Cicerone, il documento che spiega la riabilitazione con i robot
L’Italia è uno dei paesi in cui la ricerca sullo sviluppo di dispositivi robotici per la riabilitazione ha conosciuto il maggiore incremento negli ultimi anni e in cui è già presente un grande numero di dispositivi nelle strutture sanitarie.
E ora, dopo tre anni di lavoro, i promotori Simfer (Società italiana di medicina fisica e riabilitativa) e Sirn (Società italiana di riabilitazione neurologica) hanno presentato un documento sul tema che ha coinvolto centinaia di studiosi e diverrà un punto di riferimento anche per gli altri Paesi.
Cicerone è il nome del documento frutto della Conferenza di consenso sulla riabilitazione assistita da robot e dispositivi elettromeccanici per le persone con disabilità di origine neurologica, che ha ricevuto il supporto scientifico e logistico dell’Istituto Superiore di Sanità.
Si tratta di un documento diviso in tre parti, dove viene presentata la classificazione dei sistemi robotici e i fondamenti teorici a cui segue il vero core della ricerca, la sintesi delle evidenze relative alle diverse tipologie di disabilità, sia in età pediatrica sia in età adulta.
Nella seconda parte Cicerone si occupa degli aspetti normativo-giuridici-organizzativi-formativi-etici e sociali inerenti all’utilizzo della robotica in questi ambiti, mentre la chiusura è dedicata alle prospettive e ulteriori ricerche per facilitare l’applicazione della robotica nella pratica clinica.
Tre anni di lavoro
Si tratta di una iniziativa unica nel suo genere, spiega la Presidente di Simfer, Giovanna Beretta. “Nel nostro Paese queste tecnologie sono incluse nei Livelli essenziali di assistenza dal 2017, con l’inserimento nel nomenclatore delle prestazioni specialistiche riabilitative erogabili dal Ssn. Purtroppo, queste disposizioni non sono ancora state compiutamente applicate, anche per la mancanza di indicazioni uniformi sulle modalità operative con cui inserirle nella pratica clinica corrente”.
“È proprio questo uno dei motivi che hanno portato all’organizzazione della conferenza”, aggiunge Stefano Paolucci, Presidente Sirn. “Si sono rilevate disomogeneità e discrepanze nei criteri e nelle metodologie pratiche di impiego clinico di queste tecnologie, nei contesti organizzativi in cui esse sono erogate, nella valutazione dei loro esiti. Mancava in sostanza un quadro complessivo e condiviso di riferimento, che possa chiarire i molti diversi aspetti di cui tener conto perché queste tecnologie siano integrate nell’offerta riabilitativa in modo efficace, stabile, sicuro e accettabile da parte di tutti i diversi soggetti coinvolti”.
Per dare una iniziale risposta a questi problemi, Simfer e Sirn hanno promosso l’organizzazione della Conferenza, che si è tenuta il 23 e il 28 ottobre 2020 con il supporto scientifico da parte dell’Istituto Superiore di Sanità.
Dopo l’evento gli esperti hanno lavorato sulla grande mole di documentazione scientifica messa loro a disposizione per elaborare il documento conclusivo.
Sulla base della raccolta documentale da parte di nove gruppi di lavoro, e dopo numerosi incontri di approfondimento, la giuria multidisciplinare di esperti ha elaborato il documento conclusivo che comprende definizioni e criteri di classificazione dei dispositivi, il loro impiego clinico nelle più frequenti condizioni disabilitanti di origine neurologica, i modelli teorici di riferimento per lo sviluppo e l’utilizzo clinico e le prospettive della formazione e della ricerca, i contesti organizzativi appropriati per il loro impiego, gli aspetti normativi e le implicazioni sociali, etiche e giuridiche.
Il lavoro preparatorio di raccolta documentale, analisi e discussione è durato circa tre anni, superando le molte difficoltà dovute all’epidemia di Covid-19, e ha visto il coinvolgimento di circa duecento persone fra clinici, ricercatori, programmatori, amministratori, utenti e loro famigliari, esperti in ambito tecnologico, giuridico e bioetico, esponenti del mondo della produzione.
L’utilità dei robot
Il documento dà una definizione di cosa si intenda per riabilitazione assistita da robot che “è da considerarsi parte dell’intervento riabilitativo che si prefigge di integrare i trattamenti riabilitativi standard mediante l’interazione tra professionista della riabilitazione, paziente e robot. Questi ultimi sono dotati di sistemi di controllo adattivi che permettono di individualizzare l’intervento riabilitativo a seconda delle necessità e abilità residue specifiche di ciascun paziente al fine di favorire il recupero sensorimotorio, cognitivo e comportamentale. I trattamenti riabilitativi assistiti da robot consentono di aumentare intensità e/o frequenza delle interazioni terapeutiche, di arricchire l’esperienza sensoriale e/o di facilitare l’esecuzione di azioni e interazioni ambientali”.
Obiettivo della riabilitazione è ridurre parzialmente o totalmente la disabilità dell’individuo promuovendo meccanismi di recupero delle funzioni lese o l’utilizzo di funzioni residue. L’intervento riabilitativo si traduce in un processo di educazione, ripristino delle funzionalità e soluzione dei problemi al fine di raggiungere il miglior livello di possibile salute, intesa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale”.
Le caratteristiche del sistema
Dal punto di vista tecnologico, per sistema robotico si intende un sistema complesso costituito da una parte meccanica, di attuazione, che determina la capacità di eseguire un’azione, la presenza di sensori in grado di acquisire dati sia sullo stato interno del sistema meccanico sia sullo stato dell’ambiente esterno (sensori esterocettivi, come sensori di forza) e un sistema di controllo che colleghi un’azione alla percezione e che possa comandare l’esecuzione di un’azione rispetto sia agli obiettivi fissati da una tecnica di pianificazione delle azioni, che ai limiti imposti dal robot e dall’ambiente.
Il documento prosegue con l’elenco dei differenti criteri di classificazione dei robot e mettendo in luce i risultati della revisione effettuata su numerosi studi sui dispositivi utilizzati per neuro-riabilitazione.
In questo modo vengono evidenziate le numerose criticità che comprendono per esempio la mancanza di dettagli sul trattamento assistito dal dispositivo robotico, il fatto che l’intervento terapeutico con i robot non è adatto alla malattia specifica o la mancata correlazione tra le caratteristiche dei dispositivi robotici e i contenuti della riabilitazione.