secondo Huawei]L’imaging moderno modifica le caratteristiche dello storage ospedaliero. Le nuove possibilità mediche ci portano nel terreno della superdiagnostica, che richiede una opportuna infrastruttura ICT. Il vero avanzamento arriva quando si riesce a introdurre l’intelligenza ovunque, fino al livello del letto. I dati medici richiedono un’architettura idonea: “Abbiamo dovuto migrare il nostro exchange storage e alla fine della valutazione abbiamo scelto Huawei Dorado”. Per gli sviluppi futuri, l’ospedale sta valutando un modello ancora superiore, l’OceanStor Pacific 9950.
Ricerca, un’attività data-centrica
Le più recenti innovazioni nell’infrastruttura dei dati per l’istruzione sono state presentate da Joachim Verschelden, Head of Department ICT Infrastructure & Operations della VUB, la Vreje Universiteit di Bruxelles.
“Qualsiasi ricercatore oggi direbbe che i tre principali componenti della ricerca sono dati, dati e ancora dati”. Ma le caratteristiche dei dati, per disponibilità interna ed esterna – si pensi ai metadati, anche per i motori di ricerca-, sono sempre maggiori. Anche la VUB ha adottato il Pacific 9550.
Datacenter: all-flash e yottabyte
Ma quali sono le reali necessità di elaborazione e storage del mondo che cambia? Secondo Huawei questa è l’era dello yottabyte, una dimensione di dati tutt’altro che quotidiana. Per seguire l’innovazione è necessario il disaccoppiamento dell’architettura di archiviazione dati da quella di calcolo, un percorso che va iniziato dall’azienda cliente.
Oggi lo storage distribuito deve rispondere a nuovi carichi di lavoro che prima non c’erano. Genericamente individuiamo le aree dell’HPC, dei Big Data e dell’AI, ma non si tratta solo di quantità bensì principalmente di architettura.
Oggi vari approcci coesistono in un sistema di storage, ma la loro reale fruibilità richiede continue migrazioni. Si pensi alle differenze tra data warehouses e data lakes, per i quali un’architettura unificata ridurrebbe il lunghissimo tempo di migrazione dall’uno all’altro.
Nell’input-output, poi, determina la strategia di elaborazione impiegata. Avere a disposizione un modello unico ibrido che gestisca molti o pochi dati con molti o pochi I/Os aumenta le prestazioni in maniera significativa.
Dal punto di vista dell’elaborazione, la soluzione individuata da Huawei è l’All-flash data center, nelle certezze di Peter Kruth, Europe Chief Architect Datacenter Technology di Huawei. Anche grazie all’adozione di sole flash, avranno grandi prestazioni i data acceleration engines, specifici per big dataata, AI e distributed systems.
Per lo storage, la nuova soluzione è appunto l’approccio distribuito di OceanStor Pacific. La nuova soluzione presenta due straordinarie innovazioni, il converged indexing e il data flow. Se oggi – anche grazie ai container – siamo nella fase dell’highly autonomous storage, dal 2026 dovremmo passare al fully autonomous, con conseguenze enormi su prestazioni e costi.
Vale la pena infine ricordare che “lo storage è l’ultima frontiera contro il ransomware”, come ha ammonito Peter Zhou, Presidente della IT Product Line di Huawei.