Cyberattacco all’azienda ospedaliera di Verona, pubblicati 600 GB di dati
L'azienda riferisce di non avere risposto alla richiesta di riscatto, e che si tratta di una minima parte dei dati custoditi, in gran parte non sanitari, o già soggetta a essere pubblicata
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Giornalista professionista dal 1992, ha cominciato con la cronaca sul quotidiano l’Unità e sul mensile Società Civile, per poi passare al settore informatico scrivendo ... Leggi tutto
Qualche settimana fa, nella notte tra il 22 e il 23 ottobre, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona (nella foto il Polo Adige) è stata oggetto di un attacco informatico che ha creato non poche difficoltà all’operatività degli ospedali – pronto soccorso, centri prelievi, prenotazioni e pagamenti – che è stata bloccata o rallentata. L’azienda in un comunicato ha spiegato che “Sono state attivate immediatamente le procedure di emergenza, per la messa in sicurezza dei sistemi informatici e l’isolamento dei server, attività che non ha comportato problematiche nel funzionamento dei reparti e le urgenze. A una prima analisi, non risultano violati i dati sensibili e le procedure di backup periodico sono avvenute regolarmente prima dell’attacco. Sono però ancora fuori uso le linee telefoniche interne e parte della rete dati che si appoggia su Internet”.
No al riscatto
Quasi tre settimane più tardi è arrivata la rivendicazione da parte del gruppo di Rhysida, che chiedeva un riscatto per non pubblicare i dati sottratti. Un altro comunicato dell’azienda ospedaliera ha precisato che “In merito alla rivendicazione dell’attacco hacker apparsa oggi, si comunica che Aoui non prenderà in alcuna considerazione richieste di riscatto da parte dei criminali informatici. Si conferma peraltro quanto già riferito il 23 ottobre, ovvero che non c’è stata perdita di dati anche grazie all’entrata in funzione del Sio, ma, a quanto al momento noto, una circoscritta fuoriuscita di file”.
I dati erano stati messi in vendita, come precisa l’analisi di redhotcyber.com, al prezzo di 10 bitcoin (più o meno 334mila euro) ma, probabilmente per mancanza di richieste, sono stati poi pubblicati integralmente sulla rete Onion accessibile a tutti.
Si tratta di oltre seicento GB di dati che comprendono analisi cliniche che provengono dai laboratori dell’azienda veronese e da altre strutture. Buona parte della documentazione, datata 2023, riguarda l’idoneità sul lavoro e i rischi professionali, un’altra tratta del funzionamento dell’ospedale con l’audit interno e poi ci sono analisi genetiche e anche qualche password. L’azienda ha ribadito che non non c’è stata perdita di dati personali ma è stata pubblicata copia di alcuni, una minima parte di quelli complessivamente custoditi.
Sarebbero stati pubblicati 0,6 terabyte (pari a 612 Gb) su 29 terabyte totali. “La maggior parte di questi dati copiati risulterebbe essere non sanitaria, o addirittura già soggetta a pubblicazione per legge sul nostro sito web. I restanti dati rappresenterebbero documenti frammentari con informazioni cliniche, molte delle quali peraltro datate”.
“Il gruppo di lavoro interno è già operativo e in costante coordinamento con il responsabile della Protezione dei dati personali al fine di analizzare i file pubblicati e fornire agli interessati le comunicazioni previste dalla normativa, che saranno rese disponibili alla luce degli ulteriori accertamenti ancora in corso al fine di limitare gli eventuali disagi conseguenti l’accaduto”.
Sanità digitale in Italia, a che punto siamo con il PNRR
Il rapporto Meridiano Sanità di The European House Ambrosetti fotografa l'avanzamento degli investimenti PNRR su telemedicina e fascicolo sanitario elettronico
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Giornalista professionista dal 1992, ha cominciato con la cronaca sul quotidiano l’Unità e sul mensile Società Civile, per poi passare al settore informatico scrivendo ... Leggi tutto
A che punto siamo con la sanità digitale? Alla domanda ha cercato di dare una risposta il 18° rapporto Meridiano Sanità dell’European House Ambrosetti che apre il rapporto con una serie di proposte fra le quali troviamo anche la richiesta di “proseguire nel processo di trasformazione data-driven della sanità potenziando l’investimento nelle infrastrutture digitali, favorendo la raccolta e la standardizzazione dei dati da utilizzare ai fini della ricerca e del miglioramento dei percorsi di cura e consentendo l’interoperabilità tra i diversi sistemi informativi esistenti”.
L’attenzione alla sanità digitale si sostanzia anche nel capitolo dove si cerca di fare il punto della situazione fra normativa e Pnrr.
Stabilità l’importanza dell’informatizzazione che può contribuire a ridurre la frammentarietà dell’offerta di servizi sanitari sul territorio ma anche ad aumentare l’efficienza, resilienza e sostenibilità dei sistemi, specialmente per alcune patologie ad alto impatto per il sistema, a partire dalle cronicità, il Rapporto ricorda che obiettivo del Pnrr è “migliorare le dotazioni infrastrutturali e tecnologiche, promuovere la ricerca e l’innovazionee sviluppare le competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale”. Questo ha indotto una revisione dell’assetto normativo e offerto così l’opportunità di rafforzare e rendere strutturali le esperienze di sanità digitale avviate in via emergenziale o accelerate durante la pandemia.
I fondi assegnati dalle missioni del PNRR
La sanità digitale è presente nella Missione 6 “Salute” del Pnnr ma anche nella Missione 1 “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”, cui è stato assegnato circa il 20% delle risorse da impiegare per l’estensione della copertura della banda ultra-larga (in attesa del 5G) per fornire connettività a 12.279 strutture del Ssn ed essenziale per dare attuazione a quanto previsto dalla Missione 6 che nella sua seconda componente (“Innovazione, risorse e digitalizzazione del Ssn”) investe almeno 4,12 miliardi di euro per promuovere il rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e digitale.
La prima componente destina invece un miliardo di euro per la telemedicina, mentre 1,67 miliardi di euro vanno al potenziamento del Fascicolo sanitario elettronico e il Nuovo sistema informativo sanitario (Nsis), l’infrastruttura tecnologica e applicativa del ministero della Salute o gli strumenti di analisi per il controllo, il monitoraggio e la programmazione sanitaria, oltre alla creazione della Piattaforma nazionale di telemedicina.
Nel 2023 tutte le linee di investimento sono entrate nella fase operativa.
La telemedicina
Per quanto riguarda la telemedicina, è stato già assegnato l’intero miliardo di euro. L’8 marzo 2023 è stato firmato il contratto da 250 milioni per l’affidamento della progettazione, della realizzazione e della gestione dei servizi abilitanti della Piattaforma nazionale con l’azienda concessionaria, necessaria per garantire un’implementazione omogenea dei percorsi di telemedicina lungo tutta la penisola.
E il 21 settembre la Conferenza-Stato-Regioni ha dato il via libera al Decreto che prevede investimenti per 750 milioni nei servizi di telemedicina, con l’obiettivo di assistere a domicilio almeno 200mila pazienti cronici entro il 2025 attraverso gli strumenti di telemedicina, in linea con il target finale dell’investimento. La roadmap del ministero prevede il collaudo di avvio dell’infrastruttura della Piattaforma entro il 2023, quando è previsto anche lo sviluppo di almeno un progetto di telemedicina per Regione (o nell’ambito di consorzi tra Regioni); dal nuovo anno si prevede invece di mettere a disposizione delle Asl sistemi di tele-visita, tele-monitoraggio e tele-consulto tra professionisti.
Altro capitolo di spesa è quello dell’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero per il quale, a ottobre 2023, risultano effettuati ordini per oltre 486 milioni di euro. Si tratta di un terzo dell’importo assegnato e già ripartito tra le Regioni.
“Nell’ultimo biennio – recita il rapporto-, i passi avanti più significativi sono relativi all’investimento “Rafforzamento dell’infrastruttura tecnologica e degli strumenti per la raccolta, l’elaborazione, l’analisi dei dati e la simulazione”, cui sono stati destinati complessivamente 1,67 miliardi di euro”.
Il Fascicolo sanitario elettronico
In questo investimento, la maggior parte delle risorse (810 milioni di euro) riguardano il completamento e la diffusione del Fse. Dopo l’avvio, a ottobre 2021, dei progetti pilota in sei regioni per rafforzare l’alimentazione e favorire la portabilità del Fse, il Dl n. 4 del 2022 ha modificato la norma istitutiva, stabilendo la nuova architettura dati a livello centrale – il cosiddetto Ecosistema dati sanitari (Eds) – finanziata con 200 degli 810 milioni complessivi; il Decreto interministeriale dell’8 agosto 2022 ha ripartito tra le Regioni e le Province Autonome i restanti 610 milioni: 299,6 milioni di euro per il potenziamento dell’infrastruttura digitale dei sistemi sanitari e 311,38 milioni per incrementare le competenze digitali dei professionisti del sistema sanitario.
Il Fascicolo è così entrato nella sua fase operativa con l’approvazione, nella Conferenza Stato-Regioni del 2 giugno 2023, dello schema di decreto interministeriale concernente il FSE 2.0, approvato il successivo 7 settembre. Il Decreto individua i contenuti del nuovo Fascicolo,definisceleresponsabilità eicompiti deisoggetti che concorrono alla sua implementazione e alimentazione, le garanzie e le misure di sicurezza da adottare nel trattamento dei dati personali nel rispetto dei diritti dell’assistito, nonché le modalità e i livelli diversificati di accesso.
Tra i contenuti che andranno a costituire il nuovo Fse ci sarà anche il “Taccuino personale” dell’assistito, il quale potrà inserire, modificare ed eliminare dati generati dai dispositivi medici o wearable e documenti personali relativi ai percorsi di cura; in aggiunta, oltre a referti, verbali di pronto soccorso e lettere di dimissione ci saranno anche cartelle cliniche e vaccinazioni e dati delle tessere per i portatori di impianto.
Infine, la Conferenza Stato-Regioni del 2 agosto 2023 ha espresso parere favorevole anche sui flussi informativi relativi alla riabilitazione territoriale (Sistema informativo per il monitoraggio dell’assistenza riabilitativa – Siar), ai consultori familiari (Sistema informativo per il monitoraggio delle attività erogate dai consultori familiari – Sicof) e ai servizi di assistenza primaria (Sistema informativo per il monitoraggio dell’Assistenza Domiciliare – Siad), di importanza strategica per l’alimentazione del Fascicolo sanitario elettronico.
I tre nuovi flussi informativi nazionali che, insieme a quelli dei nascenti Ospedali di comunità, dovranno essere adottati dalle Regioni entro il 2025 per rispettare il target europeo, andranno a completare il patrimonio informativo del Nuovo sistema informativo sanitario.