Lenovo e il data center “future defined”
Non è un periodo semplice questo per chi deve progettare o modernizzare l’infrastruttura IT di un azienda. Con continue richieste da parte delle linee di business di prestazioni in grado di supportare una nuova generazione di servizi che rientrano nella trasformazione digitale, il mix di opportunità e rischi derivanti dall’adozione del cloud da valutare sempre attentamente, e nuove normative che richiedono – giustamente – garanzie di controllo sui dati e sicurezza degli accessi, le scelte da fare sono molteplici e per nulla lineari.
Come progettare un data center che sia “a prova di futuro”? Quali sono gli obiettivi per la costruzione o la modernizzazione di un data center, e quali le sfide da affrontare? Lenovo ha commissionato a IDC un white paper sul “future-defined datacenter”, basato anche sui risultati della Datacenter Facilities Infrastructure Management and Operations Survey realizzata a gennaio sempre da IDC.
Per il 72% dei CIO e leader tecnologici delle aziende interpellati in 1.000 aziende, la capacità di supportare la trasformazione digitale e permettere la crescita del business sono le principali motivazioni che guidano le decisioni in ambito IT. L’infrastruttura IT deve quindi essere, oltre ad essere sicura e avere prestazioni adeguate e certe, anche agile, per adattarsi velocemente a improvvisi carichi di lavoro, nuove applicazioni e servizi richiesti, e infine versatile, per dialogare con mondi tecnologici eterogenei eliminando la compartimentazione delle risorse e dei dati aziendali.
Verso il software defined data center
Una promettente risposta a queste sfide tecnologiche è costituita dal software defined data center: un’infrastruttura in cui le diverse componenti (elaborazione, archiviazione e networking) possano essere definite e modificate in modo programmatico attraverso API, con un ridotto intervento da parte degli operatori, minimizzando i tempi di esecuzione e i rischi legati all’errore umano (che occupano il secondo posto nelle preoccupazioni dei CIO relative al data center, sempre secondo le persone intervistate da IDC).
Questa è una direzione intrapresa con decisione da Lenovo, che ha di recente differenziato la sua offerta data center in due linee distinte. La tradizionale offerta di server X86, apparati di rete e storage, ribattezzata in ThinkSystem, che ha subito un processo di ottimizzazione e standardizzazione dei componenti, è stata affiancata dalla linea ThinkAgile, con sistemi congergenti, progettati insieme a partner nel mondo cloud, virtualizzazione e piattaforme software e venduti preconfigurati e certificati per quegli specifici carichi di lavoro.
Rispetto agli annunci avvenuti la scorsa primavera, la linea ThinkAgile si è già arricchita della serie VX, infrastruttura iperconvergente preconfigurata basata su VMware vSAN. Le altre famiglie di ThinkAgile includono ThinkAgile SX, sistemi ingegnerizzati pronti all’uso in versioni per Microsoft Azure Stack e Nutanix, ThinkAgile HX per soluzioni di cluster scale-out basate su software Nutanix, ThinkAgile HX per soluzioni iperconvergenti e apliances integrate con Nutanix Acropolis e Prism oltre ai sistemi di storage DX scalabili basati sui software DataCore, Cloudian e Nexenta.
Qui e ora
Con queste soluzioni Lenovo si è preparata per essere un player importante nei data center del futuro, che sono agili, scalabili, sicuro e soprattutto “software defined”, secondo il paper IDC. Ma cosa sta succedendo oggi, nel nostro paese? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro De Bartolo, Data Center Group Country Manager Lenovo per l’Italia.
“Sebbene i prodotti siano disponibili sul canale solo da metà agosto, stiamo già vedendo interesse verso tutta la gamma. Il mercato sta rispondendo bene e i magazzini sono già adeguatamente riforniti”, afferma De Bartolo. “L’arrivo delle nuove serie DX e VX completa l’offerta e la spinge sempre più nella direzione delle soluzioni per il data center software defined, che sono apprezzate soprattutto da aziende più grandi e alcuni settori particolari, come quello del Finance, dell’automotive e dal manifatturiero”.
Lo zoccolo duro rimane l’offerta tradizionale ThinkSystem, scelta da PMI e aziende che cercano una transizione più graduale dell’infrastruttura per un applicazioni general purpose. Quando si parla di storage, però, “anche le PMI mostrano molto interesse verso le soluzioni software defined più avanzate, in particolare nella versione equipaggiata con la soluzione DataCore”, ha prosegue De Bartolo.
La strategia di Lenovo per le soluzioni software defined è quindi basata sull’implementazione di soluzioni di partner in sistemi preconfigurati e certificati. Una scelta valida, perché che le permette di offrire diverse soluzioni, ciascuna adatta a uno specifico campo di applicazione e all’integrazione con l’infrastruttura del cliente, ma che comporta dei rischi. Circa anno fa Lenovo aveva annunciato una partnership con Nimble Storage, per vederla naufragare pochi mesi dopo quando l’azienda è stata acquisita da HPE.
In questo caso, secondo De Bartolo, “non ci sono stati contraccolpi. La brevità del periodo non aveva ancora consentito l’adozione delle soluzioni Lenovo/Nimble Storage da parte dei clienti, almeno in Italia”. Per diminuire la dipendenza dai software di gestione di terze parti, e anche semplificare l’amministrazione delle infrastrutture e l’orchestrazione delle risorse, Lenovo sta quindi potenziando il suo software di gestione XClarity, che si sta arricchendo di nuovi plugin per integrarsi con le soluzioni più diverse, permettendo di migliorare l’automazione del data center e ridurre l’intervento (e l’errore) umano.
L’apertura di lenovo verso ogni tipo di piattaforma e soluzione si estende anche al cloud. Lenovo non ha sposato nessuna soluzione specifica, ma per De Bartolo ha “rapporti di amicizia con il cloud e i diversi fornitori. Tutte le soluzioni ThinkAgile tendono la mano verso il cloud; alcune di esse hanno una maggiore integrazione verso alcune soluzioni. Se un cliente è più amico di Azure, sceglierà probabilmente una soluzione ThikAgile SX; se usa gli Amazon Web Services potrà scegliere tra DX e HX, e per le piattaforme private/ibride basate su protocolli aperti, abbiamo soluzioni ingegnerizzate certificate per OpenStack”.